venerdì, aprile 14, 2006

Crepe sul mare

C'è un grosso capannone prefabbricato di quelli che saltano su dal giorno alla notte, come i funghi. E' una delle pareti laterali lunghe, qualcuno ha scritto un grande nome per un ragazzo caduto, decine d'anni fa; è lo stesso nome scritto sul muraglione di cemento dietro il capannone, ma ora non si vedeva pià dalla strada. Comunque ora davanti alla parete sopra il marciapiede c'era una vecchia vespa blu, in posa eroica anni 50'. Non c'è nessuno intorno, ma è normale, la fabbrica l'hanno costruita in un piccolo valletto alle pendici di un bosco di castagni, arrampicato su un crinale. In cima alla collina, salendo sù uscendo dal bosco, su un pratone d'erba bruciata dal sole tutto l'anno, i ragazzi ci vengono a far l'amore d'estate, le rare volte che glielo suggerisce l'incoscienza o la libertà. Ma giù nel valletto non ci veniva mai nessuno, neanche a cercare i funghi. Il silenzio metteva paura lì nell'ombra e i castagni di frontiera, le quercie sentinelle erano particolarmente spavaldi.
Non c'è nessuno. La fabbrica l'hanno chiusa l'anno scorso, anche se andava bene, anche se gli operai pieni di lena, con le case nuove appena inaugurate giù al fiume, si guadagnavano la garanzia per vivere. Il magazzino è vuoto dentro, due mesi fa c'erano venuti un paio di marocchini a dormirci. Poi una sera dei delinquenti erano entrati con la refurtiva mentre quelli dormivano e ne era nata una scena comica generale, per quanto lì nel momento non si divertì nessuno. Finì che i sopravvissuti africani abbandonarono la casa provvisoria per andare in un appartamento nei vicoli con altri tre. Gli altri li legheranno a capodanno per un banale incidente.
Sopra la vespa blu c'è una stratocaster rossa, con alcune microscopiche righe di lato e sul culo. Lui le conosce a memoria, le conosce con affetto, con nostalgia.
La strato l'ha lasciata lì, ora è dentro.
Lei è via, è con qualcuno. Con molti o pochi non importa, ha gli occhiali da sole nuovi, sta ridendo e non soffre. Lei sa che c'è un tempo per ogni cosa. Le rivoluzioni chiedono sangue come prezzo, non risate. I giocattoli lei li ha distrutti ad uno ad uno fino a che la sua camera fosse uguale al suo cuore. Matura, caotica e sfasciata. Poi è uscita, il resto sono corpi e nomi. Il resto è lei stasera nuda davanti allo specchio, i lunghi graffi vivi o spenti.
Lei è via, il veleno è appena iniziato a fluire, scorrendo lentamente lui è uscito zoppicando con le ginocchia molli. Anche gli alberi sono sfocati. Lei gli scorre dentro mentre cavalca il sentiero a caso. Lui la sente, sente dov'è, ed è tutto ciò che conta. E' un'immagine, il secondo giorno, alla strada del porto, quando gli veniva incontro in mezzo a tanta gente. Lui era felice. Il bosco finisce, non finisce l'ombra, la maglietta l'ha persa nel bosco sta sudando sta per cadere. Perchè tutto è grande e piccolo insieme, come grandi e piccoli dei. Laggiù si vede il mare.

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