domenica, ottobre 22, 2006

Nella vita vera

Infine un giorno mentre camminava in centro tra una vetrina e l'altra realizzò che tra due giorni sarebbe tornata sù. Dopo un mese passato nella compagnia di Nadia, una settimana prima, di sera era successa una cosa insolita. I ragazzi avevano l'età di Nadia o poco più ed erano più grandi di lei. Daniela vedeva Nadia, Maria e le altre più belle di lei, aveva iniziato ad imitarle, piano piano, con pudore.. E a poco a poco aveva imparato, da tutte e due, anche se in fondo erano così diverse. Nadia era dolce, ma con gli altri era distante di solito, spesso si scuriva improvvisamente, a volte se ne andava persino, lasciandola lì. Era successo fin da subito. Ma allora l'aveva adottata Maria, che era semplicemente pazza, si fumava parecchie canne, era quasi sempre contenta, attiva, nevrotica, paranoica, ossessiva, tenera, volgare.

Maria ha uno stile aristopunk, si vestiva sbragata e in questo tendeva ad essere terribilmente influenzante. Maria era anche sanamente mignotta. Nel senso che, come diceva lei per spiegare la definizione di sua invenzione, aveva un sano rapporto col sesso. Era persino intrigante quando cominciava a parlare di scopate e poi ad un tratto prendeva ad utilizzare termini medici per descrivere le situazioni che si possono creare nel retro di un'utilitaria. Daniela cominciò ad interessarsi all'argomento molto presto. Maria mentre guidava e la portava in giro per i bar all'ora dell'aperitivo, girando di paese in paese, era capace di fischiare ai tipi carni che vedeva passare in motorino oppure ad esordire nel pieno di una di quelle squallide canzoncine per l'estate dalla strofa tenera tenera, con un rutto virile, frutto di anni e anni di esperienza con maschiacci.

Maria non leggeva, andava poco al cinema, studiava solo quando voleva e quello che le piaceva, ma adorava ascoltare musica per ore e ore, in camera, in macchina, sotto la doccia, mentre faceva qualunque altra cosa. Una sera erano passate a prendere Daniela con Nadia. Dopo un'ora si trovavano in autostrada ai 170 a urlare canzoni. Le canzoni erano rigidamente alternative, cattive e sostanzialmente distorte. La distorsione, spiegava Maria, era una forma d'impressione per rendere la verità.

- i violini ci sono mai? non ci sono mai. Al limite degli arpeggi sottili sottili, con i bassi che ruotano intorno, che cullano.. ma ad esempio, se scopo, no? se scopo io sento Purple Haze, sento questo..

E parte come un'uragano Hendrix, che finisce giusto dalle parti di Pisa. Non scesero dalla macchina, continuarono a correre al buio. Stranamente Maria era lucida, c'era tensione con Nadia, si sentiva, ma per una sera proprio Nadia fu esemplare, serena come raramente era. Anche lei era lucida. Daniela si addormentò piano piano mentre el altre due davanti discutevano a bassa voce di due amici che si stavano lasciando, la voce di Maria che era in quel momento bassa e dolce le fece pensare ben altri discorsi, altre immagini. Si sdraiò sul sedile dietro con la faccia in su guardava fuori i lampioni gialli, bianchi al neon e poi il buio improvviso della campagna che l'autostrada e loro violavano a una velocità frenetica. Pensò a una piccola via, che era una scorciatoia per arrivare a scuola. Una viuzza stretta tra due palazzoni, le parole sussurrate, l'attesa, il colore grigio delle nuvole che non partorivano nulla, e lei lì che si baciava per la prima volta, stretta contro una parete scomoda. Tutta una distanza particolare adesso, ricordava le scarpe che aveva quel giorno perchè le aveva guardate subito dopo aver riaperto gli occhi.

Come girano i colori ed i sapori nella vita vera?
Qui per ora è nero come angoscia e amaro come fiele
e lì?


Erano le cinque di mattina quando ascoltò questo. Il finale di una canzone. Erano dalle parti di Firenze, ma Daniela non aveva ben afferrato il giro che avevano fatto.
- Andiamo al concerto? dice Maria
- Sei mai andata ad un loro concerto? chiese Nadia
- No, le esperienze di Daniela in materia musicale si stavano consumando tutte da quando aveva conosciuto loro due. Stava subendo un'educazione forzata e molto efficace. L'unico suo concerto erano stati i Backstreetboys. Un po' si disprezzava ora.
- Andiamo con gli altri, allora.

Veramente, cominciò davvero proprio lì. Al concerto ci andarono con quella specie di compagnia che erano. Daniela non conosceva tutti. Però era caruccia e questo aiuta sempre l'inserimento. La sera che partivano si scatenò una specie di gara tra i maschietti che si contendevano le attenzioni di Daniela. Il concerto fu adrenalina pura, più canne e birra da non riuscire più a ricordare nulla. Solo uno di loro aveva la faccia tirata e ogni tanto provava a chiamare qualcuno al telefono che non rispondeva.

