mercoledì, luglio 26, 2006

Bestemmia

Matteo girava senza un cazzo da fare, ed era nervoso, ma non sapeva assolutamente come trovare i soldi. Son tanti trecentoeuro, fottuti, Marco aveva detto che li doveva portare alle 11. Era una specie di prova. Quelli di Genova non scherzavano per niente, non erano dei cazzoni. Gente dura, idee chiare. Le 11, erano le nove, ed era un casino. Erano andati là con la compagnia di Carmine. Carmine era di Catania, a quindicianni era andato a far il muratore con suo zio, erano gli unici italiani della ditta e comandavano. Carmine ce l'aveva con gli albanesi perchè erano stronzi, chiedevano meno ma poi non facevano un cazzo o non facevano un cazzo male che era pure peggio, diceva Carmine. Carmine era un bravo tomo, un terrone, ma si era rasato la testa e i suoi amici erano tutti cattivi che gli piaceva menare.
Quando erano andati a Genova li avevano aspettati in una cantina. Era un posto un pò squallido ma c'era un gran bandierone con la croce attaccato al muro e un sacco di manifesti del duce. Aveva parlato uno con un cappuccio in testa, Marco poi aveva detto che c'erano due poliziotti alla riunione, ma lui non li aveva notati. Avevano detto che servivano giovani, che erano fieri di vederli lì con loro al loro fianco.. Grand'uomo l'incapucciato.

Avevano detto che se lui e Marco volevano entrare avrebbero dovuto portare dei soldi, come iscrizione.. per far vedere che erano seri, che non erano dei ragazzini viziati in cerca di avventura. Marco aveva detto che si doveva fare, che forse una volta dentro gli avrebbero dato anche le pistole. A metà facciamo, ma Marco i soldi ce l'aveva, per lui era più facile adesso.

Matteo entrò in un bar alla cerca di ispirazione, si prese una tequila, due tequile. Si fermò e uscì fece ancora qualche metro fuori dal centro, ma prima di abbandonarlo si trovò al cospetto di un altro bar e non avendo ancora ben chiare le idee andò dentro a prendersi una birra. Con la paga da bagnino ti puoi permettere degli extra, ma non trecento euro pronta cassa, cazzo.. Nel bar c'era una signora che lo guardò immediatamente in cagnesco.
- ..sera- disse lui
- b u o n asera - disse lei con un certo scazzo, senza smettere di fissarlo con fastidio.
- una birra -
- ah una birra eh?-
- si una ceres grazie -
- in bottiglia non la posso dare, hai capito?
- come no?
- e no! e no! c'è l'ordinanza e se non ti va bene te ne puoi anche andare
- signora ho i soldi, ecco, mi dia la birra e grazie
- l'ultima volta gente come te ha fatto casino qui sotto fino alle tre! e poi il giorno vetri rotti per terra, e poi ci sono i bambini!
- ma cosa c'entrano i bambini io voglio una birra cazzo!
- fuori-
Matteo uscì con una rogna orribile. Matto. Raccolse una pietra si girò, prese la mira e si bloccò. Primo perchè stava arrivando gente. Secondo perchè gli era venuta una magnifica idea. Una rapina. Beh ecco magari un furtarello. Da trecento euro.. No in ogni caso servono dei soldi, soldi veri, che quelli di Genova non l'avrebbero mica preso un orologio o qualcosa del genere. Rubare soldi. Prese a camminare, pensando verbosamente, in uno di quei strani pensieri concetrici che alla fine non preludono a nulla di buono. In una viuzza buia scagliò la pietra contro una vetrata di un negozio sfitto. Sghignazzò e scappò sudando come una bestia. Al termine puzzava così tanto che era improponibile tornare indietro. Sbuffò e si sedette sul marciapiede con le gambe sulla strada. Guardò dall'altra parte: San Paolo, la chiesa. Facile.
Si alzò tirò fuori il coltellino e attraversò la strada con una certa circospezione in tipico stile da film, persino compiaciuto raggiunse la porta laterale della chiesa. Dava sulla canonica, facile, vedi a fare il chirichetto.. Povero don.. va beh entriamo si disse. La porta era pure aperta, troppo facile.. Troppo facile, la luce era spenta ma entrava dalle finestre il lampione dela piazza. Si mosse con accortezza, gli sembrava di essere fatto apposta per queste cose, gli sembrava proprio di essere bravo, mentre sgusciava piano dentro la navata illumintata dalle candele elettriche, poche, che restavano un pò tristi là in fondo nella solitudine totale. Si accorse in quel momento di due cose: non si ricordava da quanto tempo non accendeva una candela, e pensò che in fondo ne aveva voglia, anche senza particolari motivi. In secondo luogo adesso si chiedeva se fosse davvero necessario rubare in chiesa. O meglio dove rubare?

