sabato, giugno 30, 2007

il maledetto clima

la temperatura del sangue scende e si stabilizza lentamente nel mio cervello. sento una leggera brezza sulla faccia mentre cammino. mi sembra persino di sentire il profumo della ragazza che è appena passata. sono leggero. sento le mani che mi formicolano dalle punte fino al palmo e un brivido caldo che mi corre fin su al torace. Non mangiavo da 48 ore. Finita una canna che ancora avevo in bocca qualche metro prima, sto camminando per L0. come faccio sempre, un'ora prima di andare a lavorare. Ma il digiuno mi ha reso etereo, adesso credo di essere uno spettro. faccio spesso incontri interessanti, quando sono così. Se sono gonfio adesso, guardo la gente con spregiudicatezza, guardo i singoli. mi sono scoperto a giocare coi loro occhi. Io ho gli occhiali scuri anche se è quasi sera. E il sole tramonta lontano. C'era una bella aria quella sera e io vagavo. Immaginavo i sogni delle persone, quella vecchia col vestito blu - somiglia a mia nonna che non ho mai conosciuto, nelle fotografie - i due bambini maschio e femmina che si stanno rincorrendo mi scheggiano vicino.

- Alberto!
é la bambina che chiama e lo insegue. Sono arrivato a questo punto 48 ore fa, quando ho preso la decisione di digiunare. Dopo aver considerato che le canne mi fanno molto più effetto se non mangio un cazzo. anche la vodka mi sale molto prima. 48 ore fa, di sera è successo che:
- anna ha chiamato dice che non torna da Bologna questa settimana perchè deve dare un esame
- io dico che non è un problema, dico stai tranquilla, anzi
- anna mi chiede perchè. mi chiede sospettosa se c'è qualcosa
- io sento il tono impaurito della sua voce, a centinaia di kilometri di distanza. sento lei e il suo respiro che vorrebbe essere qui vicino alla mia spalla e dico no, non c'è niente da preoccuparsi. così sprechiamo solo soldi al telefono
- anna non cede, anna è preoccupata ufficialmente
- tranquilla anna è tutto ok
- anna non mi crede. che cosa c'è insomma e per i tuoi?
- non è per i miei, la ragazza è intelligente, ho fatto un passo falso.
- la verità è che Anna mi conosce fin troppo bene. Ale cosa c'è? perchè stai male?
- troppo bene. e inizio a odiarla per questo. Non ho un cazzo anna, ora basta
- basta. anna improvvisamente non dice più niente.
Poi ha bofonchiato che ci saremmo visti tra due settimane. che avremmo visto. nulla più.

Mi sentivo da schifo, tra le cose che più odiavo di me era fare soffrire lei. O almeno credevo tanto in questa cosa. Ho deciso che non mangio, ma qualcosa devo pur fare, sono gonfio di hashish come una merda, l'indomani ho ferie, posso fare quello che voglio. Lore non c'è. Non c'è mai se sto di merda, lo presente e si allontana puntualmente. Esco voglio farmi una vodka. C'è un bar per vecchiacci sotto casa mia. Mi ci dirigo speranzoso. Entro con la faccia coperta e lo stile da tossico. il siparietto funziona: sarò la notizia della sera per i novantenni che scrutano tutta l'azione. Mi avvicino al banco.
- Desidera?
- vorrei una vodka grazie.
Il vecchietto che al banco è preso bene. Suscito la sua simpatia e mi tratta con un certo rispetto. Da giovane era sicuramente un mascalzone. Poi deve aver sposata la nonnetta che è seduta là sulla sedia vicino alla cassa. il vecchietto dicevo si mette a cercare la vodka. Fa disordine, ogni tanto mi guarda con un espressione preoccupata che indica la sua volontà di esaudire il mio desiderio alcolico anche per solidarietà intragenerazionale. io lo capisco, in fondo sono una persona molto disponibile.
- Mi spiace non abbiamo, sa cos'è? la clientela nostra. Noi, grappini, limoncini, vino si, bianco, rosso, amari
- ecco! mi dia un montenegro.
si è gasato. ha trovato una soluzione e la vita ritorna tranquilla. Prima che mi serva chiedo quant'è. mentre versa metto sul banco un pezzo da cinque. Fisso la sua camicia a quadratoni, il grembiule, un modo serio e antico di fare il proprio lavoro. Sono in un museo. Questa gente è già morta, in questo paese, in questa realtà. Caccio giù in un sorso.
- un altro.
Per certo, penso mentre torno a casa, questa settimana sono la loro attrazione. Meglio così. io non mangio, non mangio e dopo due ore di altre canne mi convinco definitivamente a non uscire e muoio sul letto. Per tutto il giorno dopo sto in casa. Dormo. Lore mangia e non racconta un cazzo. Sento ogni tanto che si lamenta, ma fa tutto in silenzio e a me non pesa.

