venerdì, agosto 24, 2007

le puttane e la salaria

E invece è uno dei dischi più belli che io abbia ascoltato nella mia vita. Asciutto placido e terribile. I dischi belli te li ritrovi dento quando li ascolti la prima volta, come se li avessi già ascoltati prima, come un dejavouz, questo li rende veramente belli. Mi ha svegliato Nora con una carezza, mi ha portato il caffè. Capisco da come si muove che è un'operazione con cui non ha dimestichezza, che non fa mai. Mi devo ritenere fortunato. C'è qualcun altro nella stanza, lo stereo sta girando "nosferatu man".
- Chi cazzo ascolta gli Slint a quest'ora?
- Cosa?
- Gli slint, cazzo laura sono a casa tua lo saprai?
- ah, tu stai parlando della merda lagnosa che ha messo su mia sorella?
- esatto, merda lagnosa rende perfettamente.

Anche io sono una merda lagnosa. E' per questo che mi piace. E' inutile spiegarle che cos'è il post rock, anche se forse le farebbe bene, fa riflettere, è come la filosofia. A me per capirlo è servito un viaggio delirante a Roma.
in origine erano le 4 di notte. A me e a lore era venuto lo sbrano, una cosa chimica, che precede l'alba e richiede immediata soddisfazione. Era inverno e a quell'ora nulla ci poteva salvare. Dei nostri conoscenti avevano rapinato qualche settimana prima l'autogrill locale, che era chiuso di notte per conseguenza. L'idea venne a Lore. Partimmo alla volta dell'autogrill più vicino direttrice Livorno.

- fermati a questo
- no aspetta ci facciamo una canna
- ma sei imbecille?
- no ho voglia di una canna
- ma? e gli sbirri?
Eravamo maggiorenni da poco, eravamo abbastanza sprovveduti.
- Gli sbirri a quest'ora stanno a dormire, secondo te perchè gli incidenti mortali li fanno tutti a quest'ora?
- Perchè le persone normali sono stanche? risposi io senza troppa convinzione mentre lo vedevo con la mano che non guidava frugare dietro. L'oggetto del desiderio era un coppino per fare le miste in macchina. Un piccolo uovo di ceramica disegnato di rosso con una stella gialla in primo piano. Quando lo vidi attaccare a fare la sgazza, gli presi la roba di mano e ci pensai io. Con un po' di fortuna, pensavo saremmo arrivati a casa per le 6 i miei non avrebbero rotto i coglioni.

- metti un po' di musica, ci sono le cassette che mi ha passato Simo lì, guarda bene
- ok, stones, velvet, bello lou reed, mettiamo berlin?
- no metti qualcosa che non conosciamo
- red house painters?
- cos'è?
Si chiama "down colorful hill", la copertina è una foto in bianco e nero, in virate seppia. C'è un letto fatto, sembra antico, con una copriletto di pizzo bianco sopra, o così sembrerebbe. Sopra il guanciale del letto c'è un vaso pieno di fiori secchi. Ma l'immagine e la luce sono centrati sul letto e i bordi restano così sfumati. anche i fiori. leggo la scaletta, il primo pezzo si chiama 24. Come 24 ore, un titolone da crisi esistenziale.

lo abbiamo sentito tutto, in silenzio, le pause tra una canna e l'altra non duravano più di un quarto d'ora. All'altezza di Pisa entrammo nel primo autogrill, scopriamo che il caffè è gratis e prendiamo anche quello.
La luce al neon del cesso, e più precisamente il suo riflesso dentro lo sportellino della macchina che distribuiva i gondoni, fu una visione un lampo. Improvvisamente capii il significato dell'album che avevo appena sentito. parlava di morti che camminano. come in the others, si rifiutano di essere finiti, si illudono che non sia così. un posto abitato da morti non può che trasmettere decadenza, come un cimitero, come la copertina dell'album come il mio paese.

- Adesso ci fermiamo, sai dove siamo?
- dlle parti orte, ho visto prima il cartello
- guarda
Sopra le colline che circondavano l'autosole cominciavano a schiarirsi delle nuvole sparse e qualche pezzo di cielo.
- sono le 6
- quanto ci mettiamo ad andare a Roma? dissi
- Ci sono mometni Ale in cui ci si deve solo buttare senza dare peso alle cose, tuffarsi e basta. No, non mi fermo.