Si avvicinò piano all'altare, c'era un grande silenzio, non era preoccupato di nulla. Lì nella penombra gli venne persino un pò di tristezza, si fece prendere dalle paranoie e prima di salire l'altare si fece pure il segno della croce in ginocchio sul gradino. Vide la cesta delle offerte posata dietro il marmone che faceva da tabernacolo. Si fece prendere male e considerò l'ipotesi di arrancare lo sportellino del tabernacolo che era dorato. Si avvicinò e proprio di fronte al crocifisso gli venne un grande pieno di aria nella pancia che quasi lo fece piegare.
Mollo un peto a fatica anche per una sorta di imbarazzo mistico, poi un altro e un altro, finchè gli sembrò di star tranquillo. Con un pò di sudore in fronte, ma più rilassato girò di dietro cercando qualche altra porta dalla parte del coro. Trovò la stanzetta dei chirichetti, frugò ovunque ma c'erano solo tonache e un vestito da prete, di quelli da processione oppure da funerale. Uscì e sconfortato tornò in chiesa. Si avvicinò alle candele, cercò di accenderne una, ma si rese conto che bisognava pagare. Come una bibita. Allora decise di scassinare la cassa delle candele. Fece sforzo sulla porticina con il coltellino senza ottenere molto, a parte un nuovo scoreggione in canna. Mollò, ma mentre mollava si rese conto che era sciolta, che aveva bevuto troppo, che faceva caldo e che si stava cagando addosso. Stette fermo due secondi. Aveva mal di pancia, ma si era bloccato, guardò in basso e vide che le braghe non erano più utilizzabili. Fu preso dal panico.

In quattro soldi con la merda che gli si muoveva tutta addosso, si trovò dalle tonache, si spogliò completamente, estrasse tre o quattro robe bianche e rosse e ci si pulì tutto, cacciando ogni cosa per terra alla rinfusa. Ancora nudo entrò nell'armadio piangendo e ci mollò una cagata orribile. Finalmente esausto afferrò l'abito da prete e se lo cacciò addosso. Scappò di fretta e di corsa filò alla stazione tutto bagnato in faccia da sudore e lacrime. Incazzato nero e quasi ferito malediva la sfiga ad ogni passo pesante di corsa. Giunse sul binario sperando che Marco ci fosse già, quando lo vide cambiò idea.
- cazzo fai vestito così?
Cominciò a insultarlo e a scurirlo come un padre, con una durezza metallica e un tono fermo e pacato che era il tono normale di Marco.
- Io i soldi li ho. io vado.
Matteo lo guardò con occhi tristi e desolati.
- Vabbeh dai, questa me l'ha data Robbie prima. Sai che io non ne prendo di ste robe. Tieni. E queste sono le chiavi di casa mia, almeno lavati.
Fece come aveva detto. Andò, si lavò e tornò in centro che c'era ancora gente. Era solo e non c'erano amici. Niente fumo. Una serata di merda, guardò la gente passare dalla panchina e si cacciò in gola la caramellina di Robbie.

