domenica, aprile 22, 2007

è il primo capitolo

Mangiammo poco quella sera. Fu anche una fortuna esserci trovati, perchè ci vedevamo raramente in casa. Lui si svegliava alla mattina presto per andare all'italtubi, dall'altra parte della città. Io facendo il barista tornavo a casa quando lui usciva dal cesso prima di partire.
Quando si poteva ci trovavamo tutti al bar, 
dove qualcosa per ognuno usciva sempre. Poi mi aspettavano e tutti
quanti finivamo nel sottoscala a farci quantità di canne. Avevo 26 anni. Esattamente un anno prima ero tornato dall'africa, da Alessandria.
Abbandonata l'università ero sfuggito ai miei con il fortissimo bisogno di vacanza. Volevo andare molto lontano, le cose con Anna andavano malissimo. Mi sentivo spesso come soffocare e la cosa mi faceva male dappertutto,
 in qualunque cosa facessi o seguissi. Fatto sta che avevo paura di volare, e mi cagavo letteralmente addosso al solo pensiero di partire da solo, improvvisamente e con la chiara idea di non tornare per un po'. Risolsi andando al porto di Genova. C'era un mercantile che partiva, io avevo capito per tunisi, container, roba così. C'era una celletta. Prendevano poco al giorno, facevo un paio di lavoretti di pulizia ma poca roba. Il resto lo passavo sul ponte a leggere. Mi ero portato la roba spagnola di Hemingway, fiesta, per chi suona la campana, eccetera, che avevo grattato in casa di Anna il giorno prima di partire. Glielo avevo detto e lei alla fine l'aveva presa bene. Mi minacciò, mi disse che non l'avrei trovata, che non era sicuro che l'avrei trovata al ritorno. Sulla porta, perchè non volli che mi accompagnasse in porto alla mattina del giorno dopo, mi disse
- chiamami Ale, anche tre secondi, cazzo ma chiamami..
- non so in mare, ma appena posso, ogni giorno che posso, Anna credimi,
- io ti amo Ale, disse e credo che volesse anche chiedermi di restare, ma non lo fece.
- Credimi Anna, tutti i giorni.
Chiusi la porta. Il giorno dopo mi imbarcai, dopo aver capito finalmente che la nave arrivava fino in Egitto. Colsi l'occasione e non la chiamai tutti giorni che avrei potuto. Il viaggio fu molto divertente, molto diverso dal ritorno. Leggevo, leggevo un casino al punto che eravamo a Tunisi quando finì le scorte che mi ero portato. Fui costretto a vincere la diffidenza inconscia che nutrivo per l'equipaggio di filippini e mi aggregai a loro. Passamo simpatiche serate con la colla. E imparai un bel po' di spagnolo.
Ad Alessandria un colpo di fortuna dopo l'altro mi portò a diventare guida per i viaggi a El alamein. me la cavavo con l'inglese e il lavoro era per un agenzia italiana che serviva anche crociere. Vivevo al porto in un appartamento dell'agenzia. Metà dei soldi andavano via per l'affitto. Anche in questo caso ero un mezzo turista. Dopo tre mesi cominciai a bere brutalmente. Andare nei locali per turisti era l'unica speranza di fare due chiacchere con una tipa e dopo un po' cominciavo a sentirne il serio bisogno. Ma anche qui le cose andavano male. Così bevevo un casino e il giorno dopo mi trovavo a fronteggiare folle di inglesi reazionari della peggiore specie o di fascisti italiani in pensione o quasi che andavano a vedere immensi cimiteri o immensi deserti. Iraq e compagnia cantante cominciarono a rendere la vita difficile erano passati quasi 9 mesi e diedi il preavviso per andarmene, per tornare.
Mi mandarono una tipa a cui dovevo insegnare le cose. Una settimana. Michela di Roma. Siamo stati insieme tutti i giorni e dopo il secondo giorno la sera venne a dormire in camera. Furono in effetti gli unici giorni di vera vacanza in nove mesi, ma di colpo dimenticai tutto ed ero veramente pronto a tornare. Ci baciammo a lungo la notte della mia partenza. Sul molo con gli arabi che ci guardavano incazzati neri. Michela aveva la mia età, non era brutta ed era dolcissima. Avevamo parlato solo di me. A questo pensai per tutto il ritorno, tra una
sboccata e l'altra perchè non ebbi la stessa fortuna che all'andata. Di lei ricordavo a memoria l'indirizzo, che mi scrissi sulla prima pagina di Fiesta e avevo il telefono.

