mercoledì, gennaio 31, 2007

Nuovo ordine mondiale alla fabbrica dei cervelli

Forse la svolta,
il capo grida a gran voce
sono tornato
nuovo ordine alle cose
i più deboli sono sacrificati
i compagneros in prima linea
la fabbrica deve ripartire con nuova vita
il carburante è il sangue fresco
desaparesidos al nord sono reclamati
la lotta sarà ancora lunga
ma tutto è pronto
i tempi sono maturi

Mofa, per chi sa e chi no..........

lunedì, gennaio 29, 2007

la fabbrica

Luca si sveglia a fatica, con la tosse secca delle sigarette per la noia, alle cinque di mattino. Tra mezz'ora deve essere al cancello a timbrare. Non c'è il tempo neanche per una doccia, non c'è tempo per niente. Mentre si fa basta la barba, pensa che sono mesi che la nave, l'unica nave che stanno costruendo, ha l'aspetto sempre uguale, mentre ci pensa si taglia e allora smette di pensarci, pianta anche lì il rasoio, una sciacquata e parte.

Il bar fuori dalla fabbrica a quest'ora è aperto solo per gli operai. Luca sfoglia il giornale e si mette a parlare di politica con Sergio. Sergio è pelato, ha dieci anni più di lui, è sposato, è una brava persona. Ma di politica non capisce un cazzo. E' deluso da un sacco di cose. Deluso di tutta la gente che ha sempre votato, e che non lo ha mai tolto dalla fabbrica. Deluso dal circolo del lavoro che organizza le vacanze sulla neve per chi vuole andare e lui che al più piccolo che è riuscito a spedirlo al liceo anche se è un mezzo delinquente, due mesi fa ha dovuto fare quasi un muto per prendergli i libri.

- Un tempo sai, noi, ci si credeva.. gli dice sempre. E Luca gli dice che non ci può fare niente, che un po' è colpa sua perchè non è che quando c'era il partito, dovevi per forza prendere quello che ti dicevano per oro colato, che si doveva informare. E Sergio gli dice che però sti qui adesso fanno il peggio del peggio, che hanno aumentato le tasse. E Luca gli dice
- e cosa vuoi Sergio? volevi votare gli altri? che tifacevano stare meglio? eh?
Sergio dice dice ma anche a sto giro ha votato i soliti, quelli che vota da trentanni. Quelli che, dice lui, erano i primi nei cortei, i primi ai blocchi a comandare e adesso fanno i presidenti, i Dirigenti, scrivono sui giornali di quello che è morto, di come ripensare un futuro di riforme. Che Sergio dice ste riforme hanno il profumo delle supposte. E Luca ride e sfoglia il giornale. Peccato quello che l'ha letto prima ha strappato la pagina dove c'era il buono per comprare il gratta e vinci. Peccato perchè dall'altra parte negli articoli economici avrebbe letto he un gruppo olandese sta per comprare la fabbrica. Esuberi avrebbe letto.

Alle nove i rumori circolari sono sempre gli stessi. Qualcuno ha fatto i soliti scherzi dalla parte della mensa. C'è puzza di fumo e freddo che viene da fuori. Con le loro belle tute sporche, c'è puzza di acciaio, no non c'è puzza è semplicemente così. Arriva un messaggio a Luca. Legge e sorride. Sergio chiede che succede.
-E' la mia ragazza, stasera da lei non ci sono i suoi..
- ah! gli dice quello. Litigano sempre ma gli vuole proprio bene, come se fosse il suo fratello maggiore. A volte gli dice, tu non dovresti stare qui che lo sai, sto posto è fatto per le bestie, tra un po' prenderanno solo i rumeni che costano meno di noi e stanno zitti, hai studiato luca, gli dice, è una bestemmia che stai qui. E Luca arrossisce. A volte si scurisce. Ma Luca lo sa benissimo perchè si trova lì. E adesso per tutto il giorno pensa che farà l'amore. Ed è proprio contento. Sara è il suo pensiero felice che lo perseguita per tutto il giorno, lo segue al bagno, lo segue alla riunione della rsu, gli fa compagnia per tutte quelle maledette otto ore il suo più dolce pensiero. Sputa per terra e sbatte le porte quando esce. Il capo gli dice
- Aspetta Luca vieni qui
ha la faccia brutta il capo. Senti, gli dice, qui bisognerebbe che stessi ancora un po', è un cosiglio, gli dice perchè c'è una mala aria in giro, perchè sei giovane Luca e se ci tieni..

Luca pensa che le voleva andare a comprare una rosa. Pensa solo a quello, ma dice si. Ha imparato, quando è stato assunto che ci sono momenti in cui si deve dire solo si. e nient'altro. senza pensare, come ha sempre fatto sergio. Sergio gli fa compagnia allo straordinario, rimane con lui e con la voglia di farlo basta star allegro gli si mette a parlare di sesso. Gli dice dai che stasera ti consoli oh che ti consoli e poi attacca a dirgli quando stava qua dentro prima di sposarsi, prima dei figli cosa non faceva, secoli fa.