Si distese lentamente allo schienale e si lasciò cadere in un sonno devastato di incubi e illusioni o almeno così gli parve, perchè cominciò a fissarsi sui piedi che camminavano sulla passeggiata, piedi scalzi femminili e non e asfalto morbido che pareva cioccolato blu cenere e immaginò tante gambe stese tanti arti senza corpo stesi a migliaia su quell'asfalto lì davanti a lui con dietro un orizzonte diverso. Una luce orrenda che irradiava da un altro di quei maledetti lampioni a forma di palma, queste palme illuminate come nei presepi, un presepe con la neve sulle colline dietro e l'acqua che scorre di fianco alla tana dove questi due disgraziati si sono fermati a trovare rifugio e c'è questo bue che pzza di merda di brutto merda odiosa ma calda che riscalda il bambino che è nato e c'ha già la barba e sale sulla collina con chiodi piantati nel petto ed è bianco perchè dio è bianco o no invece ora che lo vede meglio è negro come il marocchino che abbiamo incontrato l'altra sera e giù botte che era finito dentro il bidone che Marco gli voleva dar fuoco perchè noi siamo immortali, noi non moriremo mai, e il negro con la barba è ferito e la ferita è leccata da tante vecchiette che ringiovaniscono a vita d'occhio e si scambiano sorrisi superflui e lui che dice:
Tu non sei se non sei nel tuo cranio tu non sei lo stomaco tu non sei il cazzo - e sta parlando a una folla di scheletri vestiti di marca che passeggiano piano piano come in una sfilata di moda di morti e sepolti da cent'anni e io non morirò mai perchè là c'è una madonna bellissima che viene a salvarmi.
- Matteo?
- ho un forte mal di testa - sgranò gli occhi, la guardò bene - quanto sei figa Barbie, come fai ad avere le tette così grosse, vedo tutto
Lei gli molla un ceffone devastante e poi lo guarda perchè lui non si è mosso di un centimetro.
- Scusa Barbie sono un po' svanito mi ero come addormentato, capisci
- sei un porco
- no è che che
Ma non finì la frase, perchè lei ora stava considerando che lui così lui in quel momento gli piaceva tantissimo e non si chiese perchè. Ma gli diede un bacio lì dove la guancia era rossa di male e quandop fu lì tirò fuori un pò la linguetta, perchè lui capisse che quello era il suo giorno fortunato.

venerdì, luglio 07, 2006

Progetti per il futuro, parte I

- Il punto è che se si decide di farla una cosa, bisogna farla in grande.. Noi abbiamo una forte tradizione operaia, la manualità non c'è mai mancata capisce? tre anche quattro fabbriche importanti nel nostro territorio hanno impedito nel tempo una mercificazione del territorio.. e dire che inquinavano si! ma se c'erano le fabbriche non c'erano le case, gli hotel.. la nostra vocazione turistica è recente.-
si muoveva, mentre parlava lungo la strada, con le braccia larghe della giacca, coi baveri che sporgevano su un orologione ricco, ma fine.
- Questi campi.. un'economia agricola.. ulivi e orti, la liguria.. insomma, antica. Ci sono ancora dei vecchi che le potrebbero raccontare.. ma beh ecco lì nel progetto -

Lì c'era un campo umile, con la sua bella razzaia, i suoi rovi sui bordi, lasciati crescere volutamente, come una griglia. Il campo aveva l'erba rinsecchita dall'estate, eppure lunga, dava un'impressione atterrita più che arida. C'era un uomo vecchio in fondo, era seduto teso su un ceppo d'ulivo tagliato, perchè gli fanno male in quel momento le gambe, e per quanto affaticato vorrebbe già rialzarsi. Il terreno l'ha comprato suo nonno ai Marchesi dopo averci fatto il mezzadro per una vita. I Marchesi avevano venduto perchè tutti quanti, moglie marito e tre figli avevano il vizio del gioco e, spesso, perdevano.