Parcheggiamo al Verano, in un mattino placido e pieno di polizia. Camminavamo per la città sbandando, non avendo dormito, fermandoci a ogni bar che ci ispirasse qualche sensazione. Eravamo seduti in cima a trinità dei monti quando passò nei pressi una manifestazione dei centri sociali. Eravamo allora ubriachi da ore, la visione degli sbirri a fine corteo ci diede la giusta motivazione a fuggire. Ci unimmo ai ragazzi. Non ricordo come finimmo dalle parti della Magliana, Lore era gasato, da poco aveva visto Romanzo criminale.
Nel centro sociale potemmo dormire un paio di ore, svaccati sopra dei materassini da palestra. Qualche curioso poi ci venne a svegliare, eravamo orribili. Finii a parlare con un tipo calvo che suonava in modo eccezionale la chitarra, l'unico io credo, in vita mia, che abbia sentito suonare dei pezi di Nick Drake. Parlammo di musica. Gli parlai del disco dei redhousepainters, lui avrà avuto trentanni.
- e' una questione di intervalli, mi diceva, certe linee melodiche trasmettono tristezza, altre serenità. Altre sesso, gioia. Il postrock, questa musica che sta nascendo ora, gioca su note sospese che non sanno assolutamente dove andare, questo genera invece che inquietudine una sorta di melanconia, specie se mischiate ad armonie più nitide e diverse.
- un po' come perdere la memoria, dissi io
- no non proprio, la matrice è comunque triste. Se perdi la memoria, mi diceva il pelatone, o se tu nascessi di nuovo saresti comunque condizionato dalla direzione di ciò che scorre intorno a te. Non sarebbe come una assenza di punti cardinali, come se dovessi partire da zero e ricostruire tutto. Piuttosto è come se ti li avessero fatti vedere e liavessero eliminati subito dopo. in un certo senso il postrock canta la nostalgia di una direzione.
Pensai che avesse fumato troppe canne. E in effeti continuava a montarne a ritmi industriali. Non ci passò per l'anticamera del cervello di far sapere qualcosa a casa, non ce ne preoccupammo, ma senza indugia e soprattutto dormire uscimmo dallo scantinato dove eravamo per ritrovare la macchina e tornare a casa. Lore aveva fumato oppio. Prima di partire la donna del pelatone (credo) mi raggiunse poco fuori dalla porta. Mi diede in mano questo disco con quattro tipi in acqua, uno più sfigato dell'altro. Sulla plastica il tipo aveva scritto con un pennarello indelebile: "THE YOUTH, THEY DREAM SUICIDE"
Guidai io all'inizio. lore faceva le sgazze, quando aveva la mista o girava si metteva fuoridal finestrino a far vedere che faceva alle macchine che passavano di fianco.
- Sai? hanno arrestato di nuovo quell'attrice americana, quella figa, quella che sembra una bambina
- per cosa?
- ubriaca al volante
- si può morire ubriachi al volante maledetta ragazzina
- si ma io la scoperei anche morta
- morta, morta?
- le scoperai il cranio putrefatto dalla parte degli occhi, hai capito?
Allora tirai fuori il disco dei redhousepainters e misi quello degli slint, il nostro premio per essere giunti fino a Roma. E alla traccia numero 4 imparai, percepii, ebbi l'immagine fisica del postrock, quando attacca la distorsione, io iniziai ad accelerare, rischio guardrail. Io pensavo se queste cose non le fai adesso quando le devi fare. Non ho mai voluto diventare come mio padre, essere in qualcosa simile a tvilvenerdìseraunascop ataalmeselitrodivinoapranzoubria caturacoiparentiubriacatur asenzaiparentieinultimaanalisilapossibilitàcon cretadifottertiunaputtanacheabbialetàdituafiglia. Mai desiderato. A tratti a volte forse era quello che Anna voleva, o quello che volevo io con lei. Perdemmo uno specchietto al casello di Lucca. Beccammo anche diverse pantere degli sbirri, innocue. Nel giro di poche ore cominciammo a suonare a caso a qualunque cosa si muovesse sul nostro tragitto. Fu un miracolo che non ci fermò nessuno. Lo fu anche finire l'avventura sufficentemente vivi.

Non so se rende la cosa, ma quella sera raccontai più o meno così le cose a Laura e Nora. Eravamo in spiaggia, con la chitarra, una scena molto borghese. Nora era bella, non so esattamente cosa trovasse interessante in quello che dicevo, ma stava a sentire attenta.
Laura no, smebrava che non le fregasse proprio un bel cazzo.

domenica, agosto 19, 2007

assunzione

Feci una doccia al risveglio. Sotto la doccia penso meglio, risolvo i problemi, sarà per questo che non ci resto mai per più di cinque minuti. Non sono capace a godermeli. Una volta Nora mi ha detto
- Tu non sei capace a goderti i momenti, a essere felice. Tu pensi sempre a dopo e fai anche lo strafattone suicida. Cioè, se ti vuoi suicidare perchè ti fai ossessionare dal domani quando sei felice. non ha senso.
Già. In realtà una volta dopo averlo fatto con lei avevo veramente pensato di ammazzarmi come un cane lì per lì. Ma questo è una cosa che succede tra un po' e la racconterò dopo.

Comunque nella doccia in questione non riuscìa decidere proprio nulla. Stavo ancora masticando la barretta di cioccolato che avevo trovato sul letto. lei non c'era. A dire il vero credevo proprio che non fosse in casa. il che era normale perchè non era casa sua.
C'era lore in cucina, stava mangiando un intera confezione del cioccolato di Laura.
- Ha detto di salutarti.
Lore attacca poi a parlarmi di due tipe che si sta praticando comtemporaneamente da una settimana. E' sempre molto ricco di particolari e la cosa in fondo è divertente. lo interrompo solo per dargli le ultime novità sul vecchio. Ieri sera con Laura presente non ne avevamo parlato. Lore scopa con tipe che se ne fregano. E' una roba tra animali. Lui è sempre così. Poi si prende delle piombe colossali per tipe diverse da questi canoni che puntualmente non lo cagano di striscio, le tipe in questione infatti adorano merde stilose abbondanti di sicurezze. Lore è una persona tutto sommato serena, ma a poche certezze, altrrimenti non non gli vorrei così bene. A un certo punto della conversazione mi stupisce. mi guarda e mi chiede
- e tu Ale, come cazzo stai?
- bene
- ti piace laura?
- è molto bella
- dimmelo se ti piace perchè se no io me la scopo.
- no, tranquillo, se riesce fai quello che vuoi.
- ti vedo giù. hai sentito Anna?
- no è un botto che non la chiamo.
- perchè? voglio dire, non hai un cazzo da perderci mi pare.

Lui si preoccupa sinceramente delle cose. Poi si fa una canna e non ci pensa più. E' come se si lavasse, ritorna sereno e si mette a fare quello che deve. vado a lavorare non sento nessuno. Al bar stasera c'è anche maria, le chiedo di Tano.
- Boh mi ci son vista quella sera lì, abbiamo fatto ma non gli ho neanche lasciato il numero.
Poi mi chiede del vecchio, anche lei sa solo quello che scrive il giornale. Poca roba, le dico quello che so io. Scherziamo un po'. Maria la conoscevo da prima, poi l'avevo persa di vista per un po'. E' più piccola di me, ma iniziò a frequentare John proprio nel periodo ihn cui mi distaccavo da loro. Dopo il funerale di Giacomo tutto era finto e abbastanza stucchevole. Non che fossimo particolarmente legati, ma ad alcun di noi fece pensare un sacco. ne parliamo un po' anche stasera di quella storia, così tanto per fare una seduta spiritica. Un po' di emozione. Lei mi piace, ci scoperò prima o poi, lo so. Forse anche stasera. umbe ha messo il primo disco dei velvet stasera. Nico canta All tomorrow's parties.
- E' bello questo tatuaggio
ha scritto il suo nome sul collo appena sotto l'orecchio, è scritto a caratteri tipo art nouveau, è piccolo e molto bello.
- Ne ho un altro
- dove?
- sul culo
- vediamolo
- no è proprio sulla chiappetta.
Il termine chiappetta è molto adatto. Maria ha il culo piccolo e sodo. Credo che la scoperò.
- dov'è il problema?
- ho capito, andiamo un secondo a prendere le heineken in magazzino.