Stefano, per tutti Beccia, vinse il premio. Beccia sa esattamente cosa fare, ad istinto, conosce le reazioni alle parole, anche se è un po' grezzo, a tratti prepotente nel provarci è sempre il più convincente. Sa come regalare il segreto dei segreti, senza pronunciare una parola.
Tu sei unica dice con gli occhioni da cucciolo in mezzo a quella faccia da delinquente borioso. E loro cadono. Poi come una bella meteora passa, non lo vedono più. Ne' riescono a sentirlo. Lui è molto romantico però, così quando si rincontrano..

Daniela si vide con Stefano per tutta una settimana. Una notte sotto le stelle, mentre tirava dal mare un'aria fastidiosa, Lui le mise addosso una felpa per coprirla. Mentre lo faceva, la guardò in quel modo e lei capì che sarebbe stato con lui. E glielo disse nella stessa lingua, sugli occhi. Questo lo stupì.
E di più si sorprese quando scoprì che lei era vergine. L'aveva portata a casa sua, nel suo bel letto, la scusa era farle sentire un pezzo, ma quando erano entrati in camera qualcosa si era impadronito di tutti e due. Così fluirono insieme per un po' con lui che si accorgeva col passare dei minuti di adorare quel corpo morbido e la voce, la sua voce lo stregava e le sue mani il suo sguardo che gli avevano dato un compito grosso. Di solito l'avrebbe considerata una scocciatura, ma ora con lei era una cosa così intensa, si sentiva spaesato, agitato, scosso dalle immagini di movimento sotto sopra, e tutto fu un continuo avvicinarsi a strattoni e precipizi verso quella cosa che gli uomini chiamano felicità. Senza condizioni.

Si reincontrarono qualche mese dopo. Pioveva e molte cose erano successe. Lei era tornata per un ponte. A Milano aveva lasciato una mezza storia. Lui la aggiornò su cose che lei sapeva già per via di Nadia e Maria. Ma lo stette a sentire, e continuando a camminare finirono in baia con l'ombrellino maltrattato dal vento, che era l'unico riparo. Così stringendo le mani sul manico che si piegava tutto si trovarono di nuovo a specchiarsi l'uno nell'altra. E lui ancora una volta glielo disse. Ma stavolta era da due mesi che non pensava a nessun altra. Lei lo strinse e gli diede un bacio dolce di pianto e lungo, lungo come tutto il tempo che era passato. Poi si staccò e si rese conto di non amarlo più.

lunedì, ottobre 16, 2006

Come non dovessi morire mai

- Guarda che non era proprio importante, ti dico, non conta un cazzo.. non è mai contata un cazzo..
La voce della ragazza non si sentiva. Parlava con la voce più bassa. O forse non parlava affatto.
- Alla fine non posso dire sia successo nulla. Il resto sono cazzate, sono cose che ti hanno raccontato. Non c'eri..
Arriva al tavolo la cioccolata calda e fumante. Al suo tavolo c'è solo Marco. Questo non è il suo posto, ma sta aspettando una persona.
- Come posso spiegare?
Marco tira fuori nervosamente il pacchetto di siga e lo sbatte sul tavolo con le chiavi e il telefono. Nessuna chiamata.
- ti prego..
Il tipo parla sempre più piano adesso. La voce gli trema.
- E' ora devo andare.
dice lei ha la voce squillante, si direbbe preoccupata. Distaccata, volutamente.
- Mi aspettano, dice.
Il tipo anche si alza, dice di mettere via i soldi, dice che paga lui. Dice anche qualcosa che finisce con
- un'ultima volta.. cosa non puoi fare un'ultima volta?
Marco pensa che la scena è patetica, non si gira a guardare, ma sa che il tipo piange. Piangono sempre in quei contesti. A lui non era mai capitato. Fottere è solo fottere. Una volta una tipa gli aveva detto di no proprio sul più bello e aveva chiesto di essere riaccompagnata a casa. Ed era rimasta sulla strada panoramica quella sera, inseme alle altre, come lei.