- Quel rigagnolo vede.. realizzeremo una copertura, il progetto ce lo fa una ditta fidata, quella che ha - ride - imbragato il nostro torrente, specializzati, lo copriamo e ci facciamo una strada che si percorre tutta la lunghezza dei tre caseggiati, così da un lato hanno la strada e a monte i loro bei giardinetti divisi per miniproprietà. Una concezione urbanistica sensazionale e pensi:-
Era sinceramente entusiasta mentre descriveva il progetto che si dipanava regolarmente sotto gli occhi del famoso ospite. Sbarcato per caso in baia era stato accolto dalle autorità festanti informate da qualche ingrato ristoratore colluso coi poteri forti. A causa di una sostanziale apatia che quel giorno lo coglieva, il noto artista si era chuppato senza nemmeno resistere un lunghissimo pranzo coi massimi vertici locali (compreso, seppure in disparte, il direttore del seminario, un ortodosso noto puttaniere). Poi dato che loro avevano portato il discorso sul piano regolatore, era subentrata l'escursione sui futuri cantieri edili. Il noto artista aveva passato tutto il tempo a messaggiare con alcuni suoi amici idioti,a sbadigliare, a mettersi e togliersi gli occhiali da sole. Ogni tanto l'inaspettata comparsa di una ragazza lo destava.

- Un eliporto ha capito? per noi è proprio un salto di qualità anche in termini di sicurezza per il paese. Lo farebbero là, vede nei pressi di quella casetta colonica. Ci sono dei problemi con la proprietà, ma in fondo sono brava gente, alla lunga capiranno: è nell'interesse di tutti, nell'interesse di tutti.
Il noto artista fu quasi tentato di farsi prendere dall'ottimismo, assediato da ore ormai stava cedendo alle magnifiche sorti e progressive, e si trovava persino a compiacersi di questa sinistra aggiornata e realista. Subito dopo, però si ricordò che il suo mestiere consisteva nello "spacciare sogni" all'umanità infelice, e questi grigi e apatici completi nuovi si trovavano proprio agli antipodi dell'universo.
- Mi scusi sa.. ma vorrei fare un bagno, ho molto caldo e oggi in fondo era vacanza. Non vorrei essere scortese, ma magari qualcuno mi potrebbe riportare indietro.-
Dopo un po' di smarrimento, il segretario, gran cicerone della giornata, si rassegnò a tornare alla macchina. Caldo terrificante, l'impiegato medio stretto nei suoi vestiti di ordinanza fece scattare un aria condizionata fortissima, ma almeno si poteva fare a meno della conversazione.
Arrivati verso il centro si dovettero fermare in una piazza con una chiesa di lato. C'erano centinaia di ragazzi e persone di ogni età che ingombravano la strada e su tutte le faccie la stessa identica espressione di smarrimento.
-Che succede, una fiera? una processione?
- Un funerale - disse e si vedeva che non ne voleva parlare. Ma questo suscitò curiosità.
-Capisco, però c'è proprio tanta gente, era molto conosciuto, lei lo conosceva?-
-Un ragazzo, un ragazzo.. sa a volte la depressione.. forse un incidente, non si è capito bene..-
- Beh.. un giro strano, magari.. di amici.- svolta su argomenti politico-sociali - i controlli ci sono.. abbiamo strutture che ci tengono informati.. poi uffici.. Uffici per i giovani, per l'accoglienza..
- Cioè gli accogliete? -
- Si li accogliamo nel mondo del lavoro- rilassatezza, ma il funerale non accennava a spegnersi. Tutta quella gente entrava in chiesa ed era difficile pensare ad una cosa comune.
- Quindi fate da collocamento?
- Non proprio.. no.. noi li mettiamo in contatto con ditte che cercano, beh accade di raro.. prendiamo i dati e poi li forniamo al collocamento. Comunque io non me ne occupo, sa io mi occupo di progettazione..-
- Lei costruisce delle case, poi le famiglie fanno bambini, i bambini crescono si deprimono e si ammazzano. Di questo passo si troverà disoccupato.-
- No, senta non si possono confondere i piani. Così fa confusione così non si capisce, è molto di più: è il futuro.
E il futuro scorreva lì davanti, il silenzio della folla era fragoroso. Si parlava e si rideva nelle retrovie come si fa sempre ai funerali. E' per esorcizzare. In fondo non è tutta una commedia? Scorreva, ma si fermò. La macchina ripartì. Parcheggiarono in un luogo in centro circondato dalle palme, dove ormai avevano quel diritto solo il papa (quello morto era venuto tre anni prima) e alcune potentissime famiglie milanesi aristocratiche.