Andiamo e mi fa vedere il tatuaggio. Non siamo abbastanza ubriachi per limonare, ma le mani sul culo ci finiscono. Anche sulle tette. Mi sono prenotato la serata. Quando sono rientrato dal magazzino Laura mi investe letteralmente.
- Cosa facevi nel magazzino porco?
inizia a far una finta scenata di gelosia molto convinta, nella quale continua a strusciarsi. Maria è evidentemente stordita dalla cosa e si allontana. Quando è via Laura mi si toglie di dosso dietro di lei, in disparte con uno sguardo buffo in posizione rannicchiata, gli occhi grandi di Nora che si specchiano nei miei. Ha gli occhi verdi? non è molto importante. Laura mi sta analizzando, il gioco è divertente ma lo sospendo subito, mi rifugio nel lavoro, dico alle ragazze se mi fanno compagnia dopo, addio maria, sarà per un'altra volta.

- Te lo richiedo un'altra volta, ti piace Laura?
- ho detto di no Lore fai quel che cazzo vuoi, mi sta simpatica siamo, amici
una ragazza al banco che sta ascoltando dice
- non si può essere amici tra maschio e femmina
- molto banale, dico, c'è altro?
- sarà banale ma è la verità Ale, la ragazza ha ragione, in silenzio a me, ed è pure figa.
- e si, continua lei, io ho molti amici maschi, ma so perfettamente che mi scoperebbero appena io volessi.
Ora sorseggia maliziosamente il suo sexonthebeach. Sono tutte molto uguali fra loro, troppo. Hanno imparato a imitare l'ansia del riflettore. Questa ad esempio me la scoperei sicuramente, peccato sia stupida, io funziono bene solo sulla conversazione. E stasera non ho voglia di insegnare.
- Posso diventare tuo amico? mi chiamo Lorenzo
- lorenzo lorenzo, lamas?
La tipa ha trentanni, guardava orrendi telefilm durante la sua triste adolescenza volgare. Non penso altro e mi scende. bevo una vodka di straforo, un brindisi con umbe. Secondo brindisi si aggiunge lore e la tipa che dice di chiamarsi katia. Pure Maria. Clima di festa. Faccio un occhiolino a Laura nel prossimo ci sarà anche lei.
- Ascoltami Ale, io vado a casa, fuori il cielo è bello, ci sono le stelle e io dico che starai fuori fino alle 4.
- ok bastardello dei miei coglioni
- se ci sono problemi ti chiamo
- se vengo io mi occupo di tagliarle la gola e il naso
- mi faccio quel che resta della valigetta
- non c'è problema mi troverò da fare.
- le bambine sono calde?
- non lo so.
Dopo il successivo cicchetto la situazione è precipitata tragicamente. Fuori è scoppiato un temporale improvviso e io non so neanche da dove siano uscite le nuvole. Lore aveva detto che il tempo era buono. Ora è pieno di gente. Mi sbatto un sacco. Se non sudassi come una bestia non ci sarebbe nessuna possibilità di farmi scendere la tuona. E' eccitante vorrei fare una grande orgia con tutti i presenti.
- hei ale
è tano, mi stringe, nelle tasche dei pantaloni mi rimangono come due sassolini.
- tano è sempre un piacere avere a che fare con la tua faccia di merda
- non dire così, fratello io sono in pace e col favore del karma
- sai cos'è il karma tano?
- cos'è il karma dipende da cosa vuoi?
- tano tu non sai cos'è il karma e basta perchè sei ignorante.
- forse ma so qual'è il principio attivo delle cosine che c'hai in tasca
rifletto.
- quanto costa?
- paghi solo la seconda. 60 euro
- chi ti dice che voglio comprare la seconda
- me lo dice la parola morfina cristo. non fare il becchino, sono ubriaco anch'io e non è aria di tirarsela Ale.
non finisce la frase ho già le mani nel portafoglio. me lo porto un secondo verso il cesso. La radio suona lo swing bastardo di syd barrett. Sono commosso. Mi balena una domanda.
- Tano dove hai preso la ?
tano se ne sta già andando, si ferma sulla porta e mi dice
- sul lavoro come te.

Quando l'orologio della piazza batte il rintocco dell'una, vado al cesso. Sono pastiglie, meno male, ma devono bucare lo stomaco, infatti ho mangiato un toast, cosa che non faccio mai. Maria era in cucina e messaggiava, gli ho rotto i coglioni, mi sa tanto che dopo si rivede con Tano, pace. per un'altra volta mi dico. forse.
Ma comunque al cesso me ne caccio in gola mezza. Ho la mentalità dell'esploratore con le robe sintetiche. Ho l'orrore della roba ma ho già avuto a che fare con l'oppio. mi sento perso, penso che non ho proprio nulla da perdere, l'idea mi piace. Io non amo nessuno.

Non amo nessuno, non ricordo quanti minuti ci ha messo a salire. Ho smesso di avere dolori improvvisamente.
- un vodkatini per il 2
Dio ha smesso di abbaiarmi nelle orecchie mi concentro sulle cose, ho una nausea fastidiossa. E' fatta.
- Cos'hai?
- Nulla Laura.
- Sei ubriaco, sembri molto ubriaco. Me lo dice ridendo ma mi sta analizzando.
- no tranquilla sto per chiudere
- dopo facciamo un giro allora? ci porti in giro?
- quello che vuoi Laura
- Mi ha detto Isa di salutarti
- Isa?

