sabato, novembre 10, 2007

la fine dell'estate

Dopo che, passarono i giorni, finiva l'estate. So che è una cosa che accadeva tutti gli anni, ma quell'anno sembrava un'emozione più forte del normale, lo so è stupido, ma era una di quelle occasioni in cui mi capitava di riflettere sulla vita in generale, sul mio fallimento come progetto umano (dei miei genitori perlomeno). Forse era semplicemente che mi drogavo come un dannato e bevevo come se fossi già all'inferno. Diciamo che mi preparavo la strada. Nora si vedeva sempre più con facilità con i tipi fighetti della sua età o poco più, stavamo insieme solo quando mi picchiava improvvisamente a casa, mi svegliava e ci prendevamo, finchè potevamo. Dopo un po' cambiò anche lavoro e ci vedevamo ancora meno, viveva con isa. un giorno andammo a prendere un aperitivo nel bar che dava sulla spiaggia, era pieno di gente e all'inizio non mi accorsi che c'era anche un tipo che avevo visto con lei sulla spiaggia. Quel giorno, poche ore prima, avevo incontrato per caso al caffè della stazione un vecchio amico che non vedevo dalla visita di leva. Era un tipo di spezia. All'epoca era una specie sfigata di ciellino di quelli che ci credono e quindi manco lo mettono nel culo alle tipe, perchè non si scherza, si arriva vergini fino al matrimonio. Era fidanzato sette anni fa, una vita a pompini. Che è bello, ci sono passato anche io, però a sedici anni è bello dopo è frustrante. Comunque sulle prime non lo riconosco. Mi arriva sto tipo stiloso vestito da punkabbestia che allarga le braccia, è vestito bene nella loro ottica, con una giacchetta bombata piena di quelle fottute taschine piene di sorprese e smarroni. io puzzavo già di alcol e quindi accolsi l'abbraccio senza pregiudizi, solo dopo gli chiesi chi era
- Sono Felice, non ricordi?
- ma veramente no
felice ci rimane male
- ma questo non vuol dire che non ci possiamo scoppiare una vodkina inseme. in fondo se mi conosci siamo amici no?
il ragionamento non faceva una piega e io me ne convinsi. Era un po' che non scopavo, ormai nora si accontentava di baciarmi quando poteva e faceva finta di niente quando sentiva che avevo il cazzo durissimo nelle mutande. Nora mi piaceva tanto in quel senso. ora di più perchè cominciavo a vedere impossibile la cosa, la paragonavo in un certo senso alla storia con Anna che avevo impostato rigidamente sul modello dei miei salvo poi deflagrare nel finale, o sfruttare il fatto che Anna era molto simile caratterialmente a mia madre.

tornando al mio amico mi spiegò finalmente chi era felice e perchè non lo riconoscevo. Felice dominici dopo una decina d'anni trascorsi a fare l'ecclesiasta, e il catechista pure, una sera in un campo scout tipo vide la sua blindatissima fidanzata allontanarsi dal fuoco dove venivano eseguite a più riprese le canzoni di battisti, le canzoni di battisti portano sfiga, con un giovane catechista anche lui lanciato verso la carriera all'interno della setta. Felice si alza e li segue dopo un po' più che per dubbio, con un certo scazzo motivato dalla preoccupazione che lei, silvia, avesse la giacchetta che non le facesse venire freddo che se no il giorno dopo mentre erano in escursione sul monte aiona la menava che aveva mal di collo perchè la notte era rimasta scoperta. potete immaginare la sorpresa quando li vide entrare ion camerata. ma li per lì pernsò che la cosa fosse legata a problemi di cesso, così imperterrito continuò a dare dietro a silvia. Ma silvia dentro non si trovava. non era nel cesso delle femmine, non era nella camerata delle femmine, non era dal prete, era in uno dei letti della camerata maschile insieme al tipo piccolo catechista che gòli stava facendo un bel pompino. Felice non era proprio felice, la battuta è scontata è vero, ma bisogna immaginare che felice sapeva fin troppo bene quanto silvia era capace a fare quello che faceva, considerati gli almeno tre anni di allenamento assiduo.