Così siamo al giorno dopo, come al solito faccio il giro prima di attaccare. Sono in passeggiata e semplicemente galleggio nella folla che si sposta. Immagino di vedere tutto dall'alto con la camera che si avvicina progressivamente da un elicottero. Dall'alto sembra di vedere una vena piena di glubuli rossi che si muovono senza un chiaro senso. io sono in mezzo. Ho lo stomaco chiuso, mi chiedo se ho fame e so che è tutto ok. C'è ancora alberto che corre, roberta lo insegue e piange, dice che lui le ha rubato qualcosa. Ma il bamboccio non sa che frignare e scappare via. Sono caduto. ho scontrato contro qualcosa, sono caduto e ho picchiato una testata contro la panchina. Quando mi giro vedo che ho travolto una tipa in carrozzella. Sono un verme. le chiedo scusa. sono un verme e voglio bere una vodka. Una vodka. Faccio i convenevoli. lei dice che non si è fatta male, di stare tranquillo, ho colpito le gambe e lei lì non sente nulla. Nulla. Sono precipitato su una paralitica perchè sono gonfio come le pere di quella tipa. Faccio schifo. Lei è a posto ora, saluto e me ne vado.
- Comunque mi chiamo Isa.

La serata è spessa. Continuo a non mangiare. Da moderatamente ubriaco lavoro meglio. La gente vuole gente che sorride e io non ho niente da ridere. Sono paranoico. Qui tutti hanno voglia di scopare, ma c'è qualche problema nel fare intrecciare i fili. la gente parla di 
cazzate, diverge e beve. Lavoro duro, bisogna fare fronte a una media di 40 stronzi all'ora. lo so perchè una volta 
col capo abbiamo contato. 40 stronzi viziati che stanno godendo la serata libera. E' di nuovo sabato. La tipa con cui ho fatto settimana scorsa, mi sta fissando da quando è entrata. Non ci parlo. non ne ho voglia. Tutti e due sappiamo che è così. E lei ha ragione a pensare che io sono un verme.
Alle tre chiudiamo. Bevo mentre faccio cassa. Bevo mentre pulisco. Vado al cesso e sbocco alcol. Umbe mi sgrida ci vuole una scopata Ale, te sei teso.
Umbe è un idiota. Anche io penso che sia necessario scopare. E' più veloce bere. Fotto a Umbe una boccia di montenegro e vado alla spiaggia. Mi siedo vicino a un gruppo di tipi che sta suonando la chitarra. Faccio passare il montengro e catturo la loro attenzione.
- Ciao mi dice una
- Sono la ragazza di oggi
- Isa?
Si sorprese che ricordassi il nome. C'era luna e lo lessi nei suoi cocchi. Isa ha gli occhi nocciola scuro. Di notte sembrano neri. 
- Scusa. sai, ti manca qualcosa. al momento ero ubriaco e incapace di dire bugie
- Beh è vero. Ma Luca è molto gentile e mi fa da cavallo.