Quando è finita, come metto fuori piede dal locale sbocco sul marciapiede. Sono allegro. Laura dice che andiamo a dormire a casa sua. Sento il profumo di Nora addosso oltre al suo, mi stanno portando via. Ho offerto parecchio stasera. A volte se offri, se fai delle cose per la gente, vieni ripagato. E questo badate non ha senso.
A un certo punto mi trovo in una semi penombra. ho la bocca sporca di zucchero e non so esattemente perchè. devo aver dormito, ho gli occhi appiccicati. Si fottano tutti, l'altra mezza nella mia mano e una dolce speranza. Ci sono dei dischi nella libreria.
- chi cazzo ascolta gli slint?
non ho risposta. E' il retro di Spiderland, dalla copertina non gli daresti uno sputo, non sembra valere nulla. The washer, le ragazze di la stanno discutendo o ridendo non so. Mi rannicchio per terra dove mi trovo, non importa se puzzo.

Goodnight my love.

venerdì, agosto 17, 2007

il cielo stellato

Il giorno dopo in ospedale venne a prendermi Tano verso mezzogiorno. L'avevo chiamato appena sveglio, ma non aveva risposto, poi con un messaggio mi annunciò che il taxi era in arrivo. Vicino al letto sul comodino avevo trovato una barretta intera di cioccolato della stessa maca adorata da Laura. pensai che era impossibile che fosse venuta fino a lì.

- ho trovato un nuovo lavoretto sai? mi disse Tano mentre tornavamo a L.
- cameriere?
- in un certo senso. Lavorerò alla clinica Monteverde.
- vecchi?
- si e non solo. malati terminali di cancro, alzheimer, parkinson
- okok capito. ma scusa come hai fatto?
- il partito. Mio zio faceva l'assessore ricordi?
- si, cos'era ai lavori pubblici?
- esatto. Praticamente sta sul cazzo a Boldrini che non lo ha voluto in giunta e così gli hanno trovato un posto di rincalzo, dato che la clinica è per metà finanziata dal comune, lo hanno fatto direttore.
Boldrini era il nuovo sindaco. Il partito si era trasformato in una specie di supermercato dei posti di lavoro, questo aveva creato grosse fratture interne che in occasione dell'elezioni erano state obbligatoriamente ricomposte. Dal cilindro era uscita una donna, pulita, che si era ritirata poco prima delle elezioni. Per il rotto della cuffia era così balenato Boldrini, il capo della fazione più affarista in assoluto. Faceva l'assicuratore, in una ditta controllata dal partito.
- e tu?
- Eh mio zio dice che gliela vuol far cagare, che lui si è sempre comportato onestamente e che invece gli altri si sono sempre fatti i cazzi loro. E adesso comincia pure lui. i miei cugini sono stati messi a capo della mensa.
- uau, poveri vecchi.
- Già. Hai letto il giornale?
- parla del vecchio?
- Si, ma non dice le cose più interessanti. Era all'ospedale sai? un paio di piani sopra di te. E' ancora in coma farmacologico, sono andato a trovarlo, ma la cosa interessante è che era piantonato.
- Cioè?
- Aveva un amico sbirro davanti alla porta.
- Sarà stato per paura di nuovi tentativi, no?
- No. Quando lo hanno trovato, gli hanno tirat fuori il portafoglio per le generalità. Dentro ci hanno trovato un paio di foto osé. Protagonista bambina di 6 anni.
- Cosa?
- Bambina di sei anni con figa aperta in primo piano.
- Come cazzo fai a sapere queste cose?
Mi raccontò che aveva fatto fumare una canna allo sbirro, che era un cugino di Matte. un fascio di quelli finti, quelli che si fanno le canne e parlano male della chiesa. Un anarcofascio insomma. La cosa veramente strana era che Tano non fosse assolutamente tagliato per un lavoro che prevedesse aiutare gli altri, tantomeno i vecchi. Quando eravamo piccoli, le prime scappate col motorino le facevamo urlando bestemmie ai vecchi che camminavano per strade. Quasi ci ammazzavamo una volta ridendo come deficenti, dopo una di ste cose.

La verità è che vivevamo ai margini degli altri, di tutte quelle belle intenzioni vestite di niente. Mi accorsi in quel periodo di quanto la normalità sia data dal rapporto che uno ha con la televisione. al bar sentivo spesso le conversazioni della gente e gira che ti rigira quello che succedeva nel mondo dei sogni era l'argomento di riferimento, più o meno sempre. il mezzo il tramite, il terreno comune per chiunque. NOi la tele praticamente non la guardavamo più. Quando succedeva era a ore inaudite della notte, con la nostalgia delle voci da bar per addormentarci. D'inverno a Milano, o gli anni prima qui, uscivamo non tanto con l'idea di beccare della figa, che quello non succede mai a comando, era per incontrare qualcuno, sentire gli uomini. Era quella la notte per noi.

Il nostro mondo era dominato in effetti dal bisogno di distaccarci dalla realtà che avevamo con cadenze regolari. Qualcuno potrebbe dire droga. Nel nostro caso era prevalentemente hashish, ma non disdegnavamo episodiche frequentazioni di altro genere, non eravamo dei fedeli delle canne. Nel nostro mondo a volte era capitato di sniffare colla, aquaragia, butano e per finire il gas da fornello. Ricordo come fosse ora quando Lore era arrivato un giorno felice come una pasqua. Sua madre era andata dallo psichiatra per una depressione da menopausa, quello gli aveva prescritto dello xanax e del lexotan. La madre di Lore aveva chiesto a Lore di andare a prendere le medicine. Lui aveva fatto il giro delle farmacie con le ricette e aveva tirato su sei o sette boccette. Era un periodo di magra per il prizzo e così ci eravamo rimediati una piomba colossale da psicofarmaci. Meno male, il giorno dopo ero talmente messo male che neanche mi accorsi che stavo dando un esame.