Il vantaggio che ne ricavò fu una specie di conversione sulla via di damasco. iniziò a cercare dio nelle droghe che sopiscono il dolore, trovandovi un certo sconforto, ma fu la prima volta che arrivò ad un rave che incontrò il suo paradiso. Più precisamente fu proprio l MDMA a compiere il miracolo. E così come un nuovo san francesco cominciò a dedicarsi a tutto quel genere di feste e circuito di esiliati sociali che vi si nascondeva fino ad assumere l'aspetto con cui lo stavo vedendo nel bar della stazione.
- ora vado mi dice, ho un treno per monaco tra 3 minuti
- vai a monaco?
- si in germania, con dei miei amici dobbiamo prepaprare un nostro personale intervento all'october
-è una figata, non credo di esserci mai stato
- ma allora vieni, sarà tra un mese
- non lo so, non ho più voglia di viaggiare a destra e a manca come un figlio di puttana
- non si finisce mai di viaggiare, figlio di puttana.

E così eravamo nel bar, lei sorseggiava l'analcolico alla frutta, io ero già al secondo negroni. mi dice
- ho sentito Laura ieri, penso che picchierà qui nei prossimi giorni.
- l'estate è quasi finita
- si
- e tu cosa farai Nora? non abbiamo mai parlato di questo.
fumava la sigaretta nervosamente, picchiava la cenere nel posello, a un tratto le si ruppe e perse la brace dentro. d'istinto girò gli occhi sul tipo che dicevo prima, fu lì che miaccorsi di lui e mi resi conto chi era, perchè era lì.
- penso che resterò qui
- dove starai?
- boh? da Isa, da te, che importanza ha? ho anche trovato amici che mi ospiterebbero. ho pensato che potrei andare all'università a G.
Pensai che era parecchio che non vedevo Isa, che avevo voglia di vederla, pensai più precisamente che avevo qualcosa da dirle. E intanto sentivo Nora che mancava. All'inizio, e lo capivo solo allora, lei mi adorava in modo puro. quando mi vedeva perso in tutti quei cazzi che mi frugavano la testa, mi sedeva di fianco e teneva la mia mano. poche volte chiedeva qualcosa, le stava bene anche solo stare lì, ed è strano, ma funzionava sempre.
cercai di baciarla, ma si ritrasse. Ecco cos'era che mancava, il calore di Nora non c'era più, per me. Non le chiesi niente, lasciai che l'aperitivo scorresse fino alla fine mentre il sole scendeva piano, preannunciava un tramonto che non avremmo visto, chiusi nel locale a lavorare.

Dopo qualche giorno all'uscita del bar mi disse che era meglio se non ci vedevamo per un po'. Strano fu un lungo addio anche questo, costò molti baci lunghi e laceranti, molti di più di quanti ne erano serviti con Anna, che praticamente neanche vedevo più, scomparsa. Senza accorgermene cominciai a bere di brutto tutti i giorni, senza fare più pause. Era un periodo in cui non c'era prizzo in giro neanche a pagarlo indecenze. Fu un periodo lungo e complicato in cui trascinai anima e corpo Lore che per seguirmi, spesso rischiava di perdere il lavoro per ritardi o improvvsi collassi nelle camere che doveva rassettare. Una di quelle sere stranissime, forse con la speranza di vedere nora, finii a casa di isa. Era sola, lo stereo suonava i sigur ros. C'è di peggio, comunque piuttosto depressivi, mi dissi. Andammo su nel solaio, ce la dovetti portare a braccia.
- non vengo mai qui
- immagino
- è una fortuna che sei passato
- vedi delle cose bellissime da qui
- sono abbastanza stufa di vedere delle cose bellissime
- sputi nel piatto dove mangi
- no, io non mangio, io guardo il piatto e non mangio niente, di questo ti sto parlando. sono stufa di vedere e basta
- luca?
- e' tornato a Milano, ritorna tra una settimana, ma sono stanca anche di lui
- di nuovo? le dissi e lei mi fece uno sguardo malizioso. Credevo che avremmo parlato di lei, di me. Mi sentivo affine a lei in un certo senso. ma il destino è decisamente imprevedibile, o forse a volte facciamo finta di non sapere dove portano veramente le scale che facciamo, gradino per gradino.

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