venerdì, gennaio 05, 2007

Ritorno a casa

da qualche parte in Germania...


Il primo sguardo lucido su Amsterdam l'ho avuto davanti ad una vetrina vuota. Il vicolo è stretto, di cemento ed è pieno di cocci della sera prima. Nella vetrina vedo la faccia sperduta di S.: è bella e distrutta come la città. Ricca divelta libera a tratti asmatica nell'ideologia, mi sembra romantica, odiosa o mostruosa, un metro dopo l'altro.

La Germania è ancora lunga. Senso di inquietudine per domani. Ho molta paura di perdermi.

Tutto è cominciato là. Il vago senso di confusione che circonda tutto trascina la gente in un costante perdersi ed incontrarsi. Solo gl italiani li riconosci veramente. Si può anche capire la gente del nord e quella del sud dal sorriso, con la spazzatura di lato, il dubbio che tutto degeneri. La gente dell'est per la puicizia. Ma mentre si guarda tuto e tutto in qualche modo stupisce, allora ci si perde. E' un vuoto liquido, specie la notte, non si conosce più nessuno. i versi dele lingue diverse piovono con furia quando stai cercando amici in ogni sagoma. Ed è lì che si fa strada nel fumo chimico che ti circonda il magico germe della rassegnazione. la rassegnazione a perdersi. E' una cosa che non scaccia la paura, non la nasconde, come se la incartasse nel celophan a riposare. In quel momento si scopre la vera natura dei coffeeshop, i giostrai del paese dei balocchi. Noi i loro asinelli. Entrando percepisci che sono il ricovero eletto per i dispesi che essi stessi producono. All'arrivo ti illudono che ttto sia come sempre hai sentito e poi, solo poi, il mattino dopo diventano il tempio internazionale dell'apatia.

Tutta la notte passata in macchina. Fuori i rumori della battaglia si spengono o si allontanano, mentre la nebbia si raffredda nel mio cervello. A un certo punto sento una voce, e io sono perso, sento che vorrebbe comprensione, tutti la vogliono, Amsterdam quella bieca, quella che sfruta la marea festante degli storditi da tutto il mondo, anche lei la vuole. Ma io sono perso e rimando tutto a domani.

L'abitudine a perdersi è il motivo dominante del giorno dopo. il segreto rivelato è la foza di volontà. il viaggio, le condizioni assurde, il movente dipinto sui muri slle mani sui visi delle persone. Il giorno dopo i colori sui canali, l'allegria della piazza ha un senso diverso. il sapore è quello delle gite che finiscono, la lucidità che distingue la pazzia ha il nome della stanchezza. Perdersi non è più un problema, perchè ormai si tratta semplicemente di resistere. E' un altro gioco.

In albergo S. mi ha scritto una lettera. E' strano come riesci a parlare meglio a chi vuoi veramente bene solo quando non c'è, fisicamente. Ha qualcosa a che vedere con la natura dell'anima o dell'amore. le risponderò quando sarà lontana, quando sarà lontana Amsterdam e questo strano capodanno solo qualcosa da raccontare ai baristi. E non importa nulla se per portargli la risposta dovrò fare un bel po' di strada. Il segreto è la volontà.

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