Luca è innamorato di lei. Ci guarda ogni tanto mentre parliamo, mentre lei mi racconta la sua vita, mi dice quanto erano felici al compleanno di Michele, quanto era sbronzo, come si riesce a sfondare un guardrail, ci guarda mentre lei mi parla di Michele che non c'è più come le sue gambe. Ride mentre parla. Non so se mi faccia più schifo lei o me. Mi alzo, mi spoglio mentre cammino verso il mare. Sto nuotando adesso, verso il largo. Ho la faccia legata sott'acqua. Mi sento leggero, il digiuno, la sbronza, la tuona, ogni mio arto è lieve, tutti i muscoli sono proiettati verso quel grande nero che vedo li sotto. Ma le braccia non rispondono più. Sembrano rallentare contro il mio volere, come si fosse rotta la cinghia di trasmissione. La temperatura del sangue va calando, sento freddo e poi non sento più niente

lunedì, giugno 25, 2007

era maggio

Era maggio, avevamo preso la casa in centro da qualche giorno, combattuto in spiaggia con lo stomaco fino alle cinque di mattina, la schiena, il collo a pezzi. Una luce strana, più viva che filtrava dalle tapparelle, uno strano odore di sale. Domenica. Mi rovesciai sul letto cercando qualcosa che mi dicesse l'ora. avevo una canna girata la sera prima e finita a metà che mi aspettava sul comodino. Un po' incerto sul da farsi l'accesi, un paio di tiri, la nicotina è in circolo, un accenno di vita nelle gambe, la voglia di alzarsi finalmente. Mi avvicinai lentamente alla finestra, tirando su tutto. Fuori c'era un sole splendido e l'aria tersa e abbronzata di quando c'è vento. Steso sul balcone a testa in giù c'era Lore. Nessuna traccia apparente di sbocco.
Dopo la doccia lo svegliai, mentre ne facevo su un'altra. Dopo questa avrei raggiunta la tranquillità necessaria a uscire di casa. Avevo bisogno di bere. Pensavo la vita andasse di merda, pensavo che bere faceva parte del total look della mia vita di merda. il cesso puzzava da schifo.
-dove cazzo vuoi andare a quest'ora?
-esco, aperitivo
-non mi fai fumare?
-lei viene con me
-vengo anch'io.
fuori dalla porta la passai. Dopo due minuti avevamo i piedi in acqua. La spiaggia era strapiena di gente. Gli stilosi erano provvisti di occhiali da sole di qualunque tipo. Lore si mette i suoi. Poi fa ampie volute di fumo in mezzo a tutti. Siamo la vecchia guardia di questo posto di merda. I vicini parlano dell'albergo dove lavora Sofia e ha lavorato per un certo tempo Anna, si lamentano del servizio della pulizia e dei soldi.
- ho rimediato un lavoro nell'albergo di cui stanno parlando. 
Mio cugino è capocuoco, così è più facile anche per
 l'affitto. Adesso vado a prendere gli accordi.
-non ho più voglia di lavorare. Quando c'hai parlato con tuo cugino?
-Ieri. prima del primo cuba. Tano ha un carico forte per venerdì questo cosa facciamo? mi ha chiesto di parlartene.
-quanto è?
-400 a testa.
-sei rincoglionito? poi che altri soldi abbiamo?
- Ascolta poi possiamo fare quello che vuoi, ma questa volta il giochino vale. 
C'è da divertirsi. C'era anche il fratello di Andre, lui ha provato.
 E' un vagone di merda per il cervello capisci?
- Ah allora è roba da bambocci di merda.
- no no è solo una cosa che non hai mai provato. 
Per un po' non se ne vedrà da queste parti. Fanno una festa dei 
riccacci su in collina. 
Una roba delirante, siamo invitati. il grosso è venuto per quello, per noi sono solo le briciole.

