domenica, ottobre 28, 2007

disfacimenti e un lungo addio

il giorno dopo, erano le circa le otto di mattina mi trovavo in un baretto nei pressi della stazione. un posto sporco, con tre vecchi al tavolino, tre vecchi al banco, un vecchio dietro il banco e me. Non mi guardavano direttamente perchè incutevo paura. me ne rendevo conto. Avevo passato la notte dopo che ero uscito dal lavoro a bere. Non so quanto ho bevuto, non ricordo più, ho perso il conto dopo la chiusura. non sapevo neanche perchè mi trovavo lì. davanti a me, ricordo, avevo un cicchetto di gin e un caffé, ristretto, che a forza di fissarlo era rimasto freddo. di fianco c'era un biglietto da cinquanta euro. bello di pacca. ero soddifatto.

- vuole dell'altro?
- no bene.
il vecchio resta un po' interdetto, poi lascia correre, arraffa i soldi, dice una battuta al barbiere che fa parte di uno dei due gruppi di vecchi. Anni in queste condizioni ci arrivavamo insieme, io Tano Lore e gli altri, dopo essere andati avanti tutta la notte a parlare di ciò che volevamo, di ciò che pensavamo del mondo infame. Giù nella gola finiva la benzina per tirare avanti e arrivare ad una conclusione, ad un punto, all'alba in fine. Quei discorsi non li facevamo più insieme, io non li facevo più con loro. L'ultima volta che avevamo parlato seri di questo fottuto futuro, di cui si riempono la bocca i giornali, era stato in un giorno simile a questo. il giorno più lungo, il primo della mia vita da quando mio fratello non c'era più.

Il giorno prima alla spiaggia avevo trovato Nora che faceva palesemente la troia con due pezzi di merda della sua età o circa. Che in fondo non me ne fregava un cazzo. non era per lei che mi rodeva. Era che lei era un simbolo, era che lei c'era stata mentre avevo quasi avuto voglia di piangere, di vomitare qualcosa di vero, qualcosa che dovevo dire da tempo. la spiaggia era piena di adolescenti, di questa razza di adulti finti, di bimbi invecchiati a modi a vite non loro. Tutto era una miriade di colori che davano il senso del nuovo o di una certa ricchezza. Ostentata su ogni asciugamano da un particolare, una firma, un lampo. E pochi così pochi che parlavano tra loro. il sole ad a seccarli tutti lì. Mi venne una gran voglia di farmi del male, questa è la verità. Non sopportavo questo, non sopportavo di essere lì e vederlo, questo. Presi a bere, perchè mi stordisse. Ci vogliono cinque sei vodke per cominciare a farmi cigolare le gambe. Poi sul lavoro l'adrenalina mi riscattava il sangue, quella sera capitò anche un tiro di bamba cche asciugò la situazione nella mia testa e mi permise di uscire vivo da là dentro con le mie gambe per cercare dell'altro ancora che sommergesse la mia coscienza. Ed io volevo sopèrattutto che questo avvenisse in solitudine. Che i miei compagni fossero i ricordi, questo volevo. E me lo presi.

Dopo che il gin smise di essere nel bicchiere suonò il telefono, era Lore.
- dove cazzo sei? ci mise anche una madonna particolare, che non ricordo, ma mi fece ridere, questo si. Glielo dissi.
- perchè non rispondi a tua madre? non sono mica la tua segretaria. E' tutto ieri che chiama e stamattina pure mi ha svegliato dopo due ore che avevo staccato dal turno di notte. E' ora di piantarla Ale cazzo!
- ha chiamato dici? che cazzo vuole? te l'ha detto?
- il funerale Ale, il funerale.
- oggi, si
- oggi, tra due ore cazzo fottuto
- tu vai?
- ci saranno tutti Ale. Ci sarà un sacco di gente, lo sai come sarà. Non aveva manco ventanni Ale. lo sai come sarà.
- non me ne è mai fregatao un cazzo di lei
- non è questo Ale. Cazzo. fai quello che vuoi, ma chiama tua madre, se mai ci vediamo dopo.