Passai il resto della giornata a dormire in spiaggia prima di lavorare. Evitando accuratamente di sentire nessuno. Il fatto che la faccenda del vecchio si complicasse negativamente per lui mi aveva rasserenat un minimo. L'unico problema stava oramai nell'essere pentito di non aver finito il lavoro con lui. In egitto avevo conosciuto un paio di ceffi che avevano ammazzato anche più di un uomo. E anche il guardiano dell'albergo al porto era stato nell'esercito, la sera parlavamo molto. uccidere un uomo è una cosa qualunque, può essere un casino se conoscevi il tizio. Ed è anche piuttosto semplice.
Qui non muore mai nessuno per assassinio. Qualche pazzo ogni tanto, ma saranno decenni che gli sbirri si occupano solo di furti e droga.

A lavoro venne a trovarmi Laura. parlammo a lungo per tutta la serata nelle brevi pause, è ovvio, del suo perpetuo show da puttana. A tratti era anche capace di essere seria. Finita la cassa, mi aveva aspettato, andammo a salutare Lore in Albergo, dove faceva il turno di notte. Lui ci fece entrare e ci portò su nel solarium. Avevo delle canne ed era la situazione ottimale per guardare le stelle. Mentre eravamo lì a parlare e guardavo gli occhi di Laura mi chiesi se ci dovessi provare. Mi sentivo libero, del resto veramente non mi fregava un cazzo, lo sentivo e senza stupore.
- cosa ti ha detto Isa?
- di cosa?
- di me.
- Beh che le stai molto simpatico, secondo lei sei un bel tipo, tutto qui. Le avevo già parlato di te a Milano.
- perchè?
- perchè stai simpatico pure a me.
- ma del fatto di "stallone" non ti ha detto nulla?
- oh dio mio. hai paura di avercelo piccolo? stai tranquillo, di quello, non ha raccontato nulla. mi ha detto che una sera voleva "punire" Luca che l'aveva trattata male e così si è presa un regalo, come fare shopping no?
Rimasi un secondo immobile. non sempre ho battute pronte o cose così. Mi stupisco facilmente, è uno dei motivi per cui sono spesso depresso.
- hei? cos'è la prima volta che hai fatto da uomo vibratore?
- magari è la prima volta che non ne ero consapevole
- fiko, ci sei rimasto male?
mi guardò intensamente, tutto il tempo era rimasta a fissare le stelle, solo ora si girava per leggere nella mia faccia la risposta prima di ascoltare ciò che avrei detto.
- no.
lei sorrise
- no e anzi il giorno dopo pensavo al casino che avevo combinato da ubriaco.
- Questo lo dice anche lei. Anche lei dice che ti ha fatto ubriacare e poi ha usato la sua solita tecnica.
- cioè?
- Far portare a casa la povera handicappata, fino al letto, posa accattivante/abbandonata ed è fatta - fa il broncio per qualche secondo - si è fatta anche uno con cui mi vedevo io in questa maniera.
- E tu?
- A me non me ne fregava un cazzo del tipo. E' chiaro. A me dei tipi non mi frega mai un cazzo di solito.
- Ma scusa non ti sei mai innamorata?
- Innamorata? - dice lei bambina - che cosa vuol dire?
- Boh una storia importante
- ah dici una roba che duri più di un mese?
- si e fedeltà e abitudine
- tutte due cose non particolarmente allegre.
- e allora?
- a volte è capitato ma mi annoiavo quasi subito - e adesso mi chiede una sigaretta, accavalla le gambe.
- domani arriva la mia piccina
- chi?
- Nora! a te piace Nora stallone?
- e' molto bella, ma non le ho mai parlato.
- a cosa serve parlare per fare cose?
- in che senso?
- nel senso che non ha alcuna utilità colloquiare di cose futili con una persona con cui vuoi scopare. Parli con i tuoi amici, con la mamma, ma non con chi ti vuoi scopare.

Ci pensai un po', pensai alle mie vicende, non mi scioccava quel che diceva, era il come, era il chi. La notte si fece sempre più lunga e le stelle sempre più lontane. Lore tornò e ci disse che dovevamo andarcene per non fargli avere dei casini. laura venne a dormire a casa nostra.
- ti scazza se rimango in mutande?
- a te ti scazza se ci resto io?

Io non ne avevo voglia, non so, c'era qualcosa di diverso. le luci si spensero, ma non c'era altro sul letto che due piccoli esseri umani.
- sai una volta sola.
- cosa?
- una volta mi sono innamorata.
- e?
- e non gliel'ho mai detto. ma non importa, non era una cosa che veramente volevo, forse era solo perchè lui con me non ci aveva mai provato.
- perchè me lo hai detto? ora dico
- perchè mi fido di te.
Non disse più nulla. Si addormentò e mi misi a guardare la bellissima ragazza a fianco a me che sembrava una rosa poggiata sulle lenzuola.

domenica, agosto 12, 2007

la nascita di un arcipelago

Dopo, quando finì tutto, proprio tutto, lore attaccò a fare una canna. maria si è messa a limonare con Tano, con una certa violenza. Quando se ne andarono dalla porta non era difficile immaginare cosa avrebbero fatto. Ciò che va fatto. La canna fu una bastonata alle spalle, funzionò nel distogliere i pensieri più fastidiosi. Tipo il vecchio che abbiamo quasi ammazzato. Fame.

Il panificio Rossi d'estate apriva praticamente alle due di notte e andavano avanti fino a mezzogiorno. Per gli alcolizzati, gli impasticcati, i fumati del paese era il punto di riferimento della notte. la conclusione della battaglia, il meritato riposo, quasi meglio del pompino rapinato in discoteca. D'inverno invece andavamo all'autogrill, passando da un buco della griglia dell'autostrada. Era illegale a quanto pare. Ma quelli dell'autogrill facevano periodicamente l'erba nel sentiero dove si passava, per cortesia ai clienti.