La sera era fresca quando Luca entrò in casa. Trovò Sara bella truccata in casa. Vestita tutta bene come se dovessero uscire. Si coricò sul letto e la vide spogliarsi a poco a poco a metà tra la timidezza e la voglia di fare la vamp. Ma adesso un brutto pensiero era nel letto vicino a lui. Per la prima volta quando era uscito si era reso conto di quanto fosse importante adesso il lavoro. Quando il capo gli aveva detto che era così, che un po' di gente sarebbe andata in cassa, Sergio a rischio, altri non avrebbero avuto il contratto rinnovato, si doveva scegliere.

Tornò a casa un'ora dopo umiliato e triste. Al parco dove aveva lasciato la macchina incontrò Sergio. Si sfogò subito gli raccontò tutto e Sergio lo consolò, come aveva fatto Sara.
- Succede sai? succede, è la fabbrica a volte succede così, ma non ti devi preoccupare. Comunque a me mi hai fatto venire una voglia con tutti quei discorsi. Io sono andato beh lo sai chi lavora qui a quest'ora.. Succede Luca, stai tranquillo..

sabato, gennaio 27, 2007

Una fine

liscia che pareva di grondare
ogni suono dalle dita
la sua boca così fiera
mi guardava compiaciuta
mentre il suo attimo più dolce
si pagava la mia vita

mentre i sussurri si facevano
sussulti senza fiato
scivolando sul suo seno
respirando ogni suo bacio
con il brivido dell'ansia
di un'estate ormai finita
quando all'ombra dell'aurora
mi leccava ogni ferita

e non mi ricordo quando ho smesso
di cercare le parole
che sciogliessero ogni nebbia
su ciò che ora chiamo amore

e non mi ricordo quando ho smesso
di spiegarmi che è finita
cerco ancora nel mio letto
un profumo la sua..

mercoledì, gennaio 24, 2007

Sestri Levante

Silenzio
che cade fra la gente
indifferentemente
non è rivoluzione
se tiri su un cannone
e c'è chi dorme già
ma la felicità
ha il nome di bambina
non è la cocaina
e il giro dei locali
è pieno di maiali
ragazze intraprendenti
e alcuni delinquenti

e penso che
se non ci fossi te..

In chiesa
manca la vocazione
c'è un sacco di persone
a qualche funerale
la messa di natale
C'è il frate che si indigna
con sta speculazione
difficile sposarsi
al prezzo del mattone
E cieli sempre grigi
c'è un po' di depressione
non si produce più
non ci si crede più

e infine penso che
se non ci fossi te
io forse me ne andrei
io non ci crederei

domenica, gennaio 14, 2007

pochi piccoli pensieri

Annegavano sopra il tavolino sporco del bar, dell'aperitivo prima. Il sonno più della merdosa musica da discoteca in sottofondo, li teneva allegri in un piacevole equilibrio di ebrezza molesta e abbastanza autodistruttiva. Non parlano quando sono così, ormai un po' si conoscono. Non parlano, ascoltano gli altri. Li ascoltano da un punto di vista previlegiato. In parte li giudicano. E' abbastanza divertente in fondo, i soggetti più infimi, i più spietati, i più equi, i più umani.

A un tratto schiamazzi da fuori, la noia improvvisamente sta passando, si sente che sono tornati. La noia si trasforma in una sorda attesa. La sera, questa sera sarà di nuovo una finta estate. Tutti i ricordi, tutte le emozioni ricadono addosso come il vento gelido che cala dal nord. Come quelli che hanno le case. Come i ricchi.

Entra un uomo con la figlia piccola. La bambina dice:
- sai pà stamattina a scuola la maestra ha parlato delle stagioni, e io ho capito tutto sai?
il padre ordina un negroni sbagliato. La bambina è vestita come una vera signorina ha persino un anello, e un paio di orecchini a perla, e un cerchietto bianco in capo che le tiene indietro i capelli nerissimi. Mentre il padre beve il drink gli si poggia sul fianco, accoccolandosi.
La musica è alta, ma tutti ormai guardano la bambina. il siciliano dietro il banco comincia a darle degli stuzzichini. Quando il padre si prende un rum liscio, da parte mette un bicchierino uguale per lei con dentro della coca cola. Lei è fiera e sorride felice. Poi assume la posa che ha visto fare altre volte a suo padre e inizia sorseggiare.

Gio era in ferie, anche se il bar era aperto, riattaccava domani. Lo era passato a prendere Jake alle sei e avevano bighellonato tutto il pomeriggio. Adesso il fuoco che veniva su dalla gola era almeno imbarazzante. Ma non ci mollavano, Gio per abitudine, Jake per frustrazione che era uguale.

Al padre suona il telefonino, risponde a bassa voce e si scurisce in viso. Fa segno alla bambina di stare ferma lì. Lei si è già distratta perchè il siciliano le ha fatto un altro chupito con la fanta. Poi il padre esce e rimane davanti alle vetrate per tenerla sottocchio, ma presto nessuno più bada a lui. Gli ubriachi sono bambini. I bambini sono i loro naturali compagni. Almeno entro un certo limite.

- E come ti chiami? eh?
- Viviana. Io faccio danza lo sai?
- davvero?
- si. Con un tono deciso.

