domenica, agosto 12, 2007

la nascita di un arcipelago

Dopo, quando finì tutto, proprio tutto, lore attaccò a fare una canna. maria si è messa a limonare con Tano, con una certa violenza. Quando se ne andarono dalla porta non era difficile immaginare cosa avrebbero fatto. Ciò che va fatto. La canna fu una bastonata alle spalle, funzionò nel distogliere i pensieri più fastidiosi. Tipo il vecchio che abbiamo quasi ammazzato. Fame.

Il panificio Rossi d'estate apriva praticamente alle due di notte e andavano avanti fino a mezzogiorno. Per gli alcolizzati, gli impasticcati, i fumati del paese era il punto di riferimento della notte. la conclusione della battaglia, il meritato riposo, quasi meglio del pompino rapinato in discoteca. D'inverno invece andavamo all'autogrill, passando da un buco della griglia dell'autostrada. Era illegale a quanto pare. Ma quelli dell'autogrill facevano periodicamente l'erba nel sentiero dove si passava, per cortesia ai clienti.

Una delle cose che più ricordo di quell'estate è proprio il profumo del panificio. Un'accozzaglia di odori divergenti e ben intrecciati. Tutte le volte che la sentivo incominciavo a star meglio. Entrammo dentro il panificio.
- Focaccia?
-NO torna dopo
il tipo è scurito e c'ha le palle schiacciate a star lavorare lì a quest'ora. Non capisce la mia necessità di focaccia e questo è un male. Lore è nervoso, Maria prima di andare con Tano si è strusciata anche con lui. Ma nulla di fatto. Questo genere di cose lo fa proprio incazzare. Il tipo ha la maglia bianca da panettiere, sporca e oleata, perchè mette lo strutto nella focaccia, che è per quello che è così buona. ma lo strutto sulla maglia misto al sudore fa proprio schifo. lui dovrebbe capire questo. che io ho accetto di mangiare una qualunque roba fatta da lui, in nome della mia fame.
- Qualunque cosa, quello che hai pronto.
- Non ho pronto niente, cazzo.
Cazzo. il tipo fa il duro. non c'è tensione ancora ma arriverà. La bamba si ripiglia facilmente l'up, comincio a fremere, il tipo ha un coltello in mano che usa per schiantare in tanti pezzettoni il grosso sfilatino che ha davanti. usciamo. Stiamo fermi davanti alla porta, tanto vale aspettare qui, siamo a piedi e il tempo si sta anche mettendo male. un temporale estivo di quelli che rovinano le serate se sei a scopare in spiaggia, o a drogarti all'aperto, insomma se sei a divertirti. Ci guardiamo in giro e andiamo in trance. E' uno scazzo l'attesa, io non ho smesso di fremere e Lore è nervoso, il che innervosisce me.

Mi volsi improvvisamente appena mi arrivò quella paccata sul collo. la vista laterale, la coda dell'occhio mi fece vedere Lore con la stessa espressione che credevo di avere. Dopo sulla schiena senti un corpo che si appoggiava e quel classico gonfiore morbido, le tette.
- Ciao Renzo ciao Stallone
- Laura?
- Si non te l'avevo detto l'ho vista stasera con sua sorella
- sua sorella? Nora?
- no non Nora, disse laura, lei è solo la mia piccina.
- sua sorella è Isa
- Isa? mi chiese guardandomi abbozzando un gesto della mano inequivocabile
- si, disse Laura poi assunse una posa risentita tra il tragico e l'altezzoso, comunque, scandì, se ti interessa tanto, la mia Noretta viene tra un paio di giorni.
- Avete intenzione di fare le stesse cose che fate a Milano? chiesi ridendo, chiesi la cosa più stupida. Lei mi fissò negli occhi.
- Zitto tu. Pervertito.
Non smise per tutta la sera di alludere in toni più o meno scherzosi alla mia notte con isa. Io non dovevo spiegare niente, questo è chiaro e non lo feci.
- Cosa ci fate qui a quest'ora, brutti ceffi? cambiava posa ogni cinque secondi adesso era un commissario della polizia.
- E tu bella signorina?
- Già, aggiunsi, non hai paura? ci sono molti brutti ceffi a quest'ora in giro.
- ma và! che siamo nel paesino dei puffi!
- Già.
in effetti salvo rare eccezioni si poteva dire che eravamo in un paesino di puffi, almeno per chi veniva in villeggiatura. non si chiedevano mai chi erano quei buffi soggetti che vendevano le pasticche, l'hashish o la coca qui. forse credevano venissero da Milano insieme a loro, la droga in vacanza.
- Volevamo prendere un po' di focaccia ma quella faccia di merda vuole farci aspettare.
- Uh, siete proprio dei bambini piccini.
Non ci pensò un istante, entrò dentro e si diresse dal tipo.
- Scushi buonuomo, gli disse facendo la voce da bambina, avrebbe un po' di cibo per me che sono una povera orfanella? perfavore?
il buonuomo rimase interdetto. Abbigliamento di laura: ballerine rosa confetto ai piedi, gonnellina svolazzante non più lunga di trenta centimentri, tanga nero, corpetto rosa pallido, semirigido come a fascia, apparente assenza di reggiseno. Era particolarmente bella e il suo viso non sembrava per nulla accorgersi che era quasi l'alba.
Quel babbeo gli diede due grossi pezzi di focaccia.
- Gracie signole!
Gli diede un bacino poi corse fuori. Per dargli il bacino gli era praticamente zompata addosso. Tornammo a casa, Laura e il cibo vennero con noi.
Si fecero le sei sul divano. Avevamo parlato delle nostre squallide vite, di tutte e tre. Per parlare con lei dovevamo sforzarci di spostarci dai nostri consolidati schemi di disprezzo per tutto. Alla fine ci aveva salvato dalla fame chimica e glielo dovevamo. poi era bella. La bellezza ci riposava, a tratti uno dei due si assopiva poi si ripigliava, parlavamo sempre. Lore raccontò una versione della sua triste storia d'amore, con particolari inediti e questo mi stupì.

