martedì, aprile 24, 2007

parlando di anna

Andavo a trovare Anna tutti i fine settimana che potevo a Bologna. spesso Lorenzo mi accompagnava. Aveva pochi amici a Milano e quando veniva gli si trovava sempre un'amichetta con cui passare la serata. per un mese ebbe anche una storiellina, con una ragazzetta che stava preparando la maturità. Si sentivano tutti i giorni. Ma lui le mancava troppo così decise di troncare. Sospetto che fu lei a farlo.
Partivamo col treno abbastanza presto, infatti avevo sempre un umore di merda quando arrivavamo. Ma Anna era sempre in stazione ad aspettare e mi sorrideva quando scendevo. A poco a poco, mi curava il malessere. Giravamo per ore in centro, o ci chiudevamo in casa sua a scopare se non c'erano le compagne. Viveva con altre due che facevano astronomia con lei, venivano da Roma ed erano mignottissime, ma molto buone con lei. Quando eravamo a letto mi si poggiava addosso alla fine 
e si addormentava così stremata che non si svegliava minimamente quando la abbattevo di lato, dopo un po' per
andare a pisciare. Tornato mi mettevo a guardarla, a volte disegnavo sopra di lei, scrivevo poesie o canzoni. Io suono la chitarra. Anna si era innamorata di me dopo un concerto che avevo fatto nella sua scuola. Aveva 18 anni ed era la cosa più
dolce che mi fosse capitata, mi fece una corte sfrenata per mesi, poi ci mollò. Quando smise di seguire ogni istante
 della mia giornata mi resi conto di quanto mi mancasse averla tra le palle tutto il tempo. Così me la andai a prendere
 sotto casa sua, lei che è una donna, sapeva che sarei venuto.

Anche Lorenzo suona la chitarra. Sul treno andando a Bologna passavamo il tempo suonando. Lui aveva avuto un gruppo anni fa, come accade a me si erano sciolti, ma non aveva mai smesso di crederci, almeno fino a quando non aveva trovato il lavoro a Milano. Durante qualche zingarata ci mettevamo a suonare per strada per raccattare i soldi del pranzo o della cena. Non che non si avesse soldi, era proprio per fare i cazzoni. Lo conoscevo dal 2001. Era del mio paese come tutti gli altri, ma lui non lo vedevo mai. Durante l'estate in quel periodo avevamo come luogo di ritrovo una vecchia discarica in periferia, nella zona delle fabbriche. Ci vedevamo lì per radunarci e poi ci spostavamo in massa in centro. Per ingannare il tempo si spaccava della roba della discarica, macchine, lavatrici, materassi robe così. Questo divertimento attirava evidentemente molto perchè ogni giorno c'era gente 
nuova, ragazze ragazzi. Venne uno che apparteneva a circolo ultracomunista e spacciava fumo all'ingrosso ci disse se andavamo il giorno dopo a Genova. Di noi in pochi si erano interessati alla vicenda. Onestamente la delusione era larghissima, non che non si fosse informati, ma in pochi erano mai stati ad una manifestazione vera, più per mancanza di interesse che di occasioni. Io ero nei pochi, Lorenzo che era lì disse che sarebbe venuto. Il tipo diede l'appuntamento in stazione alla tal ora. Il giorno dopo ci trovammo, i miei erano in vacanza quindi non avevo avuto rotture. Ma in stazione c'eravamo solo io e lui. Dopo un'ora salimmo sul primo treno che finiva a Brignole. Arrivammo intorno a mezzogiorno, lo spettacolo meritava il prezzo del biglietto. C'erano container messi alla rinfusa un po' ovunque e un atmosfera da guerra civile che si sentiva sulla faccia. Gli sbirri erano schierati proprio davanti alla stazione. Ma di ragazzi, di manfestanti ce n'erano pochi ed erano tutti davanti allo schieramento della polizia. Ci unimmo a loro e si facevava due chiacchiere con due tipe spagnole che erano in vacanza a Genova o in Orgasmus non ricordo bene. A un certo punto si presentò un tipo scuro con un bandierone rosso con la sigla del Pkk, era un curdo, si era perso. Un'altro tipo che si stava mangiando un panino a pochi metri da noi prese a lanciare molliche di pane agli sbirri come se fossero piccioni. Lorenzo aveva visto troppo cominciò a sghignazzare e come spesso fa a tirare botte a oggetti indeterminati per fare festa della cosa. Gli sbirri si innervosirono. uno col megafono disse di spostarsi da dove eravamo. Io mi girai per raccogliere lo zainetto sentì un colpo. Uno di quei bastardi aveva lanciato un lacrimogeno. Il robo picchiato per terra si mise a sprizzare un fumaccio che ho saputo poi era al gusto peperoncino. Cosa potevamo fare? scappammo tragicamente verso Marassi. Per tutto il giorno provammo a ritornare verso la stazione ma fu una cosa inutile. non ci facemmo mancare niente comunque, blackblok, sbirri impazziti, suore e tutto il resto. Alle sei cominciammo
a sentire i primi numeri di morti. Chi diceva due, tre. Tutti stranieri dicevano tutta gente non di qua.
Poi mi chiamò Tano che era venuto nel pomeriggio dopo aver staccato ai bagni dove lavorava. Tornammo con lui.
Avevamo già trovato modo e maniera di accamparci da qualche parte ma non ci parve il caso. Io non rispondevo 
più al telefono. Avevo fatto l'errore di dire a mia madre verso le tre che ero venuto al G8.

Da allora diventammo proprio amici. Lui voleva molto bene ad Anna, mi aveva insultato quando gli avevo detto del
 mio viaggio. Diceva che lei mi faceva bene, dopo che la vedevo ero una persona migliore. E forse aveva pure ragione. 
Era fine maggio, stavamo tornando da Bologna, chiamò sua madre sul mio telefono, lui se lo era sciolto a casa a Milano.
Marisa piangeva io mi preoccupai. Lui si fece improvvisamente serio e duro in viso. Suo padre era stato messo sotto
 da una macchina. Ce l'aveva fatta ma non avrebbe più usato le gambe, probabilmente.  

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