Infatti era solo una sosta, l'ingegnere ripartì al volo, il grande artista si trovò solo in una stradicciola caratteristica e sporca. Anche lui era venuto qui un decennio prima, in veste di "milanese". C'erano tanti dettagli diversi nella memoria, poche cose smunte che si tiravano fuori poco a poco. Banche più del solito. Tante ragazze filippine o con tratti latinoamericani e si tante belle ragazze. Si rese conto di avere voglia di scopare, ma tutta la storia del funerale lo aveva preso male. Si trovava a passeggiare in baia da solo quando cominciò a riflettere su morire da giovani. Perchè ci aveva pensato anche lui a finirla. E quante volte. E adesso, non ricco ma "benestante" facendo un cazzo tutto il giorno a parte quello che gli piaceva. E senza mogli, senza rischi. Alcune volte la voglia gli era venuta proprio per una donna. Che se poi ti ammazzi la gente improvvisamente capisce, capisce tutto. Come tutta quella gente al funerale. Non importa chi eri, in fondo, eri giovane e solo questo è già tanto. Un liquore amaro gli venne su dallo stomaco, una voglia bestiale, un lampo di lucidità.

Entrò nella prima taverna che incontrò. Dentro c'era tanta gente, al banco solo una persona. Una specie di vecchio uomo, che sembrava distrutto, con l'aria fredda e scontrosa degli anziani qui. Si trovò a suo agio. Non bisognava pensare a molte cose, vino! vino!! Un bicchiere dopo l'altro, sorseggiato a boccate, e dopo i primi tre chiede una bottiglia. Il silenzio si rompe a poco a poco, con qualche gemito sconnesso.
- Stai bevendo molto - disse Pietro
- Mi sto ubriacando -
Lo guardò un pò, poi gli offrì da bere. Pietro prese una bottiglia e la divisero senza parlare. Il grande artista aveva voglia di scrivere. Si fece prestare dei fazzolettini e una penna, con cui stracciò la carta fragile con vergate come pennellate senza smettere prima di aver finito la parola. Cacciò un centone sul banco e cadde a terra dallo sgabellone mentre cercava di scendere a lato. Quando si alzò bevve alla goccia la bottiglia. rimasta sul banco. Neanche Pietro c'era più.

Si muoveva male e aveva tanta voglia di bere. Lampi di lucidità, ho perso il cellulare pensava, turisti ovunque divertenti turisti, oppure cosa? chi sono gli uni? chi gli altri? Cosa vi differenzia.. patite patite che cosa? Ammazzate i vostri genitori che dico.. Ammazzateli come maiali che vi stanno ammazzando non capite?
Cominciò col parlare piano, poi sempre più forte.

-Ah finalmente, l'ho ritrovata, pensavo che fosse andato via, dopo il bagno.. io ho parcheggiato in zona F e poi sono arrivato, ma.. era scomparso? che succede? ha mangiato?
- no.
- Benissimo c'è una cena importante. Il sindaco, gli assessori, il vescovo! -

Un artista se ne frega. E' una sua priorità. E' cosa comune credere che se uno dice certe cose nelle sue opere, lo faccia con una certa dose di finzione. Non sarebbe coerente se poi concretizza il suo pensiero. Hitler non era un artista infatti. In ogni cosa non bisognerebbe mai dire ad un grande artista che l'arte non è la realtà.