presi un altro gin, poi chiamai mia madre. lei rispose dopo uno squillo, mi aspettava. Mia madre mi conosce perfettamente, e non sa un cazzo di me. Conosce alla perfezione le cose di me che io non ho potuto formare, se ne approfitta.
- Perchè non mi hai detto nulla?
- cosa ti dovevo dire ma?
Lei incominciò a fare quei discorsi in cui mi fa sentire in colpa, attribuendosi colpe non sue a proposito della mia vita. La troncai:
- Ma non c'entra un cazzo. Non l'ho fatto perchè non l'ho fatto. io ho deciso ok? e non ho voglia di parlare di queste cose e ora devo andare.
- vai in chiesa? mi disse
- no, non vado là, non voglio neanche che tu vada se ti è passato per il cervello, cazzo!
- ma ale
- Ale un cazzo, dissi io, basta mà ti chiamo domani, per oggi basta.
- ma lui avrebbe voluto
io cacciai il telefono giù. nel senso che lo lasciai precipitare per terra a frantumarsi la scocca. Si fotta pensavo, cos'è questo? non è nulla che io abbia voluto, nulla. Tornai a casa, non salutai lore, presi le chiavi della vespa e partii di nuovo. Andai allo scoglio piatto dove di mattino andavamo d'estate con Anna, quando stavamo al mare tutto il giorno. Mi spogliai e nudo mi cacciai in acqua. Ero ubriaco, non l'avrei mai fatto se no.
Appena mi tirai fuori dall'acqua, cominciai a vomitare, sentivo le forze abbandonarmi. mi rotolai di lato e sboccai così per un po' che mi sembrava un tempo piuttosto lungo. Nora aveva cercato di parlarmi tutta la sera, ma io non c'ero, non feci lo scazzato nè altro, non era lei il problema.

Il piazzale della chiesa era un parcheggio. molto affollato, così tanti stronzi la conoscevano, oppure erano lì per lo spettacolo. tutti fuori, parlavano di cazzate, li sentivo. Poi riconobbi mia madre distante, stava andando vicino alla donna che piangeva, l'unica. Mia madre è fatta così, si lascia coinvolgere dalle cose, si prende a cuore un carico degli altri e fa di tutto per rimediare. E' capace di farsi andare in merda una giornata o un'intera settimana dietro ai casini di persone che magari conosce di vista. Magariincontra una tipa alla coop mentre cerca i pelati, questa gli si mette a fare un discorso. Per essere interessante deve esserci una disgrazia, mia madre è una persona buona e odia i pettegolezzi, si fa i cazzi suoi da quel punto di vista. Meglio tumori, anziani malati, incidenti stradali, quelle cose lì. E poi inizia preoccuparsi per la persona, la sente e le sta dietro finchè può. E così lì davanti alla chiesa, con quella sua timidezza me la immaginavo a snoccialargli qualche parola di conforto, e poi le passa una mano sulla guancia. Mia madre ha le mani calde e piccole come una bambina, a volte anche parla come una bambina.