Una delle cose che più ricordo di quell'estate è proprio il profumo del panificio. Un'accozzaglia di odori divergenti e ben intrecciati. Tutte le volte che la sentivo incominciavo a star meglio. Entrammo dentro il panificio.
- Focaccia?
-NO torna dopo
il tipo è scurito e c'ha le palle schiacciate a star lavorare lì a quest'ora. Non capisce la mia necessità di focaccia e questo è un male. Lore è nervoso, Maria prima di andare con Tano si è strusciata anche con lui. Ma nulla di fatto. Questo genere di cose lo fa proprio incazzare. Il tipo ha la maglia bianca da panettiere, sporca e oleata, perchè mette lo strutto nella focaccia, che è per quello che è così buona. ma lo strutto sulla maglia misto al sudore fa proprio schifo. lui dovrebbe capire questo. che io ho accetto di mangiare una qualunque roba fatta da lui, in nome della mia fame.
- Qualunque cosa, quello che hai pronto.
- Non ho pronto niente, cazzo.
Cazzo. il tipo fa il duro. non c'è tensione ancora ma arriverà. La bamba si ripiglia facilmente l'up, comincio a fremere, il tipo ha un coltello in mano che usa per schiantare in tanti pezzettoni il grosso sfilatino che ha davanti. usciamo. Stiamo fermi davanti alla porta, tanto vale aspettare qui, siamo a piedi e il tempo si sta anche mettendo male. un temporale estivo di quelli che rovinano le serate se sei a scopare in spiaggia, o a drogarti all'aperto, insomma se sei a divertirti. Ci guardiamo in giro e andiamo in trance. E' uno scazzo l'attesa, io non ho smesso di fremere e Lore è nervoso, il che innervosisce me.

Mi volsi improvvisamente appena mi arrivò quella paccata sul collo. la vista laterale, la coda dell'occhio mi fece vedere Lore con la stessa espressione che credevo di avere. Dopo sulla schiena senti un corpo che si appoggiava e quel classico gonfiore morbido, le tette.
- Ciao Renzo ciao Stallone
- Laura?
- Si non te l'avevo detto l'ho vista stasera con sua sorella
- sua sorella? Nora?
- no non Nora, disse laura, lei è solo la mia piccina.
- sua sorella è Isa
- Isa? mi chiese guardandomi abbozzando un gesto della mano inequivocabile
- si, disse Laura poi assunse una posa risentita tra il tragico e l'altezzoso, comunque, scandì, se ti interessa tanto, la mia Noretta viene tra un paio di giorni.
- Avete intenzione di fare le stesse cose che fate a Milano? chiesi ridendo, chiesi la cosa più stupida. Lei mi fissò negli occhi.
- Zitto tu. Pervertito.
Non smise per tutta la sera di alludere in toni più o meno scherzosi alla mia notte con isa. Io non dovevo spiegare niente, questo è chiaro e non lo feci.
- Cosa ci fate qui a quest'ora, brutti ceffi? cambiava posa ogni cinque secondi adesso era un commissario della polizia.
- E tu bella signorina?
- Già, aggiunsi, non hai paura? ci sono molti brutti ceffi a quest'ora in giro.
- ma và! che siamo nel paesino dei puffi!
- Già.
in effetti salvo rare eccezioni si poteva dire che eravamo in un paesino di puffi, almeno per chi veniva in villeggiatura. non si chiedevano mai chi erano quei buffi soggetti che vendevano le pasticche, l'hashish o la coca qui. forse credevano venissero da Milano insieme a loro, la droga in vacanza.
- Volevamo prendere un po' di focaccia ma quella faccia di merda vuole farci aspettare.
- Uh, siete proprio dei bambini piccini.
Non ci pensò un istante, entrò dentro e si diresse dal tipo.
- Scushi buonuomo, gli disse facendo la voce da bambina, avrebbe un po' di cibo per me che sono una povera orfanella? perfavore?
il buonuomo rimase interdetto. Abbigliamento di laura: ballerine rosa confetto ai piedi, gonnellina svolazzante non più lunga di trenta centimentri, tanga nero, corpetto rosa pallido, semirigido come a fascia, apparente assenza di reggiseno. Era particolarmente bella e il suo viso non sembrava per nulla accorgersi che era quasi l'alba.
Quel babbeo gli diede due grossi pezzi di focaccia.
- Gracie signole!
Gli diede un bacino poi corse fuori. Per dargli il bacino gli era praticamente zompata addosso. Tornammo a casa, Laura e il cibo vennero con noi.
Si fecero le sei sul divano. Avevamo parlato delle nostre squallide vite, di tutte e tre. Per parlare con lei dovevamo sforzarci di spostarci dai nostri consolidati schemi di disprezzo per tutto. Alla fine ci aveva salvato dalla fame chimica e glielo dovevamo. poi era bella. La bellezza ci riposava, a tratti uno dei due si assopiva poi si ripigliava, parlavamo sempre. Lore raccontò una versione della sua triste storia d'amore, con particolari inediti e questo mi stupì.

Mi svegliai nel mio letto e non ricordavo come c'ero andato. Erano le 4 e mezza del pomeriggio. Avevo un pezzetto di cioccolato posato sulla pancia. Mi alzai, la trovai in cucina che stava sgranocchiando la terza barretta di fondente, stando alle cartacce.
- ti verranno i brufoli
Lei mi guarda con dubbio, poi postura fiera.
- può essere, si.
- Lore?
- Sta ancora dormendo. In questa casa manca una playstation. Stavo cominciando ad annoiarmi.
Mi accesi una sigaretta e aprì la finestra. il sole spaccava e mi diede fastidio agli occhi.
- Perchè non sei andata al mare?
- mah così, in fondo mi state simpatici. prima sono uscita a fare la spesa.
indicò un sacchetto di plastica da dove spuntavano altre due barrette di cioccolato. Dei deodoranti e un flacone di shampoo.
- Ho fatto la doccia anche. l'altro shampoo è di là. Dove stai andando?
Avevo già aperto la porta di casa.
- Via
- Vengo anch'io
- No
Venne lo stesso. Facemmo la strada solita vicino al mare. La gente ci guardava stranita. Lei non si era cambiata dalla notte prima e ora il suo abito appariva proprio una provocazione. Un'edicola dall'altra parte della strada. Girai improvvisamente, lei se ne accorse tardi e infatti mi si lanciò all'inseguimento e poi come fosse una corsa mi sorpassò in mezzo. Arriva una macchina che lei non ha visto. Silenzio. Per un pò ho sentito questo. Poi
- ..mi ha buttata verso il marciapiede, la macchina ha preso lui, ma l'ambulanza?
- Ale?
Troppa gente addosso. Facevo un po' fatica a respirare.
- Ale?
- Alessio? sentì la sua mano calda sulla fronte. Laura, ricordai.
- Che cazzo c'è?
- E' cosciente meno male! Enrico! Sta bene! Hai capito Enrico?
Enrico avrà avuto quasi cinquantanni stava tutto seduto rannicchiato sul muretto girato verso di me ora.
- Stia giù stia giù che arriva l'ambulanza.
- col cazzo che torno in ospedale. Cazzo ci sono stato al massimo tre giorni fa.
- non si ricorda le cose?
- si ma mica per la botta, siamo seri, lasciatemi stare.
Mi misi in piedi con una certa difficoltà e finalmente entrai in edicola, seguito dalla signora complicata che continuava a parlare ma ormai non la sentivo più.
- Voglio il giornale
Me lo diede questo tipo con la faccia scandalizzata che aveva assistito a tutta la scena.
- no guardi dissi, vorrei quello con le pagine locali
- l'ho finito stamattina
- Ti pareva, cazzo.
- Sarebbe meglio se si facesse vedere. lei sembra molto confuso.
non sono ancora molto abituato quando mi danno del lei. Mi fa abbastanza incazzare. Esco e picchio per terra come un asino. Mentre mi caricano sulla barella Laura si fa vicino e mi dice che ci vediamo domani, strizza l'occhio e mi stampa un bacio in bocca.

