mercoledì, aprile 25, 2007

orfeo

Arrivati a casa decidiamo insieme di mollare Milano. Fu una decisione per nulla difficile. Lorenzo non aveva mai sofferto troppo le costrizioni, io ero preso da una terrificante crisi da sindrome di Peter Pan ed ero alla continua ricerca di ispirazione nuova. Inoltre sua madre non era assolutamente in grado di reggere il peso del marito da sola. Se Lorenzo se ne andava io avrei dovuto trovar casa e non avevo voglia di restar solo, avevo paura di annoiarmi.

Comunque restammo ancora un mesetto per terminare le ultime cose che restavano in ballo, licenziamenti, chiusura dell'affitto e poi amici. Lore era depresso spesso, quando, due settimane prima di tornare, non aveva più dovuto andare in fabbrica, passava le giornate da me  e se la prendeva sempre fortissima. Roba che alle 6 del pomeriggio non era già più presentabile, a delle tipe intendo. Più avanti nella serata cominciava a intrattenere discorsi assurdi di politica con i personaggi più strani o distanti dalle sue idee. Cercava in tutti i modi di non risultare imbarazzante per me, così quando davvero esagerava si spostava nel bar di fianco e lì cominciava tutto da capo. Poi quando staccavo lo andavo a prendere. L'ultima sera staccai prima, lui era eccezionalmente mezzo lucido perchè si era svegliato con un mal di testa orrendo e si era strafatto di novalgina. Così fino alle 11 non aveva mischiato. Al massimo una birretta. Così io ci credo, dico,
- ci sleghiamo le briglie stasera
- e dove andiamo?
- nel locale, quello dove eravamo stati, che avevamo incontrato quelle tue amiche.. Laura, mi pare..
Gli si illuminarono gli occhi. A volte mi sorprendo. Forse avrei dovuto finirla psicologia.
- Si Laura, Laura.. era da quando c'era stata la botta di suo padre che non rivolgeva parola ad una donna. La cosa sembrava proprio piacergli.

In breve raggiungemmo il posto. Non lo ricordavo così, era molto più plasticoso quando ci tornai. Il padrone mi aveva preso in simpatia e mi ci aveva invitato al pomeriggio quando era venuto a prendersi un negroni. Abitava sopra il bar. Non pagammo all'entrata, dove c'era pure un po' di coda. Lore si mise a caccia, aveva un obiettivo abbastanza visibile.
Laura l'aveva conosciuta quando faceva il bagnino giù. Era un po' più piccola, ma molto sveglia e già bellissima. Una di quelle che il padrone gli aveva detto di non toccare. Piena di soldi da far schifo. Una streghetta maligna.
Dopo mezz'ora che siamo dentro lo ribecco in uno stato scandaloso. Mi dico che in fondo è una serata a briglie sciolte. Che in fondo non è importante come e se torniamo a casa stasera. Questa città che è insieme straniera e unificante, questo stile che ci vortica intorno in mezzo alle fike, strafatte, stracariche, ai coglioni griffati. 
ogni tanto vedi anche qualcuno della tv, in posti come questo. Ma qui la gente non è riservata, siamo così vicini all'olimpo che il miracolo sembra anche più possibile, in fondo hai gli dei a portata di mano. Dai magari quel tipo lì che gioca dove gioca? nel chievo, quello lì che non è neanche tanto brutto, si innamora di me. Che vuol dire mi scopa. Ragionamenti contrari facciamo noi, quando vediamo passare la Canalis. Due parole non si negano a nessuno. Mai. Soprattutto se nel giro di dieci minuti ti scoppi quattro vodke in fila e adesso giri la sala con freddezza e portamento, nella mano un gin tonic che è uscito dalle tue peggiori esperienze adolescenziali in discoteca. E in fondo la discoteca è sempre la stessa, c'è persino la stessa musica.

In questo stato mentre stavo dicendo
- Che razza di merda, Lore, scopassi almeno, ma così è solo merda..
- ma tu scopi, la Anna?
- si, ma qui non è la stessa cosa. per quello, anche tu scopi.
- dici che ce ne fa un altro gratis?
- cazzo non puoi averlo già finito
- non ti incazzare è che secondo me, ti giuro, c'era troppo ghiaccio. di liquido ce n'era pochissimo.
Ovviamente biascicava. Mi chiamarono gli amici del bar per venire lì dove eravamo. Io esco dal locale la tuona e il frastuono mi impediscono di capire e faccio uno sforzo terribile anche fuori. Quando tappo la telefonata mi sembra di vedere una tipa che assomiglia a Nora. Sorrisi, forse c'era ancora speranza per Lorenzo. o forse quella sera se c'erano avrebbe fatto piacere anche a me. Quando cerco di rientrare una tipa mi ferma. E' piuttosto bella mi tira a sè e mi porta verso il cesso. Insomma il cesso di questo posto sembra essere fatto per questo genere di cose, è un groviglio di specchi e stronzate. Quando chiudo la porta dietro di me lei mi mette in mano una pastiglia. Momento di panico. La prendo ed è già nella mia bocca, non serve acqua per cacciarla giù. La tipa vuole dei soldi, glieli dò. Mi sto chiedendo che razza di stronzata avessi preso quando sento l'inizio di un euforica sensuale estatica tachicardia del cazzo. Ma adesso non ho paura nè capisco qualcosa. Ho dei punti cardinali fermi nella testa. Seguo un cameriere, gli sto appresso. C'è un sacco di gente fica qua dentro, un sacco di soldi. I soldi della gente tendono a scintillare come fossero tutti parte di un misterioso tesoro dello scrigno. Il cameriere prende l'ordinazione io mi avvicino ad un tavolo di ragazze e senza troppo imbarazzo mi impadronisco di un gin lemon che sembra abbandonato. Le tipe fanno finta di niente.

Trovai Lore al banco, Laura lo stava sfottendo:
- Ma trovi che bevendo così migliorerai le tue chanches?
- non sto mi ca bevendo troppo.. ok sto bevendo, sto bevendo
- Minchia Lorenzo..
- Ciao A.. A...
- Alessio.
Mi venne in mente mi fissai sul binomio Alessio e Anna. Mi venne facile. Il mio futuro era il mio presente e forse ero miope.
Cominciammo a parlare, io personalmente a ubriacarmi di brutto. Cattivi pensieri mi offuscavano la mente eccitata. Troppo eccitata. La droga e l'alcool non aiutavano per nulla. Laura era parecchio, parecchio bella. Avevo veramente voglia di non capire più niente. Più mi concentravo su questo più il mio cervello insisteva sul concetto di bilanci esistenziali. Non potevo che sognare, i discorsi di Laura, le cose che diceva non erano le banali minchiate che potevi aspettarti dal suo personaggio. Erano molto più imbecilli, ma proprio stupide, così stupide che erano quasi paradossali. Ridevo, ridevamo. Continuavo a bere. Di solito, come ho detto, cerco di essere vigile finchè posso, è un modo di stare al sicuro. Quella sera mollai, la sera prima di partire. 
Ricordo di aver ivisto Nora prima di uscire, ma poco di più.

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