- Fanno ridere eh?
Gli dice il fighetto agitandogli il giornale governativo davanti agli occhi, con fare sfacciato, come se lo spettacolo, l'irruenza dovessero riguardare tutto il bar. Il fighetto ha una trentina d'anni la testa rasata, nuda. Una faccia squadrata, neanche belloccia, gli occhiali scuri. Ha un fisico atletico, palestrato con intelligenza, è sceso da una TT sbarcata esattamente davanti al bar. E' sfacciato, ha un 88 tatuato sull'avambraccio destro. Molto gentilmente ha chiesto alla cameriera un lagavulin liscio, con acqua a parte.
- A temperatura ambiente per piacere.
- Senza ghiaccio?
- No grazie.
Il fighetto spiega, quando rimangono soli, che il ghiaccio impedisce la degustazione. Poi quando arriva se lo sorseggia piano, tirandosela in un modo talmente pacchiano da non essere nemmeno odioso.
- Allora sei un volenteroso, eh? Sei stato a Genova?
- Si ma non mi ha dato molta fiducia, dice Marco.
Marco sotto sotto è molto razzista anche nei confronti dei meridionali. Le riunioni praticamente condotte in idioma calabrese lo avevano infastidito fin da subito. E poi erano solo dei rozzi sbirri, scacciati da un qualche sindacato di destra.
- E la cara buona e vecchia madama eh? Pensa ne parlavo con mio padre e il questore di P., quest'estate in sardegna. Gli sbirri sono delle pettegole invidiose l'uno dell'altro. Divisi, divisi, ma in fondo è meglio così..
Gli fa un occhiolino. Poi gli lascia un indirizzo e un numero di telefono e gli dice:
- Domani alle 3. Ci sarà qualche amico, ma avremo occasione di parlare.

Matteo dice che non può venire. Domani deve fare delle commissioni. Domani si vede con quella troia della Barbara che se lo porterà a spasso con il miraggio della figa, e magari alla fine ce lo farà affogare dentro quello stronzo coglione. Quando pensa questo, del tutto incazzato, dopo qualche secondo si accorge di sorridere.

Il giorno dopo esce di casa in bicicletta, sa dove è la villa e la raggiunge in un tempo che lo fa sentire fiero di sé. Dopo guarda in giro, vede le macchine, vede le telecamere, vede la ricchezza. Suona ad un videocitofono. Nota che i lavori per metterlo sono stati fatti con una certa disinvoltura, non rifiniti. In compenso il modello è nuovissimo con un sacco di funzioni inutili.
Lorenzo, il proprietario lo aspetta sulla porta e lo fa entrare. Con una certa non curanza, facendo finta di non farlo, gli spiega la casa, lasciando cadere l'accento su alcuni piccoli particolari. E' vestito solo di un costume firmato, è palestrato e sorseggia amabilmente un bicchiere di vino rosso in bicchiere largo. Con un paio di giri di parole si trovano nel cortile interno con piscina. Quattro o cinque tipe con dei fili plastica addosso che sguazzavano in piscina scoccodeggiando.

- Mi fanno ridere, dice Lorenzo guardando le tipe.
- Veniamo al dunque, perfavore.
Interviene un tipo che Marco non aveva ancora visto.
- Lò hanno rovesciato della vodka sul letto quelle puttane.. io non so..
- Stai tranquillo. Poi lo dico Bali, ci pensa lei, si rivolge a Marco, sai mi sono portato da Milano la colf di mia madre. E' brava, una grande lavoratrice, eh eh.
Il suo riso non dice niente di buono. Niente di buono è intorno. Tutto è sinceramente affascinante e disgustoso.

- C'è questo gruppo di ragazzi, gente esperta.. carabinieri, diciamo, speciali..- ride - io posso metterti in contatto con loro - una tipa gli si avvicina e lo abbraccia alle spalle, è bagnata - loro si occupano di infiltrazione, sono cose importanti, cose necessarie..- la tipa ora gli è girata attorno, è strafatta di cocaina, è divertente - lo devi vedere come un passo necessario, è inutile prenderela sempre con l'ideologia.. i fatti, solo i fatti contano davvero, capisci? - entra da una porta laterale una ragazza che Marco conosce - ..se noi vogliamo delle cose, sono reali, vive, queste cose le dobbiamo realizzare..
- Anche tu sei dentro a questo? chiede Marco, mentre la ragazza lo riconosce in un occhiata.
- No, per me vedi.. io proprio non ci credo.. per me sai, dipende da mio padre, sai lui ci credeva proprio un tempo.. morte ai comunisti! colonelli bombe e ricotta.. poi tutto è cambiato nella facciata e ..- s'interrompe per baciare la ragazza - solo in certi ambienti sono rimasti ancora alcuni, fedeli alla linea..-
- Io avevo pensato a una cosa diversa. Proprio diversa, lo dice sommessamente.

Lorenzo taglia qualcosa sul tavolo, il pomeriggio parte di nuovo. Un vago senso di niente si impadronisce di lui, tanto che si caccia su di una sdraio.

Arreso non declina il saluto verboso del fighetto che porta con se quella. Lui la conosce quella, sta con uno stronzo. E' bella, cosa importa? il sole è troppo caldo, e lui non resiste più a nulla e si concede una serata libera. Và giù tutto. Ha una rabbia fredda e viscida che gli cola in gola mentre ghigna. Allora comincia ad ubriacarsi con metodo. La festa è molto molto divertente e nel giro di qualche minuto Marco si sente per circa un'ora come un bambino, ancora una volta.

Sta tornando a casa, vagamente brillo, col respiro affannoso della confusione. Arriva in piazza dalla discesa, con la bici sta andando abbastanza velocemente. Un pallone crossa improvvisamente sulla strada e subito dietro, il pakistano che di giorno vendeva vestiti proprio lì davanti. Poteva avere vent'anni sugli occhi, ma il corpo era ciccione e paffuto e l'espressione era quella di un bambino disperato. Era sporco e sicuramente se ci fosse andato vicino avrebbe senti la puzza di fritto che si portano addosso. Eppure..