Arrivò la bara. la gente cominciò ad andare dentro. dentro lo ricordavo bene cosa mi aspettava, non era poi tanto che era successo. Allora come adesso non riuscivo a commuovermi. C'era Lore, lo raggiunsi ed entrammo. Gli chiesi perchè era venuto.
- boh, pensavo di trovarti qui alla fine. Poi non sono più riuscito a dormire dopo che ti ho chiamato. Alla fine non sapevo che cazzo fare. qui, aggiunse poco dopo, c'è della figa.
il prete cominciò. per i primi cinque minuti, c'era più di una persona che sembrava seguire i discorsi di messa. Si sforzavano, c'erano due innamorati che si stringevano la mano, una vechia che sbadigliava con aria con aria di rimprovero verso di loro. C'era un sacco di ragazzi, grandi piccoli. mi fissai con le scarpe. c'erano centinaia di scarpe da ginnastica dai colori così disparati, trash a volte, a volte sembravano avulse da tutto il resto. Truzzi, borghesi, studenti tutti con ste cazzo di scarpe da ginnastica. Ce l'avevo anche io, così decisi di non mettermele più. Quando la recita arrivò al punto in cui il tipo con la tonaca dovrebbe distribuire la pastina insipida. ma non c'era nessuno a fare la comunione. In effetti non c'era nessun motivo di fare questo lungo addio lì dentro. forse si dovrebbe stare un'oretta intorno alla bara a parlare di lei, a dire cos'era e cosa non era, pensavo, forse a raccontare i suoi momenti felici, quando era bella. Lore disse
- se desse il vino, io ci andrei di corsa a far la comunione.
- ci hanno fatto delle guerre per sta cosa
- per cosa?
- per la storia di dare il vino alla comunione
- però cazzo, cristo all'ultima cena non ha mica dato solo il pane, agli apostoli ci ha dato anche il vino, l'ho sentito, lo ha detto pure prima.
ora la vecchia davanti guardava scurita noi. Smisi di parlare. La cosa si faceva per le lunghe, cominciai a guardare la gente che c'era. Vidi Maria, insieme ad altre due tipe della sua vecchia compagnia. Un po' lontano c'era Robbie, ha la mia età e ha iniziato a spacciare quando eravamo in terza media. C'erano dei colleghi di lavoro di Pietro, lo zio morto di Giulia, con i vestiti sporchi di calce e ruggine. Chissà perchè erano venuti. C'era anche mia madre, seminascosta dietro un pilastro in fondo. Era tutta commossa, povera stupida.
Quando la sceneggiata fu finita portarono fuori la bara, qualche ragazza si avvicinava alla madre al passaggio, un bacio, qualche parola. Un ragazzo con gli occhiali scuri toccò la bara, col pieno palmo. Non so perchè rimasi in chiesa più del dovuto, Lore mi guardava e poi si guardava intorno. Incisi il suo nome sulla panca con le chiavi. Poi uscimmo anche noi. Appena fuori mi venne incontro mia madre dice
- sono felice che sei venuto
- io no
- non ti vedo mai ale, non ti fai più vedere.
- mamma non attaccare con ste storie perfavore.
- hai ragione, dice e abbassa la testa.
- ora devo andare mà.
- vabene, vabene, tranquillo anche io devo andare, ma ci vediamo, vieni a mangiare domenica?
- non lo so, mà, lavoro
- ma a pranzo
- a pranzo di solito sto dormendo
lei è disarmante. sta zitta e mi guarda. i suoi occhi come i miei. intanto saluto Maria e rifletto sugli innamorati che si stanno baciando. Li invidio.
- Ok, le dico, ora vado però, ciao mà
- ciao ale
vado verso la vespa, Lore è già la con il casco in mano. Mi giro
- Mà
- dimmi ale
- ti voglio bene mà. Poi sono salito sulla vespa ho fatto centometri e sono entrato in un baretto. Bene, mi dico a bassa voce, di nuovo a casa.

lunedì, ottobre 08, 2007

ulisse

Poi feci un sogno. ero in cucina che stavo lavando dei piatti e vedevo le mie mani. Erano vecchie come le mani di mio padre, come le mani di mio nonno. C'era anche una musica che non ricordo e il sole che entrava dalla finestra. A un tratto suonano alla porta. io vado ad aprire, ora credo di essere io da vecchio, davanti a me c'è questa ragazza. ha la faccia emaciata e gli occhi, gli occhi non riesco a capirne il colore, sono scuri molto scuri e grandi. i capelli corti e spettinati sembrano prendere un colore chiaro col sole. lei mi abbraccia e mi stringe. io non le chiedo chi è, io so chi è. la mamma è di là le dico. lei entra va verso la porta poi si gira e mi dice:
- c'è qualcun altro, c'è qualcun altro non chiudere ancora.
io vorrei accompagnarla, capisco ora che sono in un sogno e vorrei vedere chi è mia moglie qui. Ma resto sulla porta, nessuno arriva, allora mi sporgo sul corridoio che è lunghissimo e uguale a se stesso e non riesco ad indovinarne la fine. lo vedo arrivare, è uguale all'ultima volta che lo avevo visto. mio fratello bianco in faccia anche lui, è fermo. Io lo chiamo, lui mi guarda ma non si muove. Sono miope, non riesco neanche ad indovinare un'espressione del viso.
- Perchè jake?
- non può risponderti, mi dice la ragazza, non ricordi? vieni, vieni dentro, lascia aperto deve portare una cosa che ha scritto. vieni mamma ti aspetta di là.
poi mi da un bacio sulla bocca. io mi sveglio c'è Nora su di me. ho i suoi capelli sul viso, la stringo forte.
- ahia! dice, Ale basta mi fai male.
- scusa, scusami.
ho l'alito che sa di pattume. ho bevuto di nuovo come una bestia. Nora mi ha girato una canna, profuma di doccia, ha già il costume addosso.
- vai al mare? dico
- vieni anche tu?
- no tranquilla, le dico, tranquilla ci vediamo dopo.