- Ho visto un sacco di persiane chiuse in centro. Non ci abita nessuno?
- Sono case che vengono affittate d'estate. Inverno primavera raramente sono abitate.
- Quindi le case che mi avete mostrato oggi- bevve un bicchiere di bianco intero di getto - sono per i cittadini?
- Anche, certo.. ma forse, poi, chissà?
- Cosa vuol dire chissà?
- Il turismo.
Si alzò andò nel lussuoso bagno dell'albergo dove era la cena, sboccò splendidamente, e uscì di nascosto, prese il primo treno e tornò a casa.

martedì, luglio 04, 2006

Uno stato provvisorio

Di solito non si svegliava mai così presto. Di solito era il figlio del vicino di sotto a svegliarlo quando tornava da scuola, urlando come una bestia scuoiata. Quando si tirò sù vide la polvere filtrare dalle persiane. La vedeva danzare e rimase un bel pò come in trance, fermo. Poi si ricordò dell'appuntamento, ecco perchè si era svegliato, il colloquio doveva avvenire tra meno di dieci minuti. Raccolse la roba della sera prima alla meglio, passò i capelli sotto il rubinetto del cesso e li ripettinò in modo da non sembrare irremediabilmente calvo. Per questo un pò si odiava, prese due o tre goccie di profumo sbattendosele in faccia, mentre si cacciava la porta alle spalle.

Non c'era molto tempo e si sentiva parecchio agitato, erano due mesi che non lavorava e a questo giro non c'erano soldi per pagare l'affitto. Il perchè, pensò, lo sapevano Jessica, Jasmine e chissà quali altre troie. Faceva caldo, caldo sempre.
Tornare da suo padre non era possibile. L'agitazione ovviamente aumentò quando si rese conto di avere perso la corriera. C'era un parco pubblico dietro la fermata, nell'incertezza andò su una panchina e se ne fece una. Una due che dopo in testa ebbe subito tutto calmo, era ora, quanti saranno stati due o tre kilometri alla fabbrica. Che a chiamarle fabbriche c'era già da ridere, perchè non erano un cazzo.. cinque alle volte dieci operai con due tre specializzati che ti comandavano come una merda, come fare il muratore. L'ultima volta s'era quasi tagliato un dito con la pialla. Era carico marcio quando successe, perchè in pausa avevano fatto un salto al bar ed avevano festeggiato qualcosa. Si mise a camminare il più velocemente possibile, faceva caldo ma il peggio era il dondolare che si era messo a fare in testa.

-OH allora? com'è?
- sto andando a cercarmi un lavoro - sto stronzo proprio adesso. un suo compagno di qualcosa. Una sera avevano fatto una cena tutti insieme dovevano convincere una ragazza a mettersi con un altro tipo, poi era finita in maniera un pò diversa.
- E come stai?-
Sporca merda, pensava, come vuoi che sto, merda?
- Bene vado a cercarmi un lavoro -
-Bravo bravo io lavoro in uno studio, faccio un sacco di fotocopie, eh, una menata sai? poi trasferte traffici casini. La mia ragazza non la vedo mai.
- Si beh però guarda io devo andare ho un colloquio..-
- si si, se mai poi ti porto io.. sai stasera vedo Mary.. la mia ragazza e sai..
- cosa c'è?
- ce li hai 20 euro? così sai sono in vacanza, così mi rilassavo un pò..
- ma porco.. ma per strada?
- dai per una volta..
- mi dai 20 e mi paghi da bere, ho una sete del cazzo..
Mentre quel merda si girava tirò fuori qualche grammata e gliela mise nella tasca, gli fece cenno poi mentre erano al bar che quella merda non aveva capito.
Ne bevve tre o quattro di fila e fece sempre più caldo. Il merda sparì al telefono con la ragazza.