Si girò a guardarlo un'altra volta all'altezza della svolta, forse un piccolo squilibrio, la bicicletta che sbanda improvvisa, c'è una macchina, la frenata è corta, ma dura a lungo nelle orecchie, sempre più a lungo. Il pallone scivolò in un tombino.

venerdì, ottobre 13, 2006

Ha solo scritto certe cose...

La luce elettrica interviene a strappi nell'abitacolo. La cintura lo costringe in una posizione dolorosa per le reni. Un formicolio sparso su tutta la faccia, la grattugia sulla barba corta, il sangue che dopo qualche divagazione stupida si rimette a lavorare a modo. Circa in questo istante percepisce la musica che dal selezionatore casuale dello stereo si sta impadronendo dei suoi pensieri. Cupo essere, dice "la morte è insopportabile per chi non riesce a vivere", perchè ascolti i cccp? si gira e lo guarda.. con quella faccia.. cupa, "la morte è insopportabile per chi non riesce a vivere" ecco qui che si insinua senza troppa fatica come una dolce nenia.

- Non so, però sto pezzo, così in questo momento, mi ricorda un giorno dell'estate scorsa..
- Adesso hai voglia di parlare?
- Senti, era un giorno.. perchè ti scazza?
Jake fa cenno con la mano, continua e scusa..
- perchè facevo proprio sta strada, era sera, mentre vado incrocio una tipa in motorino, trentenne bionda, poco truccata, però truccata! aveva un'espressione.. mi è rimasta in mente, era preoccupata, ma sono sicuro che stava pensando a qualcosa in particolare.. era la sicurezza, lei pensava a cosa sarebbe successo poi..
- poi, cioè dopo che cosa?
- non so come spiegarti, è stato un attimo, ci siamo incrociati gli sguardi, era come se chiedesse all'aria "che cazzo faccio adesso?", ma non era per un evento preciso era per la stanchezza di un periodo lungo come.. poi sai ora ricordo che quel giorno mi era venuta a trovare quella mignotta..
- si ma perchè mi stai raccontando questa storia, è un po.. strano?
- accosta la macchina.

Vorresti vomitare sempre quando veramente lo decidi tu. C'è un margine di libertà, salvo che in certi casi. I ragazzi si convincono a risalire in macchina, dopo che il più grande ha fatto più di quanto si aspettasse. Arriveranno in macchina fino alla festa di Andrea. C'è molta gente stasera. Alcune ragazze sono carine. Non serve stancarsi troppo per prendersela forte. Ai genitori di Andrea non dispiacerà certo quello che sta succedendo in bagno. Un paio di ragazze molto piccole si sono portate il padrone di casa di sopra. Sono comunque rimasti almeno altri tre posti dove chiavare, per i fortunati.

- Cazzo te lo devo dire..
- cosa?
- ieri mi è scoppiato il gondone. Non me la sono data. E' incredibile.
- lei cosa dice?
- cazzo..

Un crocicchio appena fuori dalla porta. La bottiglia di vodka è al secondo giro e soffre molto. Donnine raffinate discutono di scuola, di università, di ricordi pregevoli. L'eleganza è molto artigianale. Il rapporto con la televisione è un argomento di sottofondo in tutti i locali dove si assembrano più persone cresciute alla luce delle reti private. Con una cadenza di dieci minuti arrivano urla da dentro, bestialità gratuite.

- C'era una oggi in televisione, ti giuro, stavo mangiando.. beh sta qui ha scritto un libro.. una cazzata, una cazzata tipo muccino.. forse pure peggio, forse beautiful mi capisci?
- Muccino è un coglione.
- Ma no dai.. certe cose.. - dice Maria
- comunque, porco.. la tipa dice.. sai il protagonista, questo ragazzo maturo, incontra lei che è così vitale, e allora scatta la miccia e lui attraverso la passione riscopre l'amore della vita.. no, hai capito?
- E che cazzo ti aspettavi che dicesse?
- ma è una cosa volgare! orrenda.. cristo, ma secondo te uno riscopre la voglia di vivere con una scopata? che cazzo vuol dire? Avesse detto, il tipo, ragazzo maturo incontra una pera sulla sua strada si sposano e lui rimane attaccato alla roba per la sua breve e torturata esistenza rimanente.. indubbiamente scoprendo un nuovo e affascinante rapporto con la propria vita.
- A proposito di roba hanno beccato un paio di giovanotti..
- Ecco adesso lo so già che qualcuno mi sputtana.. è sempre così..
- sempre così?! tu sei un soggetto ansiogeno..
- chi hanno preso?

