lunedì, agosto 07, 2006

Il re e il suo regno

Si mise sopra quel piccolo piano, lungo la salita, che un giorno qualche frate aveva usato come cacatoio, proprio lì di fianco alla panchina. Non ebbe troppa pietà per i due tredicienni che stavano amoreggiando lì sopra. Non gli interessava. Stava lavorando. Bisogna scattare una fotografia, bisogna inventarsi una splendida cartolina. Piantò il trepiedi per terra, montò la macchina con una certa accuratezza, starnutì, si schiarì la voce e si soffiò il naso. Guardò la posizione del sole, calcolò la luce, la prospettiva, il volume di fuoco e mirò. Si incazzò terribilmente quandò contò nello specchietto di mare, in cui consisteva la baia, un numero intorno ai quarantacinque yacht da imbarco puttanoni. Quelli proprio sfacciati, quelli che non hanno altro scopo che sbattere in faccia agli altri il proprio successo. Si incazzò e questo scatenò in lui un sentimento strano, una cosa che non gli succedeva dalle elementari, l'indignazione.

La baia vive di anarchia, un'anarchia spietata che vive ogni giorno l'eterna battaglia tra luce e buio. Verso le otto di mattina comincia ad accogliere i primi anziani che vanno a bagnare le zampe timidamente sulla battigia, in un'acqua che non è pulita, ma almeno sembra salubre. Poi arrivano i primi ragazzetti, quelli che la sera prima non han potuto andare a dormire tardi, con le famiglie le piccole tenere e stronze famigliuole borghesi italiane, che non hanno una vera e propria età, una vera origine. In essa i singoli si disperdono in tanti ombrelloni, veri funghi estivi, vero frutto del deserto sabbioso. Eppure sono loro il Bene e infatti bagnati dalla luce dominano il giorno per intero, trasformando la bella cartolina in un carnaio. Il carnaio, il brulicare fitto di queste varie umanità si riempe poi nel pomeriggio di figa e coglioni. Ai programmi familiari insomma si aggiunge un po' di moda, a tratti volgare si, ma nelle regole in fondo. Tutto questo dura fin quasi al vespro quando crudeli e magnifici cominciano ad arrivare i primi ubriachi molesti, i marcioni, i tossici. Ecco con la notte quell'anarchia posticcia e molto commerciale si trasforma e diventa un luogo di libertà, anche troppa. Ma questo luogo ha delle gerarchie, ha un re. Il re della Baia non lo divenne in un giorno solo, ci si trasformò e pagò un prezzo pure.

Un'estate non troppo lontana, i bagnini secolari, gli scioperati camerieri dei locali per vip con terrazza sul mare e qualche suonatore si trovavano su una barchetta turistica praticamente abbandonata a se stessa. La loro funzione, dopo le sette di sera, era quella dei gabbiani. Ma i discorsi che potevi sentire andando molto vicino non erano mai banali, seppure volgari o depravati. Era più questo che il resto a innervosire il carnaio. La moda dei bagnini rincoglioniti e palestrati si era già insinuata, ma sembrava essere lontana dall'attecchire. Insomma stiamo parlando di una specie di estate mitica. Quel giorno Ettore stava parlando con tono ispirato di un amico scomparso, che nessuno lo trovava più..

Un bravo cristo insomma che aveva un po' esagerato e chissa perchè poi? di famiglia stava bene, un tipo divertente, poteva avere non dico tutte, ma insomma, anche a donne se la cavava. E non era mica la prima volta che spariva. Magari ecco quello un giorno si svegliava che doveva andare a scuola, prendeva il treno e mica si fermava andava dritto. Poi arriva il controllore e scende tipo a Pavia, poi ripiglia sale su un treno pendolari e giunge a Milano. Poi da Milano a Venezia passando il viaggio in compagnia di una punkabbestia che se lo beccia e gli frega il portafoglio. E così senza documenti sto bastardo arriva a Vienna. C'è stato un po', lo hanno raccolto degli zingari, secondo me ha pure dato via il culo qualche volta. Poi un giorno arriva alla frontiera slovacca e si mette a litigare con i doganieri slovacchi perchè pensava che lo stessero pigliando per il culo, lui parlava in inglese e loro non capivano e rispondevano con una roba che era tutto sputi e madonnen. -Ma che cazzo è?, cominciò ad urlare, state alla dogana e non sapete manco l'inglese-. Ma lui non aveva documenti ed ebbe la peggio, anche se ci volle del bello e del buono per fargli sputare il nome e ancora di più per ricacciarlo a casa che lui non voleva tornarci. Suo padre fa l'avvocato e se l'è andato a pigliare. Quando è arrivato alla polizia di frontiera stava scrivendo sui muri della cella le declinazioni in inglese, con due secondini che lo guardavano interessati..