Al pronto soccorso come al solito mi parcheggiarono al secondo pilastro dicendomi di stare buono e riposare, che adesso facevamo i raggi per vedere se per caso c'erano dei problemi.
Appena gli imbecilli si girano scendo e vado all'edicola dell'ospedale, qui il gornale che voglio ce l'hanno. Apro le pagine locali. il vecchio non c'è, ma domani ci sarà. Ci sarà una sfilata stasera, la foto che hanno messo, c'è una tipa che assomiglia a lei. Oggi forse chiamo Anna, pensai. Lo pensai e basta.

domenica, agosto 05, 2007

una notte di cristallo

Sentii qualche sberla in faccia.
- Svegliati!
la sveglia non è suonata ne sono sicuro. non è suonata.
- svegliati coglione! guarda qua.
La mia bocca sa di sbocco e tabacco. Anche il lenzuolo sa di sbocco. E c'è un motivo evidente. Lore è davanti a me, ora seduto sul letto. Ha una valigetta in mano, una ventiquattrore. Io resto zitto, rifletto. la valigetta è marrone con i bordi di blastica neri. Ha delle serrature che Lore sta cercando di forzare con il cacciavite che usiamo per aprire il rubinetto dei caloriferi. Mi colpisce per un attimo il fatto che lui sia in parte seduto sul mio vomito.
- Che cazzo c'hai?
- Guarda qui, guarda qui merda!
Guardo lì. la valigetta si apre. C'è un quaderno legato sul fondo di sopra. Mi tiro su. Contiene un cambio di camicia, un astuccio, aulin, un carica batterie motorola, una piccola agenda tipo rubrica telefonica e una decina di bustine piene di roba bianca che hanno una qualche somiglianza con la farina. in bustine.
- Da dove viene?
- Grand Hotel. Facevo pulizie sono entrato in stanza di un tipo che è qui con la "segretaria", eh? Mi ha lasciato una bella mancia, dovevo entrare in camera prima di cena per preparare una sorpresa alla tipa. Una rottura di coglioni incredibile, oggi i fiorai sembravano tutti chiusi, mi sono girato mezza l. in motorino alla ricerca delle fottute rose rosse per la puttana del vecchio.
- non ho ancora capito cosa è quella.
- praticamente io entro, faccio il compitino, poi mi guardo attorno, ci trovi sempre qualcosa, un orecchino, un anello, dei soldi cacciati lì alla rinfusa. Poi, sotto il letto- - sotto il letto?
- Ma si! è proprio un vecchio coglione, hai capito? sotto il letto! che stronzata!
- Quante sono?
- dieci, ora..
- ma non sarà un problema Lo?
- no! è questa la figata. Ha la bamba dentro, questo vecchio sprovveduto non si azzarderà mai a chiedere dove è finita la valigetta, probabilmente non lo ha neanche mai fatto. E' la puttana che si porta dietro che gliel'ha procurata, ne sono sicuro..
- non mi convince Lo. un idiota ok. La poteva nascondere meglio. L'hai provata? com'è?
- No non ancora.
- Da dove vengono i tipi?
- Milano, no Monza, una roba così.
Quando sei sbronzo l'unica soluzione che il corpo suggerisce è dormire. faresti qualunque cosa pur di dormire. il corpo ha sempre ragione. se riesci a dormire a sufficienza hai vinto. due ore non sono sufficienza. io avevo dormito un'ora e mezza al massimo tra una sboccata e l'altra, la cosa non era per niente divertente, dovevo andare a lavoro.
- Ascolta Lo: la valigetta la può chiedere, è un oggetto in fondo. E' la coca che non chiederà mai. Riporta la valigia.
Lo mi guarda dubbioso, molto dubbioso, ma alla fine si sposta, non mi saluta manco ed esce.
Tra una cosa e l'altra mancano venti minuti alle 7. Prendo una bustina, sdraio una manciata di bamba sul tavolino della cucina e incomincio a tagliarla con la lametta sporca che ho usato la settimana prima per tagliare il prizzo. Le mani mi tremano, ho il fiato corto, penso che se è abbastanza buona mi darà uno scossone e tutto si concluderà bene. Così mi ci metto d'impegno e manca un quarto. Vado giù. Ora ho la testa come schiacciata sullo schienale del divano a fiori. Il cuore pompa una ventata caldissima e un liquido gelato che corre giù sulla schiena. Non è coca. non è nulla di simile alla roba che ho di solito. Sotto la doccia ho il cazzo in tiro. Sono pronto, alle 7 in punto entro dietro il banco.
- E' una pacchia eh Ale?
C'è un sacco di figa stasera.
- E' una pacchia Umbe e sono in tiro - verso lo shaker nel tumbler basso e lo porgo alla biondina che ho davanti - questo è per te
- Grazie Ale, sei un tesoro
E chi cazzo ti conosce puttana? c'è tanto di quell'alcol in quella caipiroska che ti ci potrei dare fuoco per intero. Mi brucia, mi brucia tutto, doveva essere una roba farmaceutica, di quella pura, da ricchi.
- lo so tesoro, ma tu sei così bella
Ci sta, è probabile per lo meno. C'è Maria sulle panche di fuori, e ho proprio voglia di togliermi lo sfizio anche con lei. Quando è in tiro mi piace. Certe volte mi fa schifo.