Sbarcato a Genova chiamai senza risposta Anna, poi Tano mi venne a prendere. Chiesi degli altri. Le poche cose che sapevo me le avevano dette i miei e lei quando li sentivo. Nulla di che comunque, nessun morto, nessuno in galera, Lorenzo aveva trovato lavoro a Milano. Poi c'erano le tipe, gli intorti, il come passare il prossimo sabato sera. Io lo passai con Anna. 
Un anno dopo, dicevo, lei era in toscana dai parenti. Sua nonna stava male e c'era il rischio che ci rimanesse, 
così era partita da tre giorni ed ogni giorno era sempre peggio. io mi sentivo solo e come il peggiore stronzo sulla terra la trattai di merda e con distacco. E se lei mi domandava qualcosa facevo come niente fosse, ma in realtà anche al telefono le facevo pesare che se ne era andata. Non parlavo più coi miei da mesi, stavo a Milano in casa di Lorenzo, avevo trovato lavoro da barista, e avevo un'altra vita da quando ero tornato. 
Cenammo insieme, poco. bevemmo qualcosa e dato che a tutti e due era presa bene uscimmo per il centro, un
locale interessante. Nei cessi c'era un tipo che pippava a raffica, era completamente sverso e metà della roba 
andava sprecata nel lavandino. La sua tipa entrò mentre io attaccavo a pisciare e mi beccai tutta la sceneggiata. 
Quando mi girai vidi la tipa. Era più piccola di me e di lui. Era molto bella ed era molto triste. A lui venne una 
specie di attacco di panico e cominciò a sboccare paurosamente. Lei per un attimo si girò verso di me, pensava 
che stessi giudicando qualcosa, io pensai solo che aveva gli occhi di un verde molto strano. Disse al tipo che era
carponi per terra nel suo vomito un ciao che voleva dire basta e uscì abbastanza di corsa.

Il locale era strapieno di gente, con molti ragazzini. E ragazzine. Non ci si capiva il senso ed era piuttosto facile 
smarrirsi. Infatti non trovavo più Lorenzo, così mi rassegnai attacato al bancone a rimediarmi una serata decente
a base di vodka. Facevo chiacchere a caso con tipe o tipi, a un certo punto finì dietro il bancone perchè il padrone
era un cliente del bar e voleva vedermi all'opera lì. Mi stavo annoiando e così andai dietro a fare dei gran mohito.
Dopo dieci minuti che ero dietro si presentò Lorenzo con una ragazza. Sarebbe più esatto dire con una figa maestosa.
- Io sono Laura, disse prima che Lorenzo avesse il tempo di dire qualcosa. Lei attaccò a parlare a raffica di quello che le piaceva fare, prendeva per il culo, punzecchiava, alludeva molto molto innocentemente 
e di continuo e in sostanza mi impediva di lavorare. Così mi tolsi dal banco. Lore aveva un'espressione ambigua che
non preludeva a nulla di buono, forse dovuta al quinto cristoèrisorto che sgolava proprio in guel momento (il cristoèrisorto è una variante del gin tonic in cui la gasata è sostituita insospettabilmente male dal bourbon, fa schifo ma si presta ad effetti inauditi). Laura doveva aver bevuto, non pesava tanto e non pareva saper reggere bene. Però era molto simpatica, apparentemente deficiente ma simpatica. A un tratto mentre Lore tentava un timido approccio sul fianco destro comparve tra noi la ragazza che avevo visto al cesso. Messe a fianco sembravano sorelle, ma non lo erano, frequentandosi tanto, probabilmente, si assimilavano.
- Questa micetta qui è la mia Nora, disse Laura e le stampò un bacio in bocca restandole attaccata quel tanto
 in più da creare dei dubbi. Nora appena era spuntata fuori dalla cascata di capelli della sua amica spiò le nostre reazioni con freddezza poi assunse un'aria imbarazzata. Laura aveva i capelli neri lunghissimi, avvolgenti e le incastonavano il visetto da angelo, come fosse una madonnina.
Nora invece era bionda, aveva il corpo sinuoso e un neo scuro a lato dell'occhio destro. Stettero con noi ancora un po', il tempo di farsi offrire qualcosa da Lore che ormai stava squagliando nei propri ormoni. A me la cosa sembrava divertente, vederlo dico, io avevo Anna a Bologna, ma non pensavo ad altre. Per me era normale, quando ero tornato, le cose forti che ho sempre provato per lei si erano mischiate a gratidudine. Infine lei c'era sempre, non le chiesi mai dei nove mesi passati da sola, se qualcuno accennava a qualcosa nei discorsi, non stavo ad ascoltare o parlavo d'altro. Le due ragazze erano bellissime, troppo credo. Per questo era divertente starci insieme lì, nel locale fico. La gente in bamba e alcol è lucida e rancorosa, ti guarda in un modo così squallido se sei fortunato, che ti fa proprio godere, ridergli in faccia. Comunque non erano per gente come noi, non capivo neanche come facesse Lore a conoscere Laura. Se ne andarono. Noi trovammo un paio di amiche, con una Lore riuscì anche a fare qualcosa nel cesso e a convincerla a venire a dormire da lui. Mentre uscivamo lui era intento in una slinguazzata, così le vidi solo io contro una delle colonne dell'uscita. Laura si stava praticamente facendo un trentenne pelato palestrato, molto alla moda. Nora era molto languidamente abbracciata all'amico di lui, sembrava quasi che si stesse facendo consolare. Non so perchè, ma la scena mi risultò un po' triste, poco importava non le avrei riviste mai più.
     

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