C'è un tipo che dal terrazzo sta vomitando sulle macchine di sotto. La ragazza di un suo amico è l'unica che gli fa compagnia. Il modo con cui lo guarda mentre ha i conati è perlomeno singolare. Il tipo ha preso una brutta cotta per una che lei conosce e odia geneticamente, ma con molta cortesia. Il tipo scrive poesie d'amore affascinanti, commoventi e che lei invidia. Il ragazzo di lei / amico di lui in questo momento sta giocando a poker. Gli va abbastanza bene. Ad Andrea, in camera sua, stanno accadendo cose inaudite.

Bussano alla porta di una camera, forse di un cesso o uno sgabuzzino.
- oh, guarda che c'è la tua tipa che ti cerca.
- dove?
- di sotto..
- è inutile che ridi tu..
- io te lo avevo detto..
- che cazzo mi avevi detto?
- uscite di lì io vado giù.
- non è colpa mia, mi hai provocato..
- beh, era divertente..

Il tipo del terrazzo e lei, non sono più lì. Sono andati in macchina, ora stanno solo parlando. Il ragazzo di lei sta vincendo alla grande. Non sta pensando a lei.
Andrea ha chiesto alla tipa con cui sta facendo di brutto da almeno un'ora quanti anni ha. Ed è da quando gli ha risposto che sta pensando a quanti ne possa avere l'altra che è lì insieme a loro.

- Che cazzo c'hai adesso?
- niente.
- stai pensando al gondone?
- no, non so. mi prende male.. - qualche momento di pausa, le pupille focalizzano, sfruttando l'ampio panorama dato dal terrazzo, due figure che scendono da una macchina e per un attimo si sfiorano le mani, in modo distratto. Quando le mani si sfiorano, a volte, dicono più cose, molte più cose.
- ma lei non è la ragazza di..
- si..
- siamo così uguali, troppo uguali..
- a che?
- ai nostri, a chi c'era prima.. uguali, come loro. Ma noi siamo adesso, come loro adesso.. capisci?

Il bilancio è un paio di morti nel giardino, qualche grande ustionato, uno pseudocoma etilico risolto entro la serata. Andrea ha capito di essere un pedofilo, in un senso largo. Diverse persone hanno usato il bidé per pisciare. Il ragazzo di lei ha vinto 276 euro. Tra qualche giorno si chiederà in un accesso di rabbia, che cosa ha lui più di me? cosa può aver fatto? E lui, il tipo che vomitava sul terrazzo, sarà sconvolto da una lacerante passione che cambierà il corso della sua vita per almeno tre settimane.

giovedì, ottobre 12, 2006

Street Fighter

Il sole a febbraio è talmente basso. Come un'illusione e le giornate che si riprendono a poco a poco la luce, giorno per giorno, smarriscono le persone nei giorni sereni. Febbraio al mare è un mese orrendo, è un'accozzaglia di settimane di merda. Così ci sono i giorni di sole radente che intorpidiscono tutto invece di svegliarlo. L'eccezione c'è quando non c'è vento, allora sembra proprio che sia primavera, chiudendo gli occhi e annusando la sabbia calda del tardo pomeriggio puoi anche pensare che sia estate.
- Stasera?
- Stasera.. cinema? no già fatto.. andiamo da Gio?
- Stasera ci facciamo delle canne.
- Canne?
- Oggi pomeriggio mi sento proprio contento di sta giornata di sole.. c'è pure un po' di gente in giro che ti mette allegria.. insomma stasera mi voglio strafare di hashish..

Erano in tre appollaiati sugli scoglietti al limitare della baia, dove d'estate si svolgono tutti i preliminari importanti. E' pomeriggio, non tira un filo di vento e fa caldo. Forte sensazione di spreco nell'aria, i pruriti sono soffocati dal tepore artificiale. La conversazione scivola lentamente verso pettegolezzi di dubbio gusto, intanto si alzano e tornano verso la terraferma. Qui mentre esplorano il mercato e le quotazioni del sollievo, esaminano al loro passaggio le pietre che compongono il selciato, le squadrature sporche di sabbia, gli escrementi di gatto l'erba sciupata ai bordi. Vecchie cartoline sono vendute all'angolo, da qui in poi non si vede più il mare, il borgo si impadronisce della vista, la chiesa domina in rovina la grande piazza e le palme finto liberty e i parcheggi abusivi e gli appartamenti centrali, ricchi, potenti covi per sfaccendati e ricchi maiali.

Viene la sera, il castello si accende di mille luci e ogni camera sorride e danza, ognuna di musiche e parole differenti, la principessa muove uno dopo l'altro i piedi nel corridoio, spiando di lato cosa accade oltre le porte. Tutto muta in un istante mentre lei chiude e apre gli occhi, le cose che si muovono con lei visibili e invisibili.