La sento salutare Lore che è con una tipa nel letto. Penso che è meglio se va al mare, che è meglio se non sta con me, se non si affeziona. In altri tempi avrei definito Nora una troia. Una donna la conosci in effetti molto bene dopo che ci scopi. si capiscono molte cose. Con Nora è come se lei volesse solo compiacerti, mentre lo facevamo pensavo questo e gliel'ho detto:
- scopi come me..
- in he senso?
- nel senso che non te ne frega un cazzo di godere, a te ti frega fare bella figura
- che cazzo dici stupido
e' sopra di me quando glielo dico e inizia a muoversi con maggiore potenza per farmi capire, per farmi vedere che non è così.
- guarda che non imbrogli nessuno, passerina, tu sei così, ma sei brava,non dico no..
- sono brava?
- certo che sei brava, mi metto a ridere
- sono più brava di lei?
- di lei chi?
non smettiamo di scopare, ma c'è qualcosa di sommesso, di statico, ora la conversazione è per lei importante, la dimostrazione di un teorema mi dico. in quel momento avvertivo il desiderio di farmi un acido, lo ricordo come se fosse ora.
- lo sai di chi..
- se te lo chiedo vuol dire che non lo so, cazzo
la giro, ora comando io, lei è piccola e anche se abbozza una certa resistenza si arrende quasi subito, in fondo non pesa proprio un cazzo.
- laura
- io non ho scopato con laura, ho scopato con sua sorella..
- con sua sorella?
- si con Isa
- ma?
- ti assicuro che ci riesce perfettamente. basta avere un po' di fantasia.
ora mi tira a sè e mi bacia. mi chiede come è stato con lei. io le dico che non ho voglia di parlarne adesso, che non è proprio il momento e la giro e continuo da dietro. penso che sono cazzi miei come è stato. che chiedere queste cose è una stronzata.