Lui prese la porta e ricominciò ad andare, cominciò a rendersi conto che era estate, continuava a vedere bambine ragazzine e mammine scodinzolare con noia. Sudava, e sudavano anche loro e a volte erano i costumi bagnati da sotto i vestiti a pubblicarsi. Si agitava, aveva bisogno di una donna, non c'erano più soldi per le troie. Doveva far presto.
Non si può tornare da mio padre. Non si può, piuttosto in galera. Oh merda forse si.. alla fine è mio padre cazzo.. e mentre pensava queste cose continuava a guardare i culi sodi e sempre più scoperti. Si faceva sorprendere dalle ragazzine, esplosioni naturali che non lo erano più. Non per lui. Lui vedeva solo del gran godere. Una roba liquida e sudata.
Aveva tanta tanta voglia. Si fece una pastiglia, mentre camminava sempre più lentamente era troppo caldo e la fabbrica, il cantierino di riparazioni Mangini era molto lontano.
Vide il figlio del vicino che stava importunando delle ragazzette cercando di vendere accendini.
- Vattene piccolo negro o ti rompo il culo-
quello cominciò a scappare urlandogli finocchio e finocchio. Lui fece per inseguirlo, ma con la coda dell'occhio vide le due ragazzine che lo guardavano maliziose. Allora si fermò e cominciarono a parlare. Facevano la stessa direzione ed era divertente. Perchè alle due gli piaceva che era più grande, e lui lo capiva che stavano sfrigolando. Cominciò a girare una canna mentre erano per strada, che tanto era una strada deserta a quell'ora, un quartiere dormitorio, molto vicino alla zona brutta e lontana dal faro turistico. Le due strabuzzarono gli occhi, e poi cominciarono a mugolare divertite. Facevano le sceme e lui le vedeva, le vedeva come dondolavano belle piene, da leccare. Erano praticamente in costume e a lui che non gli capitava da un pò la fica giovane così da vicino, fremeva, fremeva di brutto. Cominciò a chiedersi come mai stesse accadendo. Tutto a un tratto si stava mettendo bene tutto. Ai cantierini ci sarebbe andato domani, adesso ci passava, guardava se c'era ancora qualcuno. Tanto le tipe andavano di lì.

Facevano le stupide tra di loro, facevano finta di toccarsi, di baciarsi. Non capiva neanche più bene cosa dicessero sentiva risate e campanellini. E non sapeva ma anche quei pezzi di carne che continuavano a ballargli sotto gli occhi facevano dei sordi tonfi di sesso.
Erano praticamente arrivati alla zona dei cantierini, Sonia disse:
- Ora devo andare a casa ci vediamo domani
Qualcosa cambiò. Fu come una facciata secca e infatti la seconda pastiglia ben dosata del giorno andò via immediatamente, e per non farsi capire, mantenne un atteggiamento distaccato e pensieroso anche se da più di dieci minuti stava pensando solo ad una cosa, se le stava già scopando e questo imprevisto era un brutto imprevisto.
Ma, l'altra rimase lì con lui. Sembrava aspettare a vedere dove lui andava e allora lui si mosse e lei come per scherzo gli passò davanti. E lui allora gli posò una mano ben data sul culo. Un culetto che così sodo solo se sei fresca ce l'hai. Lei fece finta di saltellare per schermirsi. Intanto però tornava sotto. Non c'era proprio modo: bisogna essere realisti questo lavoro è andato.. domani non ci posso andare.. tanto non mi prenderanno.. arrotondo in qualche modo e adesso chiavo.
Andò tranquillo in un parcheggio merci pieno container che li scarcavano di mattina. Gli rimise di nuovo la mano sul culo poi la girò con la schiena contro una rete metallica. Lei sembrò sorpresa, lui le prese le tette nelle mani. Lei cominciò improvvisamente ad urlare. Lui era in botta assoluta e per come si era messa la cosa non c'era più tempo per delle cazzate da ragazzina, che ti svegli tutt'a un tratto. Così le girò manata in faccia, e gli premette la bocca schiacciando tutto contro la rete e poi le ficcò le mani nelle mutande e non fu neanche difficile. Lei aveva iniziato a piangere ma stava zitta. Ma la situazione stava per crollare e allora lui le prese la mano e se la strofinò addosso. Poi basta. Scese tutto all'imnprovviso e si rese conto. La guardò cattivissimo come il peggior matto che si ricordasse e la minacciò più volte.
Mentre tornava a casa si annusava le dita. Non mangiò nulla e non rispose al telefono. Fece caldo anche di sera. Lui sognò sua madre morta che piangeva, che scuoteva la testa, e singhiozzando, con un male sordo nelle orecchie, gli chiedeva:
- Cosa hai fatto? cosa hai fatto..