Robbie, Beccio e Rudy sono sotto casa di Maria. Maria è stata in diversi periodi della sua vita con tutti e tre, non escludendo in alcun modo ripescaggi, contemporaneità e condominio. Attualmente sta ufficialmente con Rudy. Maria si alza da tavola, uno squillo è il segnale. In bagno mentre fa la pipì gira una cannetta, si trucca dark e va in camera. Trova dei pantaloni sporchi e se li mette con il tanga. Maria è un tipo, ma sa come giocare le sue carte. Nella sua strategia il profumo è un fattore importante, lei crede nell'etere, nella musica in ciò che non si può vedere. A lei piace il proprio sudore, anche quando è sporco o caldo, come è a letto con qualcuno. In reggiseno esce sul terrazzo senza sentire freddo, appizza la canna e dopo qualche tiro la lancia al pubblico festante. Anche Beccio, che è il più distaccato, sotto sotto, la adora. Prima di uscire abbraccia alle spalle papà, che è ancora capace di arrossire.
- Mi ha chiamato Nadia prima di mangiare, ha scazzato con sua madre, dice Maria, e viene anche lei.
- La dobbiamo passare a prendere?
Maria dice che Nadia li raggiungerà al cimitero, è uscita con la macchina, arriverà da sola.

Il portone finalmente si apre, il re entra ed è stanco, abbandona la corazza appena mette piede nell'atrio, con un gesto della mano saluta la regina silente. La regina è scura in viso, possiede una calma naturale alla tavola del re, le quattro sedie disposte, i quattro piatti serviti e fumanti. La piccola principessa scende le scale e fa il suo ingresso timorosa, perchè sa che la regina è in collera, ella dice che delle due figlie la più grande è una strega. La principessa ha sentito la strega piangere parole avvelenate nelle sue stanze. Una sedia del tavolo rimane vuota. Il portone all'improvviso sbatte forte. Una smorfia di sofferenza attraversa la ruga più antica della regina. Il re sembra sospirare, ma era solo un boccone più pesante.

Il parcheggio che c'è sopra il cimitero ha anche la vista mare. E' molto affascinante, è molto solitario la notte, è proprio un posto da maniaci sessuali in cerca di preda. E' per questo che la gente ci viene. Perchè alla fine neanche di questo gli frega un cazzo.
- Stavo pensando che fino all'anno scorso, che non mi ero mai fatto una canna, passavo le giornate alla play o al computer.. ore e ore.. sono arrivato a piangere alla fine di un gioco.. non avevo più vita personale..
- perchè adesso ne hai una?
- beh adesso, e intanto tira giù una bella boccata, adesso ho voi e lei.. le da una carezza.
- sento dei rumori, dice Maria

Sono fuori dalla macchina, sono lì da un'ora e hanno parlato, hanno scherzato e stanno ancora aspettando Nadia. Nadia non sta bene, è un po' che non sta troppo bene. Così stasera ha pensato di farsi una serata con gli amici, con Maria, che di sera non la vedeva da un po'. Ma prima, ha una tentazione. Va al bar di Gio, prima, entra dentro che c'è quel tipo con cui ha passato la serata un mese fa. La chiama sempre, messaggi, squilli. Una tentazione, chissà che dopo non stai meglio, si dice, e poi vado da Maria. Il tipo c'è e ha anche un amico carino, Nadia dice :"stasera voglio ridere, ce la faremo?", pensa stasera non vorrei più pensare, almeno fino a domani.

- Pensa che film mi sono fatto: vedi sti morti qui davanti, ognuno per lucina che si alzano, spaccano tutto, giù tutti i marmi si tirano su che puzzano di marcio, tipo lanottedeimortiviventi e allora escono e vanno per le strade e assalgono la città. Quindi esce fuori la gente che non fa altro che giocare ai giochini che ammazzi tutto, no? con ascie coltelli da cucina, seghe elettriche, e piuttosto che niente andrebbero in giro a segare dei morti finchè i morti non se li pappano, così mica per vincere, ma per vedere chi fa più punti..
- Io personalmente, farei razzia. - il livello di volgarità è giustamente condito da esclamazioni di carattere vagamente blasfemo - Entro nelle case, sfruttando la situazione di caos e rubo tutto quello che posso, anzi, se ce ne fosse la possibilità studierei anche un'alleanza con i morti.. Ad esempio li potrei portare in giro. Li porto nei posti dove possono colpire più agevolmente, fomento lo stato di paura.
- Prevedi stupri? chiede Maria, divertita.
- Chiaramente, se la città è sotto attacco non ci si può formalizzare.
- Il centro storico deve essere presidiato da squadroni di scheletri ammuffiti, meglio sarebbe se vestiti in modo elegante, potrebbero ordinare tanti drink gratis..
- Si è questa la soluzione: i ragazzi e i morti, insieme.