La cosa va avanti bene, dopo due ore sono ancora in forma.
- Hei
- Hei, gli rispondo, è Lo. basta guardarci per scoppiare a ridere. l'ha provata anche lui.
- tutto a posto?
- No, ho una mina in testa di proporzioni colossali, mi sento Dio con il cazzo e ho voglia di suonarmmi.
- La valigia..?
- quello è tutto a posto.
Apre il borsello a tracolla e tira fuori una manciata di pillole blu.
- Aveva anche il viagra quel vecchio figlio di puttana.
Si avvicina la biondina
- Così Ale hai bisogno già del viagra?
ha ventanni rosicchiati. Il mito del barista è una cosa così banale ragazza mia.
- Beh no, faccio tutto da solo. Se vieni di là ti faccio vedere.
- Ah si?
Lore si allontana sorridendo. Io vado al cesso, la tipa mi segue. Lei sa come mi chiamo io, ma non si preoccupa di dirmi come si chiama lei prima di prendermi il cazzo in bocca. Ho le vene del collo che sembrano tamburi. Ogni tanto la tipa ci mette anche i denti, ma lo fa con una certa classe. Bussano.
- Il cesso è molto occupato adesso.
Continuano a bussare
- ho detto che è occupato cazzo. La tipa si è innervosita e mi guarda mentre mi tira una sega semiprofessionale.
- E tu che cazzo fai? chi ti ha detto di smettere.
Si eccita e ripiglia con vigore. Più vigore. Ribussano e mi scende. Ora sono incazzato. MI tolgo dall'imbarazzo e apro la porta.
- Ciao Ale
- Ciao Isa
- quindi?
- ero con lei. Intanto faccio uscire la tipa.
- Capisco.
- E' così.
Si è così non me ne fregava proprio un cazzo. Ma l'episodio aveva scatenato il riflusso, come la bomba in testa prima era stata un'esplosione tipo big bang, adesso accadeva un colasso rapidissimo verso il centro del mio cervello.
- Io dovrei pisciare
- Ah, si.
Mi risveglio esco. Mi giro un secondo perchè la vedo impacciata. Alle mie spalle una voce, le dice:
- Isa hai bisogno di una mano?
io conosco la voce. Isa è girata verso di me e verso di lei. Mi guarda negli occhi:
- eh già non te l'avevo presentata mia sorella, vero Ale?
Io mi ero già voltato. La voce di Isa.
- Ale questa è Laura mia sorella. Laura questo è lo stallone.

Credo di non aver più guardato nessuno in faccia. Ho fatto centinaia di cocktail del cazzo, meccanico e incazzato, neanche fossi in fabbrica. Arriva Tano in chiusura e mi fa
- Ho incontrato lore, mi ha detto che ci vediamo quando stacchi, che ci divertiamo un po'.
- Già.
I minuti passarono più in fretta. La scimmia, una grossa scimmia nuda pensava al posto mio, al posto del mio cervello la frustrazione del cazzo che era rimasto duro, sollecitato.
Tano e Lore aspettavano all'uscita. Siamo andati in riva al mare, è venuta anche Maria.
Una bustina. Due bustine. Poi ci siamo spostati nel magazzino di lore li vicino. Abbiamo steso tutto sopra un raid della batteria di Lore. E' un vortice. Tano dice che è il difetto peggiore. Tutte le altre droghe arrivano ad un confine oltrepassato il quale è il corpo a fermarti nell'assunzione. l'eroina ti stende. L'erba ti rende immobile. La bamba no, non smetti maledetta.

le altre buste erano a casa, usciamo di corsa, facciamo i vicoli, dobbiamo andare a casa. A un tratto Tano si ferma. E' chiaro ci stiamo per suonare, anche io lo voglio, anche lore, anche Maria che è con noi lo vuole. Ci siamo. ma non vedo l'obiettivo. una luce accesa la in fondo, qualcuno che entra. Ci sono dei lavori lasciati a mezzo alla strada, pale secchi badili dei muratori. Tano è lento a camminare, prende un grosso badile. Il mio collo pulsa come un tamburo di guerra. Sudo freddo e siamo sulla porta, è il vecchio cravattaro da cui siamo andati l'altro giorno con Tano, è il fottuto strozzino. C'è anche una ragazzina slava con lui, molto molto giovane.

Il vecchio non ci ha visti, aveva così voglia che non ha neanche chiuso. un po' lo capisco in fondo, se è ridotto così, lo capisco, e intanto sarebbe stato lo stesso, non credo sia un coglione. Non lo credo proprio. Tano stasera sarebbe entrato lo stesso. Porto via la bimba e la lascio a maria, mentre tano sta scavando, sta scavando nella pelle del vecchio. Penso che non finirà bene, penso e vedo davanti a me la bottiglietta di trielina del fondo del vecchio. E' un illuminazione. Lore blocca quel pezzo di merda che bastona a lungo e pesante. lo porta via. E' ancora vivo, sento il polso. Non so che fare. lo copro di trielina completamente. C'è anche della benzina. Non ne ho il coraggio, ho l'accendino e non ne ho il coraggio. E' svenuto, me ne vado. Non ce l'ho fatta a punire il bastardo figlio di puttana, neanche adesso che ero come un dio. non sono riuscito a fare la cosa giusta. l'unica cosa giusta da fare. imparerò mi dico mentre entriamo in casa.