sabato, aprile 22, 2006

La lotta continua

LOTTA CONTINUA! c'era scritto sugli argini di cemento armato del torrente Cacarello che scorreva in mezzo al paese. Da cinquantanni erano in due a scorrere, lui e la ferrovia, tagliando in due le case, sponda su sponda. Poi un giorno, trentanni prima il Cacarello aveva pensato bene di gonfiarsi tutto, aveva detto: -Adesso faccio l'alluvione della madonna bastardi, v'affogo tutti come a Firenze- col risultato di buttare un po' di pantano, far smottare l'Aurelia e riempire di zanzare i campi che presto sarebbero diventati castelli di monolocali. Comunque aveva fatto il furbo in un momento brutto per l'Italia, c'era gente in giro -purtroppo anche in sale di giunta- che posta di fronte a un problema aveva un unica grande risposta ideologica: CEMENTO ARMATO. Non ci sono case per i poveri? frana un monte perchè abbiamo esagerato con la pulizia dei boschi? un torrentino che di merda ha anche il nome tracima per due ore? la risposta era sempre una. In effetti solo a pronunciarlo, uno si sente più sicuro, percepisci la stabilità. E la percepì anche il Cacarello, che in capo ad un annetto si vide imbragato da sti mutandoni di cemento grigi e squallidi che uno per forza se c'ha vent'anni e qualche idea per la testa ci va a scrivere qualcosa, perchè, a dispetto di tutto, gli Dei dei corsi d'acqua mica son morti..
Veramente si leggeva solo L...INUA., per il tempo, mica perchè qualcuno lo avesse scancellato. Sbiadita a poco a poco, era diventata una specie di cartolina: il passato operaio e partigiano della Portofino plebea. Dall'officina Paolo, la vedeva tutto il giorno, sempre. Con il sole, quando pioveva fino, quando c'erano le nuvole grigie e gravide costipate, pure il giorno che era nevicato tanto, perchè era l'unico posto dove la neve non si era fermata. Non perchè ci fosse acqua nel Cacarello, che da quando lo avevano messo in camicia di forza s'era come rassegnato a essere un rio minore e pure un po' sfigato. Paolo c'aveva quasi trentanni e sotto sotto si voleva pure sposare, aveva visto anche la casa lì dove sarebbe sorta. Un bel condominione in periferia, dove un tempo c'era la fabbrica dei pali del telefono. Certo che si incazzava un po' quando vedeva le persiane chiuse d'inverno lì in paese, vicino a dove lavorava.
-O Paolo molla lì il mercedes e segui un po' sto signore che devo andare a prendere i ricambi- Il signore aveva le braghe a zampa di pelle, pure lise, camicia lisergica stile hawaiana, baffoni da generale prussiano di quelli cattivi e insondabili occhiali scuri. Età compresa da 30 portati malissimo a 60 con molto viagra. Dice di chiamarsi Eric, ha bisogno della macchina per il pomeriggio, è stato in paese due giorni, ma ora deve già ripartire. Dice che il freno gli da qualche problema, che non sà, che sente un rumore strano.
Erano le sei, alle sette Mauro chiude e chi s'è visto s'è visto, Ora Paolo era da solo. Ma il tizio era proprio bizzarro. Da qualche parte nella sua testa maturò una certa simpatia. E va beh, gli disse, venga tra due ore, vediamo cosa ho fatto.

Quante fichette, pensava Arnold Messner, passeggiando amabilmente col suo litrozzo di birra per le mani. Belli, però, perchè ci stava bene in mezzo alla gente normale. Lui in fondo non si sarebbe mai sposato, ma non nè che fosse una roccia e basta. E' il "lavoro", tutta sta ansia per gli sbirri, che poi il capitano di Salerno è pure mio amico, ma comunque una donna che vuoi che capisca. E non era il sesso, che per quello lui non aveva mai avuto problemi, erano le carezze di cui aveva bisogno ogni tanto, come sua nonna su a Monaco, quanti anni fa? Da quando si sentiva un po' più vecchio si cercava ste troione italiane, non ragazzine, e si pagava il lusso di parlare un po'. E allora anche loro parlavano ed era proprio bello certe volte. No, che con il "lavoro" non poteva mica fermarsi, e allora erano meglio le puttane quelle vere. E un po' di ridere.
-Eric?- -si ingegnere- -ti confermo tutto: il cavallo deve essere a Ginevra per domattina. Hai capito bene? alle sette. Ci sono problemi?- -Non ci sono mai problemi ingegnere-

Lo vide arrivare alle otto e mezza, aveva una fame bestia, ma aveva deciso di finire il lavoro. Chiara certe volte non capisce un cazzo, Paolo la ama da morire, ma certe volte proprio si rifiuta. Cazzo se devo lavorare, eh si devi lavorare.. alle 8 gli altri sono a casa a mangiare e io stasera volevo uscire, prima che torni e ti fai la doccia.. Fu all'incirca lì che decise di restare a finire il lavoro, proprio perchè era stanco morto, proprio perchè puzzava d'olio di macchina da stamattina, proprio perchè aveva una fame porca.
Gli disse che la macchina era a posto, ma c'era una cosa strana che faceva casino.
-Vede signor Eric, la macchina è nuova si vede ma sta batteria qui sopra la ruota proprio non ci dovrebbe stare stavo cercando- e intanto Paolo ficca il cacciavite di tramezza e fa leva- di toglierla per sistemarla meglio, oh ecco vede- primo click- perchè non è mica lì il suo posto, arabattata lì sotto -secondo click, sbram, cacciavite in stile catapulta scaraventa in alto la batteria, decisamente più leggera di una normale batteria, l'oggetto volante cozza contro il fanale, carambola, cade in terra e un'altro crock. Il signor Arnold Messner che rispondeva al nome d'arte di dottor Eric Stein, rimase impassibile. Le mazzette ultracompatte da 500 euri, esplosero sul pavimento catramoso dell'officina come una metafora sul denaro e Paolo non era nemmeno incredulo.
Come la stragrande maggioranza della sua generazione era ormai abituato a ogni cosa stupefacente. Eh bellissimo, pensò e poi guardò il "signor Eric".. e te che cazzo sei un narcotrafficante?
Se io fossi proprio uno stronzo adesso lo ammazzo, pensava Arnold, dietro gli occhiali.
-Hai una birra?- E Paolo che qualcosa nel periodo di silenzio lo aveva capito, andò a prendergli una birra. Quando tornò vide la batteria di scorta sul cofano. Eric gli disse di rimetterla dentro e fissarla, lui intanto gullava proprio come un tedescone da film.

Un'ora dopo, in pizzeria con Chiara, pensava a quando Eric gli aveva dato in mano 3000 euro per il lavoro. Pensava a quando gli aveva detto: se vuoi venire con me, io ho sempre bisogno di un meccanico. Già tanto che si era sputtanato tanto valeva, andavo bene pure io, ci credo.
Lui gli aveva detto no grazie, imbarazzato, come un bravo bambino davanti a una persona che si rispetta. E aveva avuto paura, in quel momento lì, e nient'altro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grandissssimi!!
Ora anche poeti!!
Ma dite un po' che gran demo vi ha passato???

Gabba KIRUNA