La notte cala splendida e le luci si spengono tutto ad un tratto. Prima di ritirarsi per dormire la principessa vede il re come sciolto sul grande divano, mentre una donna bellissima sorride nello specchio luminoso. Le coperte calde proteggono la principessa dagli spiriti maligni. Lei non vuole diventare una strega, perchè ha capito che fa male. Uno squillo la sveglia, quanto tempo è passato? Sente la regina che saluta il re che dorme. Il portone si chiude. Il buio ora è più cupo. La principessa ha paura di un sogno strano che a volte fa. Sogna del re che finge di dormire, del portone che si chiude e gli occhi grigi del re che si accendono improvvisi, scuri e decisi. Il buio come un fumo che innonda la luce stellata. Il re apre la porta ed entra silenzioso nella stanza, un'altra volta

- Pronto?
Era Nadia, un incidente con la macchina, ora sta aspettando sua madre che la viene a prendere, sta piangendo ed è disperata. Nadia non ce la fa più.
Maria è dispiaciuta e gonfia, quindi molto sensibile. A un tratto mentre tra loro è calato il silenzio gravido e pensoso della marijuana le pare di sentire delle grida lontane, ma forse è solo suggestione e non dice niente. Quando torna a casa, Maria è inquieta. Dopo un brutto incubo si svegliò quella notte, piangendo, ma senza ricordare nulla.

mercoledì, ottobre 04, 2006

Distrazioni

- Quindi c'era questo carciofino qui, mi capisci? un carciofino, uno stronzetto, dio.. mi si para davanti e incomincia a parlarmi della moto che si è presa, che è lì fuori, che ieri c'ha portato una ragazzina a farci un giro, che se l'è scopata su un prato davanti alla moto.. io lo guardo, ma, ti giuro non riesco a capire, non capisco che cazzo ci fa sto stronzo tra me e il banco del bar, madonna...

A quest'ora del pomeriggio si è appena svegliato, anche se lavora da stamattina, quando si sveglia ha sempre bisogno di sentirsi allegro. Così al primo che incontra appioppa sta scenetta idiota. E non fa manco finta di ricordare se è lo stesso a cui l'ha raccontata il giorno prima. Però paga da bere.

- E Gio dietro il banco mi deride come come una donna! C'avevo voglia di qualcosa di rilassante per distendermi, in tutto il giorno non mi ero fatto manco una canna. Dieci quindici caffè, due pacchi di marlboro che avevo ancora i morti in tasca. Sto coglione mi dice, ma cos'è? ti do fastidio? E io l'ho preso di spalle e l'ho cacciato fuori. Non ho detto una parola e mi son seduto. Un bel bianco Gio, di cuore..

Sorseggia una birretta, si sparpaglia un po' i capelli al passaggio di una bella topina e insomma lascia rosolare l'altro, perchè il piatto forte lo deve ancora portare. Ma ripeto, il tipo che sta davanti sa esattamente almeno tre versioni della storia e del finale.

- Così mi sento bussare alle spalle, penso che sia il carciofino che è tornato a farsi ripassare definitivamente. Cosìper fargli capire come stanno le cose do una manata da basso per prendergli i coglioni. E lì che mi rendo conto che c'è una gonna.. Mi giro e c'è sta Deborah, questa silurona, una gran bella storia. Mi chiede da accendere e io che in fondo ero piuttosto lucido, sono svelto con le parole e incomincio cioè mi metto a splendere e lei è proprio contenta. Lei si siede, trentanni, una favola, divorziata, possibile ninfomane. Le cose vanno proprio alla grande. Esco un secondo a fumarmi una siga. Come metto piede fuori mi vedo Carlo davanti alla porta con gli occhi a terra. Sembrava andiccapato, fuori, fuori.
Mi dice che è morta sua madre. Gli ha preso un colpo secco. Me lo dice, che c'è pure un po' di gente in giro, perchè era quasi pasqua, come adesso. Sto ragazzone coi capelli lunghi, un uomo maturo, ha sempre lavorato dico, beh mentre mi dice ste cose comincia a piangere. E si mette le mani in faccia come per proteggersela, e trema tutto come una foglia. Io ricordo solo che ho bestemmiato ad alta voce. La tipa è uscita ed è rimasta a bocca aperta. Io le dico - aspettami un attimo che son subito da te, il tempo di risolvere un problema - E allora me lo carico addosso, entro e dico a Gio che andiamo un secondo in bagno, come siam chiusi Carlo ha sboccato tutto quello che aveva in corpo, e ti assicuro che aveva bevuto un bel po'.. Appena è riuscito a tirarsi su l'ho fatto tirare su io con una bella sberla - e fa segno con la mano, per far vedere che la sberla era proprio lunga - è un lusso avere degli amici non lo sai?-
- E la tipa ti ha aspettato?-
- No - risponde abbastanza scuro, ma poi col ghigno aggiunge - è uscita con uno che poi non ha più trovato la sua macchina - dice e ride.

Finito di bere, si alzano, Draghi fa per pagare, ma il suo amico chiacchierone lo ferma, offre lui. Non c'è pace neanche adesso fra la gente. Le strade spente, assolate, come in un costante pomeriggio senza vento. Arrivano nella piazzetta della torre, ci sono due ragazzi seduti sulla panca. Lei sta sopra a lui di fianco, sono abbracciati, le teste immerse uno nell'altra e silenzio.
- Quella lì vedi, fa Draghi, è la nipote di Pietro. E' bellina eh?
L'altro annuisce piano, maliziosamente. Chiede chi è il ragazzo fortunato. E' uno che suona gli risponde Draghi, la sera in baia è sempre lì con la chitarrina e qualche amico.