In quella passò un coglione, occhiali da sole e passerona a carico, che con il moscone, fece del gran casino di onde facendo cadere in acqua una delle chitarre. Ettore si alzò in piedi, e dato che il coglione era pure imbranato e incapace di virare il più lontano possibile saltò al balzo sopra la barca e prese a pestarlo selvaggiamente tra gli incitamenti della folla e ululando come un cane lo prese di peso e lo cacciò in mare. Quindi ridendo come un pirata, si mise a pisciare sul retro del moscone. Col tipo che madonnava, ma incapace di risalire anche a causa delle zaffate d'acqua che gli arrivavano addosso dalla barchetta. Ettore prese le chiavi del moscone e le cacciò in mare, poi con perfetto stile si lancia di testa e a tutta velocità ritorna a riva. Gli amici lo raggiunsero allo scoglio piatto dopo cinque minuti, lui stava fumando una canna rilassatissimo, come nulla fosse successo.

Per tutta l'estate il coglione cercò quel tipo che lo aveva trattato così, lo voleva morto. Ma non riusciva mai a beccarlo e la cosa era singolare perchè Ettore era sempre in Baia da qualche parte. A settembre, la sera prima di partire si fumava una sigaretta da solo, perchè la tipa lo aveva mollato dato che era proprio un coglione, e continuava a sentire risate e gorgoglii. Ettore era a tre metri di distanza che faceva l'amore con una tipa di Londra in vacanza. La cosa divertente è che Ettore non sapeva una fava di inglese.

Il fotografo giunse davanti al comune. Il palazzotto tragico in perenne ristrutturazione. Intravide il vicesindaco. Era costui un vecchio dirigente democristiano abile a parlare in pubblico ed esperto nelle faccende diplomatiche, uso al compromesso più di ogni altra cosa.
- Mi scusi, disse il fotografo
- ah è lei, volevo giusto parlarle del calendario, ci sarebbero alcune richieste su scorci particolari, villette da includere nel campo visivo, diciamo, ma, mi scusi mi dica..
Il fotografo cominciò ad arrossarsi. Era una persona timida, grigia e con occhiali spessi e butterati. Ma il suo mestiere lo sapeva fare bene e questo col tempo gli aveva regalato del senso civico. Ora il senso civico stava bollendo, con grandi difficoltà per il resto del cranio.
- La prego venga con me.. andiamo un secondo in baia, disse
- Uhm, va bene, così parleremo delle foto meglio
Giunti in spiaggia il fotografo allargò le braccia verso le innumerevoli barche schierate in pochi metri quadri.
- E' uno schifo, disse
- Eh lo so, ma sono dei begli introiti sa?
- Ma io come faccio a fare le foto? questi restano sempre qui lo sa?
- E lei faccia le foto alle barche.
- Ma io sono stato pagato per fare le foto alla baia non alle barche Gesugesu!
- Guardi non possiamo farci niente..
- E' uno schifo, disse Ettore spuntando all'improvviso. La sua apparizione, con quella faccia da ramingo cattivo, inquietò istantaneamente il vicesindaco poveruomo che soffriva di cuore e si era appena risposato, lui sessantenne, con una giovane rumena che già ci pensava da sola a farlo inquietare.
- Sti bastardi cagano in mare diretto, porcaputtana, guardi là c'è un bambino che sta giocando con uno stronzo galeggiante - disse Ettore
- ma.. abbozzò il vicesindaco
- Paolinoo, gridò la nonna a Paolino, che era il bambino con lo stronzo, Paolinoo cosa hai trovato?
- Ha trovato uno stronzo signora lo faccia venire a riva..
- Silenzio.. sussurrò il vicesindaco, che pubblicità.. ma cosa siete voi, pazzi? ne va della reputazione della città insomma!
- Ma sto mare è una latrina! disse il fotografo

Il vicesindaco era democristiano, tuttora, nel suo cuore loo era proprio, non era un animale da scontro. Fu in quell'occasione animale da fuga. Lasciando cadere il discorso in modo perlomeno buffo, alzò i tacchi senza manco salutare..
- Giunta! giunta! bofonchiò andandosene.
- E se non spegnete quei cazzo di fari là sopra li spengo io! hai capito? gli urlò dietro Ettore.
Ma quello se ne andò e alla fine con fare rassegnato se ne andò pure il fotografo, Come al solito dopo un po' se ne andarono tutti. I fari, che avevano messo apposta perchè i milanesi con le case in baia si erano lamentati dei molesti serali, si accesero al solito alle 21 in punto, come sbirri al penitenziario.

Ettore giunse a casa di suo nonno verso le 22. Entrò dentro e chiese una cosa in prestito al poveruomo. Quello gli disse di si pensando che gli avesse chiesto di andare al cesso. Ettore arrivò in baia alle 22 e 20 puntò la balestra e come un Dio oscuro, in quattro colpi regalò al popolo della notte il suo amato buio.

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