Mi svegliai nel mio letto e non ricordavo come c'ero andato. Erano le 4 e mezza del pomeriggio. Avevo un pezzetto di cioccolato posato sulla pancia. Mi alzai, la trovai in cucina che stava sgranocchiando la terza barretta di fondente, stando alle cartacce.
- ti verranno i brufoli
Lei mi guarda con dubbio, poi postura fiera.
- può essere, si.
- Lore?
- Sta ancora dormendo. In questa casa manca una playstation. Stavo cominciando ad annoiarmi.
Mi accesi una sigaretta e aprì la finestra. il sole spaccava e mi diede fastidio agli occhi.
- Perchè non sei andata al mare?
- mah così, in fondo mi state simpatici. prima sono uscita a fare la spesa.
indicò un sacchetto di plastica da dove spuntavano altre due barrette di cioccolato. Dei deodoranti e un flacone di shampoo.
- Ho fatto la doccia anche. l'altro shampoo è di là. Dove stai andando?
Avevo già aperto la porta di casa.
- Via
- Vengo anch'io
- No
Venne lo stesso. Facemmo la strada solita vicino al mare. La gente ci guardava stranita. Lei non si era cambiata dalla notte prima e ora il suo abito appariva proprio una provocazione. Un'edicola dall'altra parte della strada. Girai improvvisamente, lei se ne accorse tardi e infatti mi si lanciò all'inseguimento e poi come fosse una corsa mi sorpassò in mezzo. Arriva una macchina che lei non ha visto. Silenzio. Per un pò ho sentito questo. Poi
- ..mi ha buttata verso il marciapiede, la macchina ha preso lui, ma l'ambulanza?
- Ale?
Troppa gente addosso. Facevo un po' fatica a respirare.
- Ale?
- Alessio? sentì la sua mano calda sulla fronte. Laura, ricordai.
- Che cazzo c'è?
- E' cosciente meno male! Enrico! Sta bene! Hai capito Enrico?
Enrico avrà avuto quasi cinquantanni stava tutto seduto rannicchiato sul muretto girato verso di me ora.
- Stia giù stia giù che arriva l'ambulanza.
- col cazzo che torno in ospedale. Cazzo ci sono stato al massimo tre giorni fa.
- non si ricorda le cose?
- si ma mica per la botta, siamo seri, lasciatemi stare.
Mi misi in piedi con una certa difficoltà e finalmente entrai in edicola, seguito dalla signora complicata che continuava a parlare ma ormai non la sentivo più.
- Voglio il giornale
Me lo diede questo tipo con la faccia scandalizzata che aveva assistito a tutta la scena.
- no guardi dissi, vorrei quello con le pagine locali
- l'ho finito stamattina
- Ti pareva, cazzo.
- Sarebbe meglio se si facesse vedere. lei sembra molto confuso.
non sono ancora molto abituato quando mi danno del lei. Mi fa abbastanza incazzare. Esco e picchio per terra come un asino. Mentre mi caricano sulla barella Laura si fa vicino e mi dice che ci vediamo domani, strizza l'occhio e mi stampa un bacio in bocca.

Al pronto soccorso come al solito mi parcheggiarono al secondo pilastro dicendomi di stare buono e riposare, che adesso facevamo i raggi per vedere se per caso c'erano dei problemi.
Appena gli imbecilli si girano scendo e vado all'edicola dell'ospedale, qui il gornale che voglio ce l'hanno. Apro le pagine locali. il vecchio non c'è, ma domani ci sarà. Ci sarà una sfilata stasera, la foto che hanno messo, c'è una tipa che assomiglia a lei. Oggi forse chiamo Anna, pensai. Lo pensai e basta.

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