sono uscito. Ho parlato un paio di minuti con Lore ancora in letto, gli ho detto bene di Giulia gli ho raccontato dello sbirro fascista esaltato, si è fatto due risate.
- un giorno di questi, mi dice, un giorno di questi a quella merdina gli facciamo un servizio come al vecchio eh?
- si, gli dico io, non basta altro, sai dove posso trovare Tano ora? sarà al lavoro?
Lui mi dice che è probabile, ormai Tano sta spesso là. Si fa di morfina e si mette a parlare con i vecchiacci per delle ore. parlano di calcio, di sport di politica. E intanto lui caccia giù pastiglie a nastro, manco fosse un malato vero.
Sono arrivato alla casa di ripo alle tre. poco prima dell'entrata c'è lo spazio per gli annunci funebri. C'è anche il suo, di lei. Ne davano il triste annuncio la mamma e i parenti tutti. C'era anche il giono del funerale chiaramente, tra qualche giorno, pensai per l'autopsia, o forse no. Mi venne voglia di drogarmi, di scappare di lì.
ho chiesto di tano all'entrata, mi hanno dato delle vaghe indicazioni, ho detto che ero suo cugino che gli portavo il cellulare che si era scordato a casa. Non fecero troppi problemi. a venti metri di distanza dall'ospizio c'è la caserma dei carabinieri, a cento metri la scuola dove siamo andati tutti, io, lore, mio fratello, Giulia, Tano, in epoche diverse. A duecento metri c'è il cimitero, non è divertente?
L'ho chiesto anche a Tano, quando sono arrivato da lui, era circondato da vecchi. La sala era larga e spoglia, le pareti verdolino sintentico. Ci saranno state una decina di sedie sparse in circolo, tutte occupate da ottuagenari. Il mio amico era in mezzo si stava girando una canna. Lo guardo stupito.
- ah, dice, se è per loro non ti preoccupare, hanno tutti l'alzheimer. sono molto simpatici e innocui, parliamo per delle ore, non si stancano mai di ascoltare, vero ragazzi?
- sei blasfemo
- no, non vedi sono imbottiti di rumenta per stordirli. E' l'unico modo. In fondo questa è una casa di riposo e allora li fanno riposare. Ma è così triste. A volte li faccio fumare. Dio santo Rapetti smetti di molestare la Rosanna porca puttana!
Il vecchio in questione stava toccando il culo di una vecchina davanti a lui con una stampella corta, e rideva pure. Continuò fino a quando Tano non si alzò gli prese il bastone e gli infilò la canna accesa in bocca.
- che vuoi? mi disse, ho degli acidi se credi, me li ha portati una mia amica che è stata a Torino a un rave.
- volevo solo vederti, era un po'.
- ho sentito di Giulia
- si. una coincidenza vero? ieri gli sbirri mi hanno spaccato il cazzo.
- E' normale. non è una cosa carina quella che è successa.
- sai qualcosa che non so?
- so che la gente di qui non gliene voleva più dare. lei c'era troppo sotto e poi non se la godeva per un cazzo. Si vedeva chiaramente che lo faceva per, beh lo sai anche tu perchè lo faceva.
- già. ma io non l'avevo più vista almeno dal funerale. sapevo che era partita.
- si ma tu sei andato a Milano eri via. Quando è morto suo zio lei e sua madre sono tornate e sono andate a stare nell'appartamento in centro. Che io sappia ha incominciato quando è tornata. Mi aveva anche cercato all'inizio.
- in che senso?
- una volta ero in giro, sto inverno, portavo il cane a pisciare di notte. Me la vedo davanti con quei begli occhioni. mi si piazza in faccia e mi dice che voleva drogarsi. io dico che non c'è problema e dopo un pò siamo finiti a casa mia. Lei non ha soldi, ma l'ho fatta drogare parecchio lo stesso e poi me la sono scopata. Una roba bruttissima. Cioè lei era bellissima, ancora più bella di come me la ricordavo, ma era come se si facesse riempire, era muta. comunque dato che lei non faceva un cazzo ho fatto tutto io, lei era docile. Alla fine mi ha chiesto com'era la robba.
Sono nervoso, mi passa la canna. Mi è venuta voglia di scopare con nora. No mi è venuta voglia di baciare nora, di andarla a prendere e baciarla finchè ce n'è. Ma sto fermo e lascio che finisca la storiella.
- Le ho detto le cose che si dicono sempre. Quelle che dicono tutti. Lei mi dice questo me lo ha già detto anche robbie.
- robbie chi?
- Ghirba, quello che ha fatto il cameriere da Giovanni per un certo tempo saranno tre anni fa.
- Va avanti.
- C'è poco da andare avanti. Le ho detto i tornare il giorno dopo. Ci siamo fatti una stagnola e l'ho scopata di nuovo. Lei mi ha detto se potevamo bucarci. Io l'ho cacciata fuori a calci e le ho detto di non cercarmi più, se voleva della droga, le ho detto da chi andare. io non mi buco, col cazzo che mi buco con la merda. Mi hanno detto che ha fatto la puttana per un po' ma sono voci di paese, sono cazzate secondo me.
- con te l'ha fatto
- si, beh no, non proprio. Lo sai come sono fatto, non ci sarei mai andato così, adesso faccio lo spesso, ma tu dovevi vedere i suoi occhi, era come se fossero affamati di luce, quegli occhi così belli, un peccato Ale credimi. Rapetti hai finito o no?

Cominciò a fare una scenata al vecchio che era evidentemente apatico e non capiva nulla. lo lasciai così e andai al mare a cercare Nora. in un certo senso nora mi ricordava Giulia. Pensai alle cose che Tano aveva detto sui suoi occhi, una volta li avevo beccati insieme lei e Jake, era all'inizio, erano proprio innamorati, avevo sentito una certa invidia a vedere come si baciavano con gli occhi. Lei, erano innamorati, poi è passata, come il raffreddore. passa tutto, penso, passerò anchio.