Mentre camminano continuano a passarsi la boccia di rosso che hanno dietro. La distillano placidamente da un paio d'ore con molta parsimonia. E rintuzzano gli effeti con brevi e significative soste ai bar. L'alcool è molle, è stanco e li trascina intorno, e ogni nuovo giro è una cosa nuova. Quando gli capita di pensarci si chiede se questa è vita. Se è così semplice, se sia come galleggiare sopra la noia, la delusione, l'effettiva disperazione. Non è un malanno si risponde Draghi quando ci pensa, non è come una dipendenza. La vera dipendenza è svegliarsi, pensa, il vino a litri come le fontane è solo un modo.

Mohammed che abita vicino a Carlo, li sorprende mentre pisciano contro la chiesa, riparati da un bel pertugio. E comincia scassare. Mohammed è un piccolo delinquente, capisce solo le sberle, come quelle che gli danno a scola perchè non sa parlare, o i calci nelle gambe perchè e piccolo e negro. Quelle di suo padre sono l'ultima cosa che sente prima di dormire. E lì dietro a due dei peggio tossici ubriaconi non fa altro che ridere e prendere per il culo. Così loro che sanno, loro che hanno pure un po' capito come funziona questo porcile, loro non gli fanno un cazzo e ridono pure loro e va a finire che quando dormiranno stasera saranno le uniche risa vere della giornata. Senza un senso.

Col fare dei malandrini quando comincia a calare il sole, si portano stancamente in baia, nella diffidenza dei pochi turisti rintronati.
- Che fine ha fatto poi Carlo? non lo vedo quasi mai in giro..
- Eh.. da quando è successa quella cosa s'è fatto prendere male, in due anni ha perso un sacco di capelli. Non è stato bene. S'è fatto licenziare, ha bruciato un sacco di soldi con la bamba..
- Io sapevo che spacciava qualcosa..
- Come tutti. All'inizio... Ha fatto anche qualche lavoretto per quelli del canile, sai.. giusto per ingranare un po'.. Adesso, adesso.. mah, dice l'uomo stanco, ognuno fa quello che vuole.

Una turista inglese trentenne, camminava dall'altra parte della strada, con un fare terribilmente distratto. Si stava perdendo nei colori delle case, dei portoni, della gente. Negli odori pure, perchè tutte le cose affascinanti hanno una qualche puzza.
Loro la guardano passare in silenzio, pensosi. Poi si lanciano uno sguardo d'intesa, quando lei è passata, uno indica con la mano davanti all'edicola.
- E' della finanza, dice e subito cambiano strada.

Un altro bar. Ed è già un po' più tardi.
- Potremmo prendere la macchina.. potremmo andare anche a Milano.. troviamo qualche bel locale..
L'altro ride e annuisce. La rogna non scende a nessuno dei due finchè bevono. Sono amici da tempo, molte notti hanno passato insieme. Quando si alzano nessuno dei due dovrebbe guidare. Vanno alla macchina, Draghi saluta Pietro che sta entrando ora da Gio.
- E Carlo, gli chiede, adesso, voglio dire, adesso cosa fa? lavora?
- E' un casino..

Sono già sulla macchina quando passano per andare all'autostrada, davanti alla fermata della corriera. Ci sono quei due, i due ragazzi di prima. Sono lì seduti, sdraiati al muro, hanno le teste appoggiate, i capelli di lei coprono le spalle di lui. Sono così tristi e così felici insieme, il sonno alcolico fa da lente, lì accasciati contro la città sono l'immagine dell'arrivo, non della partenza.

domenica, ottobre 01, 2006

Picio's BAr

Questo è il testo dell'ultimo pezzo. Un periodo molto fecondo, dovuto a strani incontri, esseri che non esistono, sogni, bellissimi succubi, fottuti demoni maledetti, gente che dovrebbe morire, gente inopportuna, politici disonesti, madonne con il gusto dell'iconoclastia e varie morti alcoliche. A tutte queste cose è dedicato questo pezzo.


HEI guarda quel biondino lì nella fila!
questa sera succhio la sua saliva
colo un po' di vuoto tutt'intorno
in questo immenso orrendo girotondo!

Barca a vela bamba e qualche gesto
una pastiglia e basta che vola presto
questa notte stanca con un coglione
crede davvero di essere il mio pappone!

Quando ha visto il ferro non tremava
aveva la faccia quasi compiaciuta
non gli era mai capitata
una nottata così così sbagliata!

Mentre danzo sola si riaccende
l'ardente desiderio del tuo sangue
brucia brucia brucia tutto il resto
brucia brucia brucia tutto questo!