Tutti cominciano a intervistare la nuova stella del ballo. E lei a suo agio risponde a tutti e dopo un po' pungola il pubblico a fare altre domande. Si crea come un incantesimo. Quasi tutti hanno il sorriso appena sotto gli occhi. Anche Jake sorride. Gio la invita per l'indomani da lui al bar a prendere la cioccolata. E' una festa insomma. La milanesina..

Poi il padre fuori, comincia ad urlare. E allora tutti si girano fuori.
- ... Non adesso! Non adesso ho detto. Deve restare ancora con me. E' il giudice. si si. Adesso la caghi marta, la caghi! hai capito? Si e rimane con me fino a domani e non me ne fotte un cazzo.
il tipo sulla parola cazzo ha tirato un calcio fortissimo a un tavolino e la fatto saltare. Il siciliano fa per uscire piuttosto incazzato, ma gio lo ferma. C'è Viviana che è scesa dallo sgabello, è in mezzo al bar e anche lei sta guardando fuori. Jake pensò che in un film avrebbe cominciato a piangere, e loro a riflettere sulla vita e sull'innocenza. Il padre lanciò il telefonino in strada con rabbia. Poi si girò e lentamente prese a mettere a posto il tavolino e il resto.

In quel momento il disco finì. E proprio in quel momento, senza nessuna musica Viviana si mise a danzare nel nulla come se noi non ci fossimo, come se nulla ci fosse più. E la musica che lei sentiva era la più bella musica del mondo. Suo padre aprì la porta e il telefonino di Jake squillò nervosamente e la magia si dissolse. Non la vide nemmeno andare via, mentre finiva di leggere il messaggio la cercò con la codda dell'occhio, senza trovarlo. Il messaggio era Angela, era tornata. Una simpatica coincidenza, Gio si era alzato a mettere un disco.
- Lo prendi un altro vodkatini? gli disse
- Ovvio.
E partì "about a girl" e venne a tutti e due da ridere.

venerdì, gennaio 05, 2007

Ritorno a casa

da qualche parte in Germania...


Il primo sguardo lucido su Amsterdam l'ho avuto davanti ad una vetrina vuota. Il vicolo è stretto, di cemento ed è pieno di cocci della sera prima. Nella vetrina vedo la faccia sperduta di S.: è bella e distrutta come la città. Ricca divelta libera a tratti asmatica nell'ideologia, mi sembra romantica, odiosa o mostruosa, un metro dopo l'altro.

La Germania è ancora lunga. Senso di inquietudine per domani. Ho molta paura di perdermi.

Tutto è cominciato là. Il vago senso di confusione che circonda tutto trascina la gente in un costante perdersi ed incontrarsi. Solo gl italiani li riconosci veramente. Si può anche capire la gente del nord e quella del sud dal sorriso, con la spazzatura di lato, il dubbio che tutto degeneri. La gente dell'est per la puicizia. Ma mentre si guarda tuto e tutto in qualche modo stupisce, allora ci si perde. E' un vuoto liquido, specie la notte, non si conosce più nessuno. i versi dele lingue diverse piovono con furia quando stai cercando amici in ogni sagoma. Ed è lì che si fa strada nel fumo chimico che ti circonda il magico germe della rassegnazione. la rassegnazione a perdersi. E' una cosa che non scaccia la paura, non la nasconde, come se la incartasse nel celophan a riposare. In quel momento si scopre la vera natura dei coffeeshop, i giostrai del paese dei balocchi. Noi i loro asinelli. Entrando percepisci che sono il ricovero eletto per i dispesi che essi stessi producono. All'arrivo ti illudono che ttto sia come sempre hai sentito e poi, solo poi, il mattino dopo diventano il tempio internazionale dell'apatia.

Tutta la notte passata in macchina. Fuori i rumori della battaglia si spengono o si allontanano, mentre la nebbia si raffredda nel mio cervello. A un certo punto sento una voce, e io sono perso, sento che vorrebbe comprensione, tutti la vogliono, Amsterdam quella bieca, quella che sfruta la marea festante degli storditi da tutto il mondo, anche lei la vuole. Ma io sono perso e rimando tutto a domani.

L'abitudine a perdersi è il motivo dominante del giorno dopo. il segreto rivelato è la foza di volontà. il viaggio, le condizioni assurde, il movente dipinto sui muri slle mani sui visi delle persone. Il giorno dopo i colori sui canali, l'allegria della piazza ha un senso diverso. il sapore è quello delle gite che finiscono, la lucidità che distingue la pazzia ha il nome della stanchezza. Perdersi non è più un problema, perchè ormai si tratta semplicemente di resistere. E' un altro gioco.

In albergo S. mi ha scritto una lettera. E' strano come riesci a parlare meglio a chi vuoi veramente bene solo quando non c'è, fisicamente. Ha qualcosa a che vedere con la natura dell'anima o dell'amore. le risponderò quando sarà lontana, quando sarà lontana Amsterdam e questo strano capodanno solo qualcosa da raccontare ai baristi. E non importa nulla se per portargli la risposta dovrò fare un bel po' di strada. Il segreto è la volontà.