Una partita di oppio da mangiare. Una cosa bellissima e affascinante. La felicità chimica. La felicità naturale. Mi 
cacciai in mare e nuotai a lungo al largo. Nuotare rilassava. Tra poche ore lavoravo. Nuotavo per farmi passare la 
sbronza, gonfiore nel cervello e cose simili. Sull'asciugamano mi misi a fissare con una certa violenza una trentenne
poco distante. Ero molto caldo, ma scese quando vidi il bambino. Certe cose sono ancora un tabù, pensai e portai il cazzo altrove. Il vento comunque non calava, spazzava le strade neanche fossimo d'autunno, dappertut-to c'erano le foglie rinsecchite dei platani. I turisti non se ne accorgevano, non ci pensavano, a quanto fosse bello. 
Io pensavo a loro che non pensavano. Accompagnai Lore all'albergo, ci saremmo visti al bar in serata. Mi trovai 
di nuovo in spiaggia a camminare quando incontrai con lo sguardo Tano che veniva verso di me. 
-Mi accompagni a C. devo fare un giro, un lavoretto.
- e' per la storia che mi ha deto lore?
- in un certo senso, disse e sbuffò. Mi porse il pacchetto di Marlboro con una siga che spuntava. il pacchetto era 
mezzo vuoto, quando la presi vidi un pezzo di prizzo in fondo. La razione da viaggio. Ultimamente Tano non diprezzava più niente se gli capitava fumava l'ero e la chetamina. Qualche anno prima una sera che ci trovavamo insieme in baia, mentre suonavo aveva tirato fuori un quadernetto, un'agenda e si era messo a leggere ad una ragazza. Tano scriveva poesie. Le avevo trovate strane, simboli e frustrazione vivaci, ma cupi e rabbiosi, lui non le faceva leggere facilmente. Anche io scrivevo tanto prima dell'Egitto.
-Scrivi ancora Tano? gli chiesi mentre andavamo in macchina
-Che cosa?
- Poesie, testi non so.
-Ah quello. E' un pezzo che non scrivo più, no. Tirò fuori una piccola bustina di plastica dalla borsa e trafficò un po'. Poi passò nei sedili dietro. Tano era grande e grasso, aveva una tipa con cui si vedeva spesso per scopare. Ma a volte preferiva andare in discoteca ed aspettare. Si era fatto un certo nome e le ragazzine sapevano come si faceva ad avere una pastiglietta di mezza estate in un cesso. Lo conoscevo da quando eravamo piccoli. Intorno ai diciottanni c'eravamo un po' persi. Io iniziai a frequentare e venivo poco in paese. Un giorno lessi sul giornale che era all'ospedale per un pestaggio. Così lo andai a trovare. Lui si stupì perchè non era venuto nessuno. I tipi che lo avevano pestato erano creditori di suo padre a cui lui aveva avuto da dire. Mentre cammina per strada dopo aver salutato amici, lo fermano con la macchina e lo caricano su. Uno strappo a casa gli dicono. Poi una volta dentro lo stringono e cominciano a darci dentro. Arrivati davanti a casa sua lo lanciano dalla macchina in corsa. S'è rotto un braccio. Da allora riprese a salutarmi e a vedermi.

Eravamo da un po' davanti al negozio di antiquariato. Era un vicolo della strada centrale di C., la vetrina diceva in un angolo "si acquista oro". Dentro vidi Tano tirare fuori un fazzoletto ben ripiegato davanti ad un tizio sui sessanta, mezzo calvo con il pizzetto da fascista nostalgico, gli occhiali da vista scuriti. Dal fazzoletto fece sgusciare una medaglietta, una moneta disse Tano.
-un Napoleone, disse il tipo guardando da sopra gli occhiali. Il tipo non faceva domande, faceva affermazioni. Era il tono o lo sguardo a mettere inquietudine e a trasmettere schifo.
- Allora? dice Tano
Il tipo fa un cenno, borbotta, sembra si sia scazzato, non gli piace che il moccioso tossico gli metta fretta. Il tipo
 in questo momento è  il potere ed ha alzato lo sguardo per riconoscere nel buio del negozio la speranza negli occhi di Tano, la garanzia che tutto andrà come previsto.
- Come sta la mamma? dice e intanto apre la cassa ed estrae un biglietto verde, uno solo e lo mette sul banco. Attende qualche secondo, attende la mano di tano che si avvicina maledicendo ai soldi, li prende.
-Bene, bene non si preoccupi.
- In effetti è un po' che non mi viene a trovare. Eh Eh.
Usciamo. Bastardo puttaniere. Tano lo continua a ripetere. In macchina aggiunge la variante di strofinarsi i soldi nel palmo della mano. Martoria il biglietto. La cosa mi ha meso in uno stato di inquietudine, non riesco a fregarmene, ma devo lavorare. Glielo dico e appena torniamo a L. lo lascio in piazza, vado al bar.

Quella sera c'era gente. la prima infornata di soldi che camminano era arrivata senza problemi. Molti adolescenti. E' il meglio sono quelli che bevono di più e meglio. nel senso che bevono fino a svenire e non rompono i coglioni tardi con sciocchezze fuorimoda tipo ubriachi molesti. il peggio che fanno è dare fuoco ai bidoni. O farsi di speed sui cartoni della pizza davanti al locale. Come quei due stronzi.
- Ma che cazzo fate?
- Ehi amico, niente niente, rilassati.
- io mi rilasso il cazzo, se la piantate. Ma bestia, sono passati gli sbirri mezzora fa andate in spiaggia.
Ma a loro degli sbirri non gliene frega niente. Il tipo è figlio dell'avvocato Marti che ha l'appartamento sopra di noi e sta facendo una crociata per far chiudere prima i locali che disturbano la sua quiete vacanziera e il suo attico da miliardi. Rientro e mi metto a intortarmi una tipa giusto per farmi passare il nervoso. E' una collega con la sera di ferie. Alle tre non ho ancora afferrato bene come si chiama ma ho il suo numero, ho salvato vale sul cell. Ma dopo dieci minuti scopro che è inutile. Lei vuole proprio scopare adesso, anche se sono stanco, anche se lei è ubriaca marcia. Tutta la sera mi ha parlato del suo ex fidanzato. Di quanto assomiglio a lui. Andiamo in spiaggia. Sbrighiamo le formalità abbastanza velocemente, lei vuole un po' appartarsi. Io mi sento affezionato alle sue tette. Facciamo qualche passo con le mie mani nelle sue mutandine. Picchiamo sugli scogli dove facevo porcate da bambino. Ma mi prende male, allora la spoglio tutta, ci cacciamo in mare. Scopiamo attaccati agli scogli, scopiamo tanto e mi sembra di dimenticare un sacco di cose, tipo che ho una ragazza che si chiama Anna che tra qualche giorno torna da Bologna. Mi viene la rogna mentre scopo, perchè sto pensando a sta cosa, sto pensando che è colpa sua, di lei. Così pompo più forte. E non vengo. Mi finisce lei in qualche modo. Cesso di pensare, sono ancora lì con lei, che mi racconta di quanto era felice l'estate scorsa in vacanza con lui.
-Cercavi cosa questa sera? mi scappa di chiederle. Cercavi lui?
lei rimane zitta, dice, no no è che
- è che cercavi risposte dalla tua figa, non da me non da lui.
Quando sono ubriaco ho l'istinto di redimere il mondo e me. E sono sicuro di vederci meglio. Sono sicuro di vedere le persone come sono. E mi soffermo sui particolari. E infatti mentre torniamo indietro vedo il tipo della speed in una pozza di vomito alle pendici della spiaggia. Lo calpesto, lei manco la saluto, sono le